Due anni di contratto, 1.79 milioni lordi d’ingaggio più premi, uno staff da 1.12 milioni (al netto dei premi). La panchina di Stefano Pioli si può leggere anche così. Certo, non vanno dimenticati i numeri conquistati sul campo: 104 punti ottenuti in 82 partite (media 1,26 a gara), un nono posto prendendo la squadra ultima alla sesta giornata, un tredicesimo e un (ancora molto parziale) sedicesimo. La domanda ricorre da un po’: valgono, questo allenatore e questo staff, un costo di quasi tre milioni lordi più premi salvezza? Dal suo ultimo ritorno in serie A, il Bologna ha conosciuto otto diversi allenatori, tra i quali, ovviamente, Pioli non ha faticato a diventare il più repellente agli esoneri. Tolta la stagione corrente, Casteldebole ha pagato in ogni stagione la media di due allenatori e relativi staff. Colpa di programmazioni approssimative, scelte di ripiego e soprattutto frequenti cambi societari.
Nonostante nell’autunno 2011 non fosse il primo allenatore in lizza, Pioli è diventato nel tempo l’allenatore-bussola di questo corso societario. In serie A non sono tanti i tecnici longevi come lui: hanno più anzianità sulla stessa panchina solo Colantuono (giugno 2010), Conte (maggio 2011), Allegri (giugno 2010), Ventura (giugno 2011) e Mandorlini (novembre 2010). E pur con le dichiarate ristrettezze economiche del club, Pioli è il nono allenatore più pagato della serie A. Più di lui guadagnano solamente Montella, Mazzarri, Conte, Allegri, Benitez, Garcia, Petkovic e Rossi. Nel campionato delle 12 squadre che lottano per salvarsi, insomma, l’allenatore del Bologna ha già vinto la sua personale classifica. L’anomalia non deve sorprendere: blindare Pioli con cifre così definitive, a prova di esonero, è il segno di un modello societario carente, che delega scelte e responsabilità ad un uomo solo, sul campo, e ad un altro uomo solo nella gestione di bilanci e mercato. “Se dobbiamo retrocedere, lo faremo con Pioli”, sintetizzava fatalisticamente Guaraldi lo scorso Natale, quando difese la scelta di confermarlo sulla panchina nonostante un avvio stentato con 8 punti in 12 gare.
Col suo milione netto a stagione più premi, a Pioli è come se fosse stato detto di essere il garante ultimo della salvezza, un po’ come quei top manager chiamati a risollevare le sorti di certe aziende. Che poi Pioli e staff costino come il 10% di tutto il monte ingaggi, è un problema secondario, a giudicare dalla fretta con cui Guaraldi s’è affrettato a prolungare il suo contratto nell’aprile scorso. La domanda, ora, non è se Pioli guadagni molto o poco (a proposito: gli stipendi degli allenatori di serie A sono saliti del 25% nell’ultimo anno, a fronte di una riduzione sensibile dei compensi ai giocatori). Il dubbio che rimarrà è questo: non esistono in Italia alternative più economiche che garantiscano, a parità di rosa, campionati tra i 40 e i 45 punti?
[Luca Baccolini – Fonte: www.zerocinquantuno.it]