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Bologna-Lazio 0-0: vince la noia al Dall’Ara

Ci sono articoli che si scrivono da soli, e altri che sembrano delle vere e proprie missioni impossibili. Si può scrivere qualcosa di interessante sulla partita di stasera contro la Lazio? Una partita brutta, insignificante. Una di quella che ti fanno scendere la catena ancor prima di averla montata. Brutta come questo Bologna, lento e compassato, molle e impreciso. La prima di Ballardini, assolutamente incolpevole considerando il poco tempo avuto a disposizione per lavorare con la squadra, è un irritante sbadiglio. Ma chi si addormenta è perduto, perché più che a sogni di salvezza si va incontro a un incubo chiamato Serie B.

Il tecnico ravennate, almeno tatticamente, preferisce non discostarsi più di tanto dal suo predecessore, confermando la difesa a tre e aggiungendo semplicemente un uomo in più a centrocampo. Si rivedono però dal primo minuto Bianchi (unica punta), Pazienza (mediano centrale al posto dell’acciaccato Perez), Lazaros (nell’inedito ruolo di mezzala) e soprattutto Cherubin, dopo il grave infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per oltre otto mesi. Era lecito aspettarsi, se non undici leoni, almeno undici uomini con la bava alla bocca, con la voglia di lottare su ogni pallone, e invece niente, poca roba. Il risultato è un pareggino talmente scialbo e incolore da sembrare concordato con gli avversari, con i sussulti che si contano sulle dita di una mano. A stare larghi.

Nel primo tempo ci prova Diamanti con un paio di conclusioni dalla lunga distanza, al 2’ e al 4’, potenti ma troppo centrali. L’occasionissima capita al 28’ sul piede o meglio, sul tacco di Rolando Bianchi, che dopo una bella triangolazione tra Diamanti, Kone e Garics devia pregevolmente verso la porta il suggerimento dalla destra del terzino austriaco, trovando la pronta risposta d’istinto del giovane portiere albanese Berisha. Tutto qui, si va al riposo.

Nella ripresa il ritmo del match non cresce di una virgola, anzi, se possibile diminuisce ancora di più. I biancocelesti si rendono conto che questo Bologna non è granché e che per affossarlo non c’è bisogno di chissà quale sforzo sovrumano. Così al 25’ Candreva accelera, sguscia via a un paio di avversari sulla destra e mette in mezzo per l’accorrente Klose, ma il tedesco riesce a sbagliare il più semplice dei gol, tutto solo a un metro dalla porta spalancata. Nel frattempo Cherubin, stanco e zoppicante, è costretto a chiedere il cambio e viene sostituito da Cech, con Ballardini che decide di passare a quattro dietro. Di lì a poco entrerà anche Krhin al posto di Morleo, per il più classico dei 4-2-3-1.

Il cambio di modulo, unito alla spinta incondizionata del pubblico rossoblù, sortisce se non altro l’ultima emozione della partita: al 38’ Diamanti si libera in area di rigore e appoggia la sfera col contagiri sul sinistro di Kone, che di prima intenzione spara a lato di un soffio. Niente da fare, 0-0 tra i fischi di un Dall’Ara insoddisfatto, infastidito, arrabbiato. “Basta partite da vergogna, state indossando la maglia di Bologna”, questo l’emblematico striscione che era apparso in curva poco prima del fischio d’inizio, corredato dalla splendida gigantografia di Giacomo Bulgarelli. Girone d’andata chiuso a 16 punti, fuori dalla zona retrocessione solo se oggi pomeriggio Sassuolo e Catania non faranno bottino pieno. Una penuria.

I soldi scarseggiano, lo sappiamo, ma è comunque obbligatorio intervenire in tempi brevi sul mercato, perché questa squadra, messa così, indipendentemente dalla bravura o dai miracoli del nuovo mister, difficilmente riuscirà a portare a casa la pelle. E più che dell’ennesimo attaccante da abbandonare là davanti al suo destino, c’è un disperato bisogno di un regista che sappia costruire gioco e di un paio di esterni veloci, propositivi e in grado di crossare il pallone come si deve. Questa sera, forse per disperazione, Ballardini ha effettuato due sole sostituzioni, di cui una forzata per infortunio. Del resto, girarsi verso la panchina e vedere certe facce non deve essere un bello spettacolo. E comunque, alzando lo sguardo un po’ più in alto, verso la tribuna, non c’è molto da stare allegri.

[Simone Minghinelli – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]

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