Occhiali da sole d’ordinanza tolti appena entrato in sala stampa, e poi rimessi subito dopo aver finito la conferenza, maglioncino chiaro a rombi e sciarpone rossoblù al collo. Giornata di presentazione ufficiale per il neo tecnico del Bologna Davide Ballardini, che è tornato sul rifiuto di due anni fa, ha svelato di essere tifoso rossoblù grazie al padre e ha sottolineato più volte di credere nelle qualità di questa squadra.
Come ha trovato l’ambiente e il gruppo: sono motivati, nonostante la situazione altalenante? “Abbiamo fatto allenamento ieri e oggi: per me qui c’è tanto di buono per chi deve venir a lavorare con questo gruppo. Ci sono ragazzi seri, corrono, hanno voglia, si aiutano e la base è sana e buona: ti fa lavorare bene”.
Perché questa volta sì, dopo il rifiuto di due anni fa? “Venivo dal Genoa, dove avevo ottenuto un ottavo posto. Mi aveva già chiamato una società, il presidente lo sapeva, e tecnicamente pensavo di essere più adatto per quest’altra società, che mi aveva contattato prima del Bologna . Serenamente avevo detto: presidente, ci penso. Nel viaggio Imola-Ravenna, dopo mezzora ho chiamato il presidente. La trovo una forma grande di rispetto, io sono stato a Bologna quattro anno, facevo avanti e indietro tutte le sere con la neve, più o meno 25 anni fa, mio padre tifa per il Bologna. Al presidente, serenamente, ho detto di non essere così convinto, probabilmente mi sbagliavo perché quella è stata, poi, una stagione buona. Il fatto che il presidente mi abbia richiamato vuol dire che non ho fatto la testa di cavolo…”.
Che cosa l’ha convinta a prendere in mano una situazione che sembra piuttosto complicata? “E’ vero, è molto complicata. Penso che il Bologna, però, abbia dei giocatori capaci e le possibilità per fare bene: questo è quanto, capacità e volontà”.
Che tipo di garanzie, anche tecniche in ottica mercato, ha chiesto alla società? “Nessuna. Adesso vediamo e valutiamo i ragazzi che stiamo allenando, ripeto che qui ci son dei valori. Nel giro di una o due settimane, da qui a fine mercato, se insieme vediamo che si può fare qualcosa, si farà. Garanzie tecniche, nessuna: a me piace valutare bene i giocatori che abbiamo in questo momento”.
Lei ha avuto modo di seguire il Bologna fino a questo momento: nel rispetto del lavoro del suo predecessore, che cambiamenti intende apportare nell’immediato? “Ogni allenatore porta il proprio lavoro e le proprie idee, che poi si trasformano in qualcosa di pratico con il lavoro. Veniamo qua pensando di avere le idee abbastanza chiare su come vogliamo vedere il nostro Bologna: si parla di compattezza, qualità e dinamicità”.
Dopo la stagione positiva che avete vissuto insieme a Cagliari, i tifosi vedono in lei un tecnico in grado di rivitalizzare Acquafresca. “Con noi, nel 2007/08, era stato bravissimo. Però non dobbiamo dimenticarci che qui, oltre ad Acquafresca, abbiamo anche Bianchi, che è un giocatore di spessore. Acquafresca è un giocatore per noi importante, come lo è Bianchi”.
Possono coesistere? “Credo di sì, però poi ci sono degli equilibri da rispettare. Penso, comunque, di sì perché sono tutti e due giocatori intelligenti. E’ difficile mettere insieme due giocatori forti ma istintivi, in questo caso abbiamo a che fare con due attaccanti che sono, sì, prime punte ma conoscono il movimento”.
Con lei, nel Cagliari, la prima punta era Matri… “Ma quello non è da prendere ad esempio. Nella storia del campionato italiano non è mai successo che una squadra che ha fatto 10 punti nel girone d’andata poi ne abbia fatti 32 nel girone di ritorno: non è un esempio, è un’eccezione. L’anno scorso subentrammo, con il Genoa, alla ventunesima: nessuna squadra si mai salvata con 17 punti dopo 21 giornate, queste sono eccezioni e non esempi. In quel Cagliari giocavano attaccanti che si completavano, c’erano Jeda, Acquafresca e Matri, con Cossu alle spalle. E’ importante che non siano giocatori istintivi, in quel caso erano giocatori che sapevano muoversi e riuscivano a giocare insieme. In questo caso, Bianchi e Acquafresca non so dire quando ma non è escluso che possano giocare insieme”.
Per quanto ha visto sinora che idea si è fatto di Diamanti e Kone? Ha già pensato a come possono convivere? “Kone e Diamanti possono giocare insieme, tutti e due devono essere bravi ad attaccare e difendere, devono essere ordinati, con le loro qualità: non è assolutamente un problema. Sono due giocatori buoni, e quando si ha la fortuna di avere due giocatori buoni deve cercare di capitalizzare per la propria squadra”.
Che partite del Bologna ha avuto modo di seguire? “Ho visto le gare con Torino e Inter in casa, qui a Bologna. Poi i miei collaboratori ne hanno viste altre, Carlo Regno e Stefano Melandri sono venuti qua altre volte. Con i miei collaboratori ho l’abitudine, quando siamo senza squadra, vivendo a Ravenna di vedere serie A, B e Lega Pro, se possibile vicino casa”.
Ha avuto modo di parlare con Diamanti, uno dei leader dal punto di vista tecnico e morale della squadra? “L’idea, dai primi allenamenti, è che ci sia grande serietà e disponibilità: si allenano bene. Finiamo l’allenamenti contenti perché abbiamo fatto un buon lavoro. Da qui a tutto il resto ce ne passa, ma certamente questo è una buona sensazione che abbiamo avuto io e i miei collaboratori. Si finisce la giornata di lavoro e si dice: ci siamo allenati bene”.
Quella con la Lazio per lei sarà una partita particolare? “No. E’ una partita importante, come poi lo sono tutte. Partite meno importanti, per tanti motivi, non ce ne sono. Da qui alla fine saranno tutte partite importanti”.
Lei ha origini romagnole.. “I ravennati non sono così romagnoli: io sono di Bertinoro (lo dice in dialetto, ndr). Mia mamma è di Bertinoro e mio padre di Castel Bolognese. Io venivo con mio padre al Dall’Ara, c’erano ancora le colonne. Il romagnolo credo sia una persona chiara e trasparente, e anche abbastanza solare. Il romagnolo se ha una cosa da dirti, ti guarda negli occhi e te lo dice, la nostra natura penso sia quella. Siamo onesti e retti, in generale. Quando parlo a un giocatore lo guardo negli occhi e voglio che lui capisca cosa sento io e cosa gli sto dicendo in quel momento: poche cose ma devono essere chiare e devono essere poi svolte”.
Prima diceva che suo padre tifa Bologna: lei no? “Io sono tifoso Bologna. Quando sono venuto a Bologna tifavo Bologna e Juventus, i romagnoli sono così, e quando ero tifoso della Juventus mio padre si arrabbiava e non mi parlava: col tempo ho smesso di tifare Juve. A me piaceva Bettega…”
Il Bologna finora ha avuto qualche problema tra i pali, una difesa che è tra le peggiori della serie A, un centrocampo senza costruttore di gioco e un attacco che non segna. Quale problema risolverebbe per primo? “La compattezza: noi ricerchiamo sempre quella”.
Si riesce ad essere compatti e organizzati senza avere un regista o comunque un organizzatore di gioco? “Quella del regista è una figura che non ci crea, si nasce con quelle caratteristiche: è anche vero che da noi, in Italia, non ce ne sono tanti. Se non si ha quella figura e si intende giocare con un uomo davanti alla difesa, il giocatore che non ha quelle caratteristiche deve certamente essere aiutato e avere tante possibilità di gioco perché lui da solo, non avendo quella priorità, a volte non è così abile a tenere la palla un po’ di più per innescare la giocata. Se non hanno quelle caratteristiche ci si deve adattare, mettendo più giocatori vicino con cui scambiarsi la palla dando tempo agli altri di salire”.
C’è un giocatore che finora non è stato molto impiegato e che, vedendolo al lavoro in questi giorni, si è stupito di non aver visto in campo più spesso? “I giocatori che conoscevo meno, in questi due giorni mi hanno sorpreso”.
Oltre che la salvezza, la società le ha anche chiesto di rivalutare il patrimonio rappresentato dai giocatori? “Se il Bologna va bene, tutti aumentano, anche quelli non così giovani. Se la squadra gioca bene, merita di fare dei punti e li fa, il valore di ognuno aumenta. Prima si parlava di Kone e Diamanti, ma ce ne sono anche altri: io faccio un discorso di squadra. Ritorno all’esempio del Cagliari: nel girone d’andata avevamo fatto 10 punti e non era buono nessuno, nel girone di ritorno ne avevamo fatti 32 ed erano buoni tutti. Il valore del giocatore passa dalla prestazione della squadra: è la prestazione della squadra che esalta e dà più valore al giocatore”.
Fino a 48 ore fa anche il Sassuolo era interessato a lei. Cosa è successo in questi due giorni? Cosa l’ha convinta a scegliere il Bologna? “In questo caso sono un po’ in difficoltà: il Sassuolo ha un allenatore. Sono stato avvicinato dal presidente, poi Zanzi è venuto a casa mia. Si aveva la voglia di lavorare insieme e si è fatto tutto in modo molto veloce”.
Parlerà a quei giocatori che, due anni fa, non avevano preso bene il suo rifiuto e magari vivevano ogni partita anche come una rivalsa e un modo per dimostrare che si sbagliava? “Non c’è niente di strano. Sono stato onesto, non ero convinto, avrei potuto venire ma non l’ho fatto per amore e rispetto che ho nei confronti di questa società. Qui ho iniziato ad allenare, sono stato quattro anni e se non ero convinto, da parte mia era giusto comportarsi così. Quel Bologna aveva dei valori ottimi, lo ha dimostrato ed è stato un bene”.
Che campionato le sembra, finora? “Difficilisismo, non bello perché molto tattico, con squadre molto compatte. Vincono le squadre che concedono meno e ti colpiscono in contropiede. E’un calcio che non entusiasma molto, poi ci sono squadre che danno emozioni un po’ più forti ma in generale le squadre si assomigliano tutte”.
Lei trova un Bologna virtualmente salvo. Vede come un rischio l’aver accettato la panchina rossoblù? “Qui non si parla di terzultimo , quartultimo o penultimo posto, questa è una situazione difficile, ma se siamo qua è perché siamo convinti di poter fare un buon lavoro. Dire dove il Bologna arriverà non lo so, è una situazione difficile ma siamo convinti di poter svolgere un buon lavoro”.
Anche la Lazio è reduce dal cambio d’allenatore. Che difficoltà nasconde questa partita? “La Lazio ha dei grandi giocatori, l’abbiamo vista contro l’Inter ed è una squadra molto compatta e con giocatori di qualità, vedi Klose, Hernanes, Lulic e Candreva. E’ una squadra che non c’entra nulla con le squadre che devono fare un altro campionato. Questa è la Lazio, una squadra che si chiude molto bene nella propria metà campo e ha giocatori importanti che possono far male in qualsiasi momento”.
In caso di subentro, lei è solito sentire chi c’era prima in panchina? “Non mi sono mai sentito con chi mi ha preceduto, non mi sono mai permesso di parlare del lavoro che è stato svolto prima perché penso si a giusto così. Tornando al tema della compattezza, nel nostro campionato si rinuncia a qualche giocatore di qualità per avere una solidità maggiore: noi preferiamo avere giocatori attenti, umili, bravi, disciplinati: giocatori che danno equilibrio”.
Una battuta: si farà dare le chiavi di Casteldebole, visto che ieri è uscito tardi, dopo 10 ore? “Intanto oggi mi avevano chiuso dentro… era tutto chiuso, sono uscito dal cucina. Per me, invece, deve essere tutto aperto: pensare calco, preparare il lavoro, scherzare e stare insieme va fatto ad ogni orario: le porte devono essere sempre aperte per chi ha voglia di lavorare e di stare insieme agli altri. Non va bene che tutto si chiuda”.
Allenamenti compresi? “La nostra abitudine è quella di aprire al pubblico il giovedì, in occasione della partitella infrasettimanale. Per il resto, lavoriamo molto al mattino, in tarda mattinata, a volte due volte al giorno”.
Contro la Lazio ci saranno novità, viste le assenze soprattutto in difesa? “Idee ne abbiamo, considerato che ci sono Mantovani e Della Rocca squalificati e viste le condizioni di Perez”.
Dietro si può passare a quattro? “Le idee le abbiamo”.
Lei ha definito come eccezioni le salvezze di Cagliari e Genoa. Quella del Bologna come la definirebbe?” “La situazione è difficile come lo è per 8-9 squadre, ad oggi, del nostro campionato: 8 squadre sono nel giuro di 5 punti. Quelle 7-8 squadre sono quelle in leggera difficoltà”.
Quali sono state le prime cose che ha detto alla squadra? ”Sono arrivato, ci siamo presentati e abbiamo iniziato a lavorare. Le cose non si dicono al primo allenamento, vanno fatte per gradi. Questa è la mia maniera di lavorare: è importante che io mi presenti a loro e loro sappiano con chi hanno a che fare: devono conoscermi un po’ alla volta, sia pure alla svelta. E’ più facile per loro capire come sono fatto io, poi io conoscerò ognun nodi loro. Ieri ci sono state le presentazioni, abbiamo presentato il lavoro, abbiamo lavorato, siamo stati contenti del lavoro svolto, abbiamo parlato con qualche giocatore, qualche correzione in campo, qualcosa fuori dal campo, oggi uguale e da qui in avanti sarà sempre così”.
Perché ha scelto di sottoscrivere un contratto di breve durata? “In passato ho avuto contrati anche pluriennali, ma negli ultimi anni preferisco, quando entro, non essere legato alla società e la società non si deve sentire legata a me. Man mano che si va avanti, se si vede che le cose funzionano, si può proseguire il rapporto, altrimenti ognuno è libero di fare le proprie scelte”.
Cherubin come sta? Contro la Lazio ci potranno essere novità? “Cheubin si è allenato sia ieri che oggi, penso che sarà a disposizione. Contro la Lazio giocheremo contro una squadra che deve fare un altro campionato e penso che il Bologna, con grande serietà e voglia di correre e di aiutarsi, con le proprie qualità farà la partita contro la Lazio”.
Che cosa si sente di promettere ai tifosi? “L’unica promessa che posso fare è pensare a lavorare, insieme ai miei collaboratori e alla nostra squadra, per cercare di fare ognuno di noi del nostro meglio per il Bologna, che è sopra i giocatori, lo staff tecnico e il presidente. Per questi colori e per questa società grandiosa dobbiamo spendere tutti i minuti del giorno. Entravo qua, vent’anni fa,, e c’era Salviotti, lavoravo con Tazio Roversi e quando vedo la foto, ricordo che gli ho voluto bene, che mi ha accolto, è una persona di una gentilezza e un’umanità rare. Il Bologna è al di sopra, dobbiamo fare in modo di tutelare questa grande società e la tutela viene con la serietà e il tanto lavoro, con la rabbia e la fame che ognuno deve avere per essere degno di far parte di questa di questa società e della gente che vuol bene al Bologna: la fame e la rabbia unita alla serietà e alle proprie capacità”.
[Cinzia Saccomanni – Fonte: www.zerocinquantuno.it]