Bologna, il punto: da Kone a Christodoulopoulos, cercasi migliore collocazione tattica

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logo-bolognaNel 1921 Luigi Pirandello compose ‘Sei personaggi in cerca d’autore’, la prima opera della trilogia del teatro nel teatro. Prendendo spunto dal titolo del suo più celebre dramma, proviamo a creare un parallelo con il traballante Bologna stagione 2013-2014. Una squadra in cui alcuni elementi faticano a trovare un ruolo preciso, non solo sul terreno di gioco ma più in generale all’interno della rosa.

Il caso più lampante è quello di Panagiotis Kone. Il greco volante, che ha da pochi giorni visto il suo incredibile gol al Napoli del 16 dicembre 2012 inserito nelle nomination per il Puskas Award (premio FIFA assegnato al calciatore o alla calciatrice che ha realizzato il gol più bello dell’anno), è stato costretto a tarparsi le ali e ormai da svariate settimane non riceve più alcuna autorizzazione al decollo da parte del controllore Pioli. La tattica sta prevalendo sulla fantasia, i compiti di copertura sulle irrefrenabili sgroppate, le scivolate sulle rovesciate. Il buon Pana ce la sta mettendo tutta, ma i panni della mezzala proprio non gli si addicono, anche il suo voluminoso ciuffo sembra essersi malinconicamente appiattito. Urge correre ai ripari e trovare una rapida soluzione, perché privarsi di un giocatore del suo estro in fase offensiva è masochismo allo stato puro.

E che dire del suo connazionale Lazaros Christodoulopoulos? Che ne è stato del frizzante esterno che si presentò al pubblico del Dall’Ara con un gol tanto bello quando decisivo all’odiata Fiorentina? Inizio di campionato pessimo il suo, probabilmente per colpa di una preparazione fisica troppo pesante per i suoi standard abituali. Di recente solo qualche anonimo spezzone, senza una collocazione precisa, senza mai incidere. Ripercorrere la strada dei due trequartisti alle spalle di un’unica punta sarebbe un toccasana sì per Kone ma anche per lui, che tornerebbe a essere la prima alternativa al numero 33 e potrebbe rivelarsi estremamente utile, proprio come in quel freddo martedì dello scorso febbraio.

Arriviamo quindi a Rene Krhin, forse il personaggio-calciatore più difficile da decifrare. Il giovane sloveno, (perché non dobbiamo mai dimenticarci che stiamo parlando di un ragazzo di 23 anni) dice di sentirsi centrocampista. Sul campo, però, continua a dimostrarsi molto più affidabile e continuo qualche metro più indietro, come solido centrale di una difesa a tre. Sì, perché Rene sembra avere tutte le carte in regola per diventare un ottimo difensore: fisico, stacco di testa, anticipo, tempo dell’intervento, e le sue uscite dall’area di rigore palla al piede a testa alta sono molto più rassicuranti e belle da vedere rispetto ai titubanti passaggi in orizzontale che ci propina quando viene schierato sulla linea mediana. Per il ragazzo di Maribor, già pupillo di un certo Mourinho ai tempi dell’Inter, è arrivato davvero il momento di capire cosa vuole fare da grande.

Spostandoci nel reparto avanzato, i principali soggetti da analizzare si chiamano Rolando Bianchi e Robert Acquafresca. Il primo, a parte un paio di exploit sparsi tra Serie A e Serie B, non ha mai impressionato per numero di gol segnati in una sola stagione, ma si è sempre dimostrato un bomber assolutamente costante. Il secondo invece, dopo un avvio di carriera piuttosto promettente, si è perso dentro numeri piuttosto desolanti. Rolando, che nei momenti di difficoltà trova le forze per reagire dentro di sé, e Robert, che per rendere al massimo ha bisogno di avvertire fiducia intorno a lui, di essere coccolato, di non finire nel dimenticatoio. Nel Bologna post Di Vaio e Gilardino, dove là davanti manca un vero leader, tutti posso tornare utili alla causa, nessuno escluso. Il numero 9 ha saputo aspettare nell’ombra il suo turno ed è finalmente tornato a esplodere di gioia, ora la speranza è che anche il numero 12 possa presto veder premiati i suoi sforzi.

Un caso a parte è quello di Nicolò Cherubin, che non è ancora riuscito a salire sul palcoscenico del campionato, è ancora bloccato dietro le quinte. Frattura dello scafoide del piede sinistro lo scorso aprile, mica roba da ridere. Va bene che con questa società nulla (in negativo) è impossibile, ma chi parla di un Cherubin fermo ai box a causa del contratto ad oggi non rinnovato si spinge forse un po’ troppo oltre. L’infortunio patito dal difensore veneto è infatti di quelli gravi, fastidiosi, che continuano a perseguitarti anche dopo la certificata guarigione clinica. Sia mentalmente, perché subentra la paura di farsi male nuovamente, sia fisicamente, perché dopo uno stop così lungo i guai muscolari sono dietro l’angolo (chiedere conferma a Natali e Mantovani). L’ex Cittadella è probabilmente il miglior difensore rossoblù, la sua assenza si è fatta sentire tantissimo e perderlo di nuovo sarebbe una mazzata difficile da sopportare. L’ipotesi più probabile? Ancora un po’ di pazienza adesso e un giocatore fondamentale in campo al 100% verso la fine del girone d’andata.

Un discorso diverso va infine affrontato riguardo al portiere. Perché in questo caso è il ruolo stesso che sta andando alla ricerca del suo calciatore, e non viceversa. Gianluca Curci non ha mai imparato la parte, nonostante le numerose occasioni che gli sono state offerte. Per Sorrentino il Palermo chiede troppo, Viviano arriverebbe in prestito dall’Arsenal ma non convince a pieno Pioli, Adán (spagnolo, classe 1987, scuola Real Madrid, attualmente svincolato) è il nome nuovo, Stojanovic è il virgulto che tutti sperano possa sbocciare il prima possibile. In qualunque modo si voglia procedere, lo si faccia in fretta. Tra i pali c’è immediato bisogno di un protagonista affidabile.

[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]