Un esempio per tutti: Taider. Nasce come giocatore di qualità e quest’anno si autoretrocede a guastatore. Perde qualcosa sul piano della precisione e acquista tanto su quello della quantità. Lo ha costretto il Bologna alla metamorfosi. Perché se qualcuno non si sbatte, qualcun altro lo deve pur fare. Il nocciolo della questione sta in questo: se tutti facessero come Taider, come Perez, come Diamanti, non esisterebbe il problema della retrocessione. Gabbiadini a Genova ha fatto il terzino dopo l’espulsione di Morleo, ieri l’attaccante esterno. Forse è un caso e forse no: ma succede spesso, se non sempre, che a correre più degli altri siano i giocatori di qualità, quelli più sicuri di se stessi, quelli che, come si dice, non hanno paura di sporcarsi le mani.
Le stelle o stelline si calano di buon grado nei panni dei gregari, mentre chi non riesce a dare qualità, non fornisce neppure un contribuito sul piano del temperamento. Il campionato sta facendo una selezione naturale e buon per Pioli che all’appello si siano aggiunti parecchi giocatori. Gabbiadini e Sorensen sono due, Antonsson un altro, Morleo va a fasi alterne ma si impegna per stare nel gruppo di quelli che contano e che corrono. Così come Cherubin e, da qualche giorno nel nuovo ruolo di difensore, pure Krhin.
La partita con l’Atalanta lo ha spiegato bene: non è un problema di minor tenuta fisica rispetto alla passata stagione. E’ un problema di mentalità. Il Bologna ha stentato parecchio a calarsi in quella che porta a una salvezza facile. Ma il Bologna rassegnato, che si fa sfilare le vittorie dalla tasca e che non corre dietro allo <scippatore> per prendersele indietro, sta lasciando posto a una squadra decisa, grazie all’esempio dei più quotati (Diamanti e Gilardino per primi) a imboccare la direzione giusta.
É questo il ruolo che devono avere i veterani in una squadra dove i giovani e i nuovi sono parecchi e dove a stabilire tempi e modi del lavoro prima dell’allenatore sono spesso i giocatori che stanno naturalmente in testa al gruppo. Dai e ridai, pare che si stiano convincendo in parecchi che esiste solo la medicina del sacrificio per non trasformare una squadra comunque più ricca delle altre pericolanti in una perenne candidata alla retrocessione. Dal campo i più determinati del gruppo hanno spedito segnali molto facili da captare: se il Bologna si limita a fare bene il compitino spiegato da Pioli, non va da nessuna parte. O meglio, si sa benissimo dove rischia di andare. Se, invece, tutti fanno la corsa in più, se tutti considerano necessario, fondamentale arrivare sul pallone prima dell’avversario, allora la stagione può
girare dal verso giusto.
Le sconfitte e le vittorie del Bologna stanno facendo una selezione naturale che sarà da guida al prossimo mercato, sempre che le risorse per farne uno davvero efficace esistano. Ed è giusto che Pioli sorprenda la platea inserendo Pasquato quando esce Gabbiadini: perché prima della sosta tocca a lui fornire l’elenco alla società. Non dei buoni e dei cattivi, dei bravi o degli scarsi, ma di chi ha capito che al Bologna servono prima di tutto uomini disposti alla corsa in più.
[Sabrina Orlandi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]