Bologna, il punto: la brutta faccia dei rossoblù

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Ecco, ci risiamo. Il Bologna torna a perdere e lo fa nel modo peggiore, spegnendo completamente la luce, staccando di netto la spina. Qualcuno a Catania ha notato un’altra squadra in campo, oltre ai padroni di casa? No, ditemelo, perché magari sono io che ho problemi di vista. Davanti ai miei occhi oggi io credo di aver avuto per novanta minuti un branco di pecore che si trascinava sul campo senza meta, senza voglia e senza grinta. La divisa completamente bianca ci stava a pennello.

Gli uomini di Maran sono partiti spingendo al massimo sull’acceleratore, ma si sono ben presto resi conto che per liberarsi del Bologna odierno sarebbe bastato giocare al 40-50% delle proprie possibilità. Tanto dall’altra parte c’era il nulla. E quindi è finita 1-0, sconfitta di misura solo perché appunto il Catania si è accontentato di controllare il match e ha rischiato qualcosa solamente nella seconda parte della ripresa, con una botta da fuori di Gabbiadini al 65’ e un paio di tocchi ravvicinati di Gilardino al 62’ e al 79’. Per il resto è stato un monologo etneo, con la difesa quasi mai messa sotto pressione da Diamanti e compagni, Lodi sempre bellissimo da vedere in fase di impostazione, Castro e Bergessio abili sia in contropiede che nel far salire la squadra, Gomez quasi sfacciato nel suo saltare sistematicamente ogni avversario gli si ponesse davanti, e infine un Almiron in formato Iniesta che ha coronato una grande prestazione andando a svettare in faccia alle marmorizzate torri rossoblù in occasione del gol decisivo al 42’.

Sul versante degli ovini invece l’unico che ha saputo elevarsi a cane da pastore provando a guidare il gregge fuori dall’impasse è stato il solito Diego Perez, ma uno contro undici è abbastanza difficile anche per un gigante come lui. La linea difensiva formata da Sorensen, Antonsson e Cherubin non ha commesso errori marchiani, ma è stata per lunghi tratti in balia del tridente avversario che l’ha allargata a suo piacimento per favorire gli inserimenti dei centrocampisti. Inoltre, se si deve giocare a tre per presentare larghi sugli esterni campioni del calibro di Motta e Morleo, allora schierarsi a quattro diventa quasi un obbligo. Per entrambi i terzini, specialmente per il numero 11 ex Juve, è stata l’ennesima prova d’appello fallita miseramente. Con tutto il rispetto, con tanto rispetto, viene da chiedersi come abbia fatto certa gente ad arrivare fino alla Serie A, e da augurarsi allo stesso tempo di non rivederli in campo per un bel pezzo, possibilmente mai più. Guarda caso Garics, da un po’ di tempo inspiegabilmente relegato in panchina, è entrato e ha subito confezionato un paio di cross degni di questo nome. E stiamo parlando di Garics, non di Maicon, ma siamo  già su un altro pianeta. In mezzo al campo Krhin ha saltellato sulle punte come una ballerina e ha quasi fatto rimpiangere l’opaco Taider delle ultime settimane, Kone non è nemmeno entrato in campo e Diamanti ha giocato scazzato. Sì, testuale, scazzato. Non da Diamanti insomma, e non è certo un bel segnale. Gilardino ha fatto quel che ha potuto sugli unici due palloni giocabili che gli sono arrivati in tutta la partita e per poco uno non lo ha buttato dentro, mentre Gabbiadini ha se non altro effettuato un tiro in porta, merce rare in un pomeriggio di agonia pura.

Da segnalare c’è anche un presunto rigore non assegnato ai nostri in avvio di secondo tempo, quando Marchese ha bloccato con la pancia ma forse anche con le mani un tiro da fuori del funambolico Marco Motta. Serve più di un replay per farsi un’idea precisa ma il tocco di braccio dell’esterno etneo sembra esserci. Si vede che non era proprio giornata.

Io voglio semplicemente sperare di trovarmi di fronte a un blackout, certamente preoccupante ma pur sempre un blackout. Qualcosa di temporaneo, di eccezionale, di non ripetibile se non si vuole davvero rischiare di precipitare in una situazione di classifica spiacevole. Non che ora a leggere la graduatoria venga da sorridere, ma se non altro, unica nota positiva del pomeriggio, i punti di distacco dal Pescara terzultimo sono rimasti cinque. Che vogliamo fare ragazzi, complicarci la vita? Questa squadra ha dei limiti, lo sappiamo, e sappiamo anche di chi è la colpa, ma da qui a dire che non ci possa salvare con relativa tranquillità (due-tre giornate di anticipo) ce ne passa.

A tal proposito la speranza è quella di non assistere più a prestazioni come quella di oggi pomeriggio a Catania. Al di là dei valori tecnici, se si smette di colpo di correre, di lottare e di sudare per la maglia, ecco che certamente inizieranno i guai. Domenica prossima al Dall’Ara c’è il derby contro la Fiorentina e, cosa più importante, c’è un pubblico nuovamente deluso da onorare. Conta solo vincere, tutte le altre chiacchiere ormai stanno a zero.

[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]