Nel processo di crescita di un gruppo e di una squadra, si affrontano inevitabilmente passaggi obbligati, nel bene e nel male. Questo organico, per tantissimi motivi di cui si è discusso ampiamente nei mesi scorsi, è ovviamente agli inizi di uno sviluppo e di una crescita, appunto, che culminerà, se le qualità di questi ragazzi saranno veritiere, nella seconda metà di questa stagione.
Se a questa trafila ci aggiungiamo le prove tattiche che il tecnico deve imbastire sul campo, strada facendo, dal momento che non ha avuto i mesi estivi a disposizione per le sperimentazioni, è evidente che il Bologna attuale possa passare da momenti negativi a positivi – e viceversa – nello spazio di pochissime giornate.
Si spiega allora chiaramente come la stessa squadra, nello stesso stadio, a soli 7 giorni di distanza interpreti così diversamente due partite, peraltro giocando il calcio migliore contro l’avversario che sulla carta doveva essere più insidioso (e in realtà è a pezzi). Non ingannino ora le facili esaltazioni o depressioni: si mantenga una linea obiettiva, perchè questo Bologna ha bellissime potenzialità e prospettive tecniche, e specie in questo inizio passerà con facilità da un estremo all’altro, essendo davvero capace di tutto, in positivo e in negativo.
Solo quando, e ci vorrà un po’, l’organico di Malesani – buonissimo tecnico, peraltro – avrà assunto una sua identità precisa, allora sarà più facile capire le reali potenzialità di questa rosa. Anche se ci sono uomini di fantasia, fuori dalle righe e dagli schemi (Gimenez, Ramirez e Meggiorini su tutti), che in un amen saranno in grado di ribaltare sempre ogni giudizio. Torniamo da Roma con una marea di occasioni create e di gioco d’attacco, con un’amnesia dei centrali che ci è costata un gol, un’autorete sfortunata e pasticciona, una certa tendenza alla staticità sui piazzati pericolosi degli altri, ma anche il giusto coraggio, voglia di osare, spavalderia tipica del nostro allenatore. E con due grandissimi gol del nostro immenso capitano che ci hanno permesso di pareggiare quando (specie dopo la sua occasione fallita sullo 0-2) non ci credevamo più. Noi, ma non la squadra, che ha sempre giocato allo stesso modo e con la stessa intensità dal 40′ del primo tempo alla fine. Ha detto bene Porcedda: se ci fossero stati 10 minuti in più, avremmo vinto noi.
Davvero, perchè la Roma passeggiava, noi venivamo fuori alla grande e magari con un arbitraggio meno storto e un Paponi più credibile il colpaccio lo facevamo lo stesso, perchè la palla ha sempre girato bene, Perez e Mudingayi stanno mettendo in mostra anche delle belle aperture oltre a formare una diga difficilmente valicabile e lo spunto di Meggiorini è tornato importante. Udine: tutto può essere. Un gol solo all’attivo, tanti al passivo, nessun punto: non sono cifre da Udinese, e nemmeno da Guidolin. Strana situazione, simile a quella di un anno fa, per un organico che varrebbe (forse) altre posizioni ma intanto sta nel fango. Bocciata la difesa a 3, i friulani si ridisegnano per cercare al Dall’Ara i primi punti della stagione. Dal canto nostro, Malesani si coccola Ramirez e se lo porta (speriamo) in panchina, pensa a lanciare Meggiorini e Gimenez dal 1′, probabilmente inserirà Moras per Britos e Casarini per il bravo Radovanovic (solo un po’ lento, ma gioca a testa alta ed è un bene), in un’ottica di onesto turnover per l’infrasettimanale. Tra Udinese e Catania l’obiettivo deve essere sempre andare a punti. Col coraggio e la forza atletica del secondo tempo di Roma, si fa alla grande. Anche perchè Di Vaio una la sbaglia, ma due no: basta metterlo in condizione di far male agli altri.
Continuiamo a correre.
[Federico Frassinella – Fonte: www.zerocinquantuno.it]