L’elenco dei difetti del Bologna? No, grazie. Dopo cinque partite senza il sapore della vittoria è troppo facile mettere nel ricettario gli ingredienti della crisi. Il dopo-mercato del Bologna obbliga a seguire l’iter delle calamità naturali. Punto primo: che cosa c’è salvare, che cosa non è crollato dopo il passaggio del tifone Albano? Quali sono i punti fermi della cittadella rossoblù, che traballa paurosamente?
La severa applicazione e la dedizione di Diamanti e Gilardino. Va bene e poi? Poi Taider, certo, il ragazzo che solo un anno fa era un giovane del Bologna da dosare con cura e che oggi gioca (o è costretto a giocare) tre partite in una settimana. Perché ha un fisico bestiale? No, per manifesta mancanza di alternative. Ancora: niente male Gabbiadini.
Ma la new entry, la vera sorpresa delle ultime due partite del Bologna che non ha demeritato in casa della Juve e che ha tamponato l’emorragia al Dall’Ara con l’Udinese è Sorensen. Frederik Sorensen Danese come Harald Nielsen, il celebre Dondolo dell’ultimo scudetto, vent’anni compiuti in aprile. Ma non è un <cinno> il nostro Sorensen. Sta giocando col piglio di chi ne sa abbastanza da reggere bene l’urto della serie A. E non solo: si è mostrato così efficace da essere considerato un difensore capace di sistemare il reparto del Bologna che era l’orgoglio di Pioli e che, quest’anno, imbarca acqua regolarmente. Undici giocate, una soltanto senza prendere gol, in casa con il Catania.
Sorensen è anche una vittoria mediatica. E’ stato a lungo invocato, soprattutto dopo la squalifica di Portanova e l’infortunio di Natali. Ma Pioli pareva incerto sul da farsi. Una cosa è sicura: è stato lui a inserirlo nell’elenco degli incedibili. Aveva giocato da titolare una sola partita contro il Palermo. Aveva anche segnato partendo dalla corsia di destra e dopo quella buona partita (finita male) Pioli non lo aveva più preso in considerazione. Perché? L’allenatore voleva che arrivasse a completa maturazione, gli chiedeva di mostrare in allenamento la grinta che gli allenatori vogliono vedere nei giovani prima di considerarli abili e arruolabili. Pare che Fredrik non avesse la cattiveria giusta e che considerasse l’allenamento come un fastidioso contrattempo sulla strada delle partite.
Poi sono arrivati i giorni della carestia dei difensori. Vedrai che Sorensen gioca. No, non gioca. Pubblico e critica a domandarsi che cosa Pioli stesse aspettando. A Firenze si rompe Natali e per forza gioca Sorensen. Non male, ma a buoi già scappati. La domenica dopo, niente. E tutti a chiedere a Pioli il perché. Lui: quando i giovani si mostreranno migliori dei veterani, giocheranno loro. Ora i giovani migliori dei veterani iniziano a essere parecchi. Sorensen ha giocato con l’Udinese una partita da gigante adrenalinico e forse era quella la rabbia agonistica che l’allenatore voleva vedere nel ragazzone che aveva tenuto a stecchetto a dispetto di ogni esortazione e lanciarlo in mischia. Pioli lo ha cucinato al punto giusto, lo ha indotto a crescere mentalmente e quando lo ha messo in padella lo ha visto pronto a friggere come sperava. Ora il Bologna conta un titolare in più e una speranza in meno. Sorensen, come Pioli sperava che avvenisse, non teme il confronto con i veterani. Con questo allenatore funziona così: è dura guadagnarsi il posto da titolare, ma quando te lo ha dato, per virtù e non per necessità, prima che te lo tolga devi essere
proprio giù di corda.
[Sabrina Orlandi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]