Contro il Milan è stata una buona prestazione, la squadra è in forma e la salvezza pare ormai ad un passo. Non è una squadra sulle gambe come qualcuno vociferava. Vero, a San Siro è stata una partita vera, gagliarda. Tanto per smentirci tutti sui finali di stagione remissivi. Lieto di essere stato smentito, ma un pò di pessimismo non guasta mai, ad aver a che fare col Bologna. Tiene in guardia dalle cattive sorprese. Detto ciò, il primo tempo di Milano mi è parso eccellente, ed anche il secondo, col previsto assedio del Milan, non era stato troppo affannato. Anzi, col Milan in dieci e Ramirez o Diamanti in campo nei 10′ finali, mi sarei giocato due euro sul raddoppio in contropiede. Pioli no. Peccato, sarebbe stato interessante avere una riprova. Comunque, bene così. L’1 a 1 è più che soddisfacente. Penso al Milan, piuttosto. Scudetto compromesso, ormai. E dire che avevano giù avuto il campanello d’allarme a Udine. 0-1 a poco dalla fine, El Sharawi e Maxi Lopez gli salvano la pelle e la stagione e, in cambio, li rimettono al buio. Mi sa che anche Allegri guardi più al nome che alle gambe, privilegi i veterani e ignori l’antico detto del sommo Brera. Meglio un asino vivo che un professore morto. E per professore, stavolta, non va inteso il solo Seedorf.
Un giudizio sulla difesa? Non male fino al gol, ovvio, anche se ha lasciato qualche palla importante. Ma ad Ibra vuoi levarle proprio tutte? Magari con Antonsson, uno che dà sicurezza al reparto, neanche quell’ultimo maledetto cross atterrava sul piedone sbagliato.
In queste settimane si sente dire sempre con più insistenza di un addio di Di Vaio con meta Canada. C’è del vero? Continuo a pensare che la prima scelta di Di Vaio sarebbe rimanere qui, ma non ho strade d’accesso ai suoi segreti pensieri, che altri conoscono, e vado a sensazioni. Una maglia all’estero, per un glorioso campione, si troverà sempre, ma batto questo marciapiede da abbastanza anni per sapere che, quando girano le voci d’addio, spesso è quello che sta facendo le valigie che, inviati i messaggi, si mette ad ascoltare quanta forza hanno le risposte, ossia come vanno le richieste prove d’amore. Ora devono rispondere società, allenatore, compagni, stampa, curva. Tutte, con le parole ufficiali e soprattutto i sottintesi di queste delicate situazioni. Dopodichè, censiti umori e malumori, Di Vaio deciderà. Comunque gli vada, non andrà a star male. Nè qui nè là.
Non potrebbe accontentarsi di un ruolo alla Altafini? Mi pare che in questi anni abbia fatto capire che preferisce stare al centro dei giochi, in tutti i sensi. E, beninteso, ha ampiamente ripagato il credito che gli è stato accordato. Non siamo tutti uguali. C’è chi in panchina ci va e chi no. E chi, pure mandandone giù tanta, si trova lo stesso all’uscio. Vedi Del Piero.
Come spesso succede il lunedi si parla spesso di atti inconsulti fatti allo stadio per protestare, non sembra che la settimana di pausa per la morte di Morosini sia contata a molto. Non è il caso di punire chi si fa beffe di tutti a viso scoperto per dare un vero segnale che il calcio e stanco di questi soggetti? A Genova hanno già cominciato a punire, da quel che si legge. Con modesta severità, se posso permettermi. Le due giornate al campo sono ridicole. Forse è il caso di chiedersi di cosa il calcio sia davvero stanco. Spesso par di capire che, pur di andare avanti, si è disposti ad andare avanti anche così.
Lotta salvezza. Dando per salvo il Bologna, là sotto c’è un bel caos con realtà come Genoa e Fiorentina in difficoltà. Chi salva le “penne”? La situazione degradata del Genoa, una barca impazzita in cui comandano tutti e nessuno, pone a rischio una squadra che oggi sarebbe salva e avrebbe gli uomini per chiudere l’operazione, ma attraversa giorni, appunto, in cui il gioco c’entra poco o niente. Il Lecce continua a fare i bambini e ha gente viva. Mi sa che domenica all’ora di pranzo ne sapremo di più. Se il Genoa esce sconfitto dal Dall’Ara gli si mette molto male. Poi, se con quel che si legge sul calcioscommesse i giudici non hanno voglia di scherzare, le classifiche le riscrivono loro.
[Federico Varotti – Fonte: www.zerocinquantuno.it]