Mancano appena quattro giornate al termine del campionato e ci troviamo esattamente in quel momento in cui tutti i tifosi, soprattutto quelli delle squadre in lotta per non retrocedere, cominciano a dare in escandescenza e a non ragionare più con la testa ma con il cuore, anzi, peggio, con la pancia. E visto che si parla di pancia, ogni riferimento a presidenti costruttori e distruttori non è puramente casuale. Sì, perché tutto sommato i tifosi del Bologna sono ampiamente giustificati, è normale che abbiano perso il lume della ragione e vedano tutto nero. Per quanto a volte si esageri un po’ con pronostici strambi e calcoli astrusi, la colpa non è loro.
Quella che si sta concludendo, infatti, non è stata semplicemente una stagione storta, tribolata, complicata, o sfortunata, come può essere definita ad esempio quella attuale del Catania o quella passata del Palermo, è stata un vero e proprio incubo. Un enorme calderone riempito ininterrottamente di schifezze (questa è la parola giusta) dallo scorso luglio fino ad oggi. Inutile stare qui a rigirare il coltello nella piaga, chi ha aperto gli occhi fin da subito le conosce tutte per filo e per segno, dalla prima all’ultima, e non sarà certamente stupito dal fatto che il Bologna si trovi al terzultimo posto.
E quindi, nonostante nel cuore di ogni supporter rossoblù che si rispetti ci sia una fiammella di speranza e di orgoglio che si ostina a non spegnersi, e che ogni domenica si unisce ad altre migliaia per riscaldare i giocatori e spingerli a non mollare, una buona dose di pessimismo cosmico è assolutamente comprensibile. Occhio però a non esagerare, immaginandosi già Squinzi che stringe un paio di valigette colme di dollari, Campedelli che elargisce pandori, Pulvirenti a bordocampo con una baionetta a punzecchiare i giocatori avversari e Spinelli intento a telefonare contemporaneamente a cinque persone. Dalla società fino al campo, il Bologna è probabilmente il peggior club in assoluto della Serie A, ma può ancora farcela a salvarsi.
Osservando il calendario si può immediatamente intuire come il prossimo turno sia a dir poco decisivo. Sabato nel tardo pomeriggio arriverà al Dall’Ara una Fiorentina totalmente spuntata e in netto calo, con l’attenzione rivolta alla finalissima di Coppa Italia di sabato 3 maggio contro il Napoli. Il Chievo andrà a Marassi per affrontare la Sampdoria, e siamo proprio sicuri che il ‘tenero’ Mihajlovic, dopo tre sconfitte consecutive con otto gol al passivo, abbia voglia di fare regali e di beccarsi i fischi del suo pubblico? Match molto simili invece per Livorno e Catania, impegnate rispettivamente contro Lazio (in casa) e Verona (in trasferta), due squadre con ancora qualche speranza di agganciare il treno Europa League e dunque tutt’altro che in vacanza. Dulcis in fundo, Sassuolo-Juventus, peraltro senza lo squalificato Berardi. Certo, proprio nel mezzo della doppia sfida con il Benfica, ma se i bianconeri del sergente di ferro Conte avevano una rosa lunga e piena di campioni contro il Bologna, ce l’avranno anche contro i neroverdi. Insomma, anche se nel calcio non c’è mai nulla di scritto, in questo weekend il manico del coltello sarà nelle mani di Perez e compagni: una vittoria equivarrebbe a mezza salvezza, una sconfitta a una mezza condanna. E basta coi pareggini insulsi e inutili, per favore.
Ora come ora non ha nemmeno molto senso provare a guardare oltre e mettersi ad esaminare le giornate successive. Così, su due piedi, viene da pensare che fra due settimane tutte e cinque le contendenti potrebbero fare punti, il Chievo in casa contro il Torino, il Sassuolo a Firenze, il Livorno a Udine e persino il Catania al Massimino con la Roma, qualora la Juventus fosse già matematicamente campione d’Italia. Nello stesso tempo, però, è veramente poco probabile che gli amici Gilardino e Portanova, peraltro già in infradito, infieriscano sul povero Bologna. In generale, riducendo la lotta a tre contendenti, si può semplicemente sottolineare come il Chievo abbia dalla sua due punti di vantaggio e una maggiore esperienza in situazioni di questo tipo, come il Sassuolo dopo una fase di enorme caos abbia trovato compattezza, entusiasmo e continuità, e come sì, i rossoblù siano in evidente affanno, ma possano contare su un calendario non così terribile e su una spinta del pubblico che le altre si sognano. Sperando ovviamente che Ballardini si ricordi di cosa era avvenuto prima della partita contro il Torino, con quasi duemila persone a Casteldebole per sostenere la squadra, e la faccia finita con questi stucchevoli allenamenti a porte chiuse.
Il segreto, mai come adesso, è fare un passo alla volta. Pur nella disperazione più totale, i tifosi non devono fasciarsi la testa prima ancora che sia rotta. E pur nella mediocrità più totale, la squadra deve tirare fuori la grinta e affrontare ogni partita come se fosse una finale. Aggredire gli avversari, metterci l’anima, sputare sangue. Nelle annate più disgraziate siamo sempre stati salvati da qualcun altro, i vari Milito, Peluso e Boselli, e anche in questo campionato siamo fin qui rimasti a galla soprattutto per i demeriti delle nostre dirette concorrenti. Ecco perché sarebbe bello, almeno in queste ultime quattro giornate, guardare solo ed esclusivamente a noi stessi, andare a prenderci la salvezza con le nostre forze, senza tabelle né supposizioni, senza se e senza ma. Aggrappandoci a quel poco che abbiamo, che sia una giocata improvvisa di Kone, un guizzo fulmineo di Lazaros o una capocciata rabbiosa di Bianchi. È vero, ripensando al passato e guardando al futuro viene da piangere, ma il presente non ha bisogno di lacrime, solo del nostro grido, mai come stavolta: fino alla fine forza Bologna!
[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]