Bologna: offrire i giusti rifornimenti per valorizzare Gilardino

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All’inizio della settimana che servirà per gettare le basi del nuovo Bologna, predomina una sensazione: Gilardino non se ne andrà. Vuole rimanere lui, lo vuole vendere il Genoa e lo vuole acquistare il Bologna. É la stessa storia di Portanova, però ribaltata. E finirà con la fumata bianca. E allora è abbastanza semplice anticipare i titoli dei giornali dei prossimi giorni o delle prossime settimane: il Bologna riparte da Gilardino, dal violino che di sinfonie ne ha suonate 159 e che arrotonderà la già ragguardevole cifra nelle ultime quattro partite di campionato.

Servirà, nelle prossime ore, mettere ai raggi x la stagione di questo formidabile goleador, con 159 reti il terzo più prolifico, dopo Totti e Di Natale, della nostra serie A. Gila ha fatto tredici, per adesso. Si può realisticamente immaginare che chiuderà incrementando ancora il suo bottino e che così facendo riesca ad eguagliare la sua stagione migliore nella Fiorentina.

Forse è solo un’impressione, forse Gila più di così non può chiedere a se stesso. Ma non ne siamo affatto sicuri. Di Vaio, pur con tutti i limiti delle dirigenze che gli erano alle spalle, è salito più in alto di Gila, perché gli avevano cucito una squadra addosso.

É questo il principale compito di Pioli: riportare il suo centravanti agli stessi livelli che aveva toccato nel Parma. Così come Di Vaio ha varcato in rossoblù la soglia dei venti gol (24, battuto solo dal milanista Ibrahimovic che all’ultima giornata ebbe la squadra al servizio della sua vittoria nella classifica dei marcatori), così può fare Gilardino.

Certo che può. Le premesse sono incoraggianti. Il violinista è approdato a Bologna quando era fine agosto dal Genoa. Dove, è verosimile, non stava benissimo. In quella squadra, è un dato di fatto, hanno stentato tutti a decollare. Quindi: se Pioli e il suo staff sono riusciti a rigenerarlo mentre si giocava il campionato, è lecito supporre che iniziando ad allenarsi bene fin dal primo giorno di ritiro, Gilardino si affacci alla prossima stagione in condizione fisica migliore rispetto all’anno passato. E che abbia la forza per arrivare sul pallone prima dei difensori molte più volte di quest’anno. E ancora: che, sorretto da una miglior condizione fisica e dalla consapevolezza di essere più forte dell’anno precedente, esattamente come accadde a Di Vaio, ritrovi la stessa esplosività che aveva prima di varcare la soglia dei trent’anni.

La lunga premessa soltanto per arrivare a una speranza. Che il Bologna sia così bravo da cucire una squadra intorno a uno dei tre migliori goleador che calcano i campi della serie A. Che cosa serve per esaltare Gilardino che è principalmente un finalizzatore, un cobra dell’area piccola e assai raramente, invece, un centravanti che colpisce da lontano?

La risposta è facile: servono i rifornimenti. Continui, efficaci, mirati, studiati preventivamente.

Basta fare le proporzioni. Se quest’anno, stagione in cui il Bologna sulle fasce non è parso particolarmente attrezzato, Gilardino ha comunque già cavato tredici ragni dal buco, aspettando che a Diamanti si irrorasse la vena del passaggio calibrato e aspettando invano che la stessa ispirazione cogliesse Garics, Motta e Morleo, che cosa può combinare, quanti gol può mettere a segno se a sorreggerlo fosse una squadra pensata su misura per il suo finalizzatore?

Così dovrebbe iniziare oggi, in anticipo sulla fine del campionato, quindi con tutte le porte del mercato aperte e in grado di soddisfare le esigenze tattiche ed economiche del Bologna, la programmazione di Guaraldi, Zanzi e Pioli. In questo caso in ordine inverso, perché tocca proprio a Pioli di suggerire al Bologna gli uomini adatti ad assecondare il suo disegno tattico. Che è forte di un giocatore capace di scrivere un pezzetto di storia del pallone e che l’anno scorso, arrivato a fine agosto, dovette fare del suo meglio per calarsi in un contesto già delineato, ma che il prossimo anno potrebbe trovarsi non una squadra al suo servizio (perché sono sempre i giocatori al servizio della squadra e non viceversa), ma di certo un gioco d’attacco pensato per esaltarne le doti che neppure l’improvvisazione e i conseguenti adattamenti hanno appannato.

Se Diamanti, in prospettiva futura è in discussione, se anche sulla permanenza di Perez non esistono certezze, tanto vale rompere gli indugi e <battezzare> Gila come la grande certezza del Bologna. E da questo punto fermo (e solido) ripartire per mettere in pista una squadra che abbia già in partenza una sua logica e che non costringa di nuovo Pioli a cercarla strada facendo.

[Sabrina Orlandi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]