Non eravamo dei fenomeni prima e non siamo dei brocchi adesso, in questi casi si dice così, giusto? Non si ricomincia con i drammi ma si torna prepotentemente con i piedi per terra, al termine di un periodo di pura baldoria. Prima la striscia di tre risultati utili consecutivi, culminata con la leggendaria vittoria di Napoli, poi il passaggio del turno in Coppa Italia, sempre ai danni dei partenopei. Troppo bello per essere vero, se non amassimo complicarci la vita non ci chiameremmo Bologna FC 1909. Passare le feste in tutta serenità e spensieratezza non fa per noi, il Parma l’ha capito e ne ha prontamente approfittato.
Poteva essere la partita della maturità, del cambio di passo, dei nuovi orizzonti, quella utile per voltare definitivamente pagina o altre scemenze simili. Molto spesso i rossoblù partite del genere le sbagliano, rinunciando al fatidico salto di qualità in luogo di una più ‘facile’ mediocrità. È stato così anche in questo derby emiliano? Solo in parte. Perché sì, il Bologna la partita l’ha persa facendo innervosire e non poco il pur paziente e caloroso pubblico del Dall’Ara, ma non l’ha clamorosamente sbagliata. Si giocava contro un avversario non fenomenale ma comunque più forte e più attrezzato per restare stabilmente dalla parte sinistra della classifica, che pur non disputando una gara appariscente ha saputo mettere in grande difficoltà i ragazzi di mister Pioli.
Primo tempo di noia pura e sbadiglio libero, le emozioni più grandi arrivano dagli striscioni di affetto e stima che la curva rossoblù regala al suo capitano Daniele Portanova, tornato a giocare tra le mura amiche dopo la lunga squalifica. Un’accelerazione di qua, un cross nel mezzo di là, qualche calcione: niente di che.
Nella ripresa la musica sembra cambiare fin da subito e sono note dolci per i padroni di casa. Al 9’ il solito scatenato Kone, appena entrato, colpisce il palo di testa su cross di Diamanti; l’azione prosegue, nasce una mischia in area di rigore e il più lesto di tutti ad avventarsi sul pallone e a scagliarlo in rete è il danesino Sorensen. Bologna avanti e la mente è già al pandoro ricoperto di panna montata. E invece no, perché da quel momento la squadra, forse incapace di reggere tutto questo entusiasmo, si addormenta. Dopo soli due minuti il nano da giardino Valdes prende palla direttamente da casa sua in Cile e, dopo essersi accorto che nel raggio di tre chilometri non c’è un avversario pronto a pressarlo, decide di scagliare una sassata direttamente sotto all’incrocio dei pali: gol. Ecco che qualcuno in tribuna si rende conto che la panna era acida e che il retrogusto della prima fetta di pandoro è pessimo.
Il Bologna accusa il colpo e i ducali non si fanno pregare per piazzare la stoccata finale. È il 65’ quando Gobbi mette nel mezzo per l’accorrente Nicole Sansone che con un preciso sinistro di prima intenzione fa nuovamente secco Agliardi e porta in vantaggio i suoi. Poi, non contento, si presenta di fronte a Diamanti, reo di averlo spintonato qualche minuto prima, e lo sbeffeggia. Inutile commentare l’episodio, si darebbe solo ulteriore risalto alla “bambinata”.
A quel punto i rossoblù hanno un moto d’orgoglio, si rendono conto che un pubblico del genere non merita di tornare a casa con una calza piena di carbone, e con tanto cuore cercano di rimettere in piedi il match. Motta e Morleo provano a mettere il turbo sulle fasce, Diamanti e Kone corrono e si infilano ovunque, ma nel contempo Gilardino è in evidente giornata no e i palloni sbagliati da Krhin e Taider cominciano a essere incalcolabili. I ragazzi comunque ci provano, eccome se ci provano, ma Pavarini e la dea bendata sembrano aver stretto un patto solidissimo. I minuti passano, inesorabili: la stiamo perdendo. Ma come, vinciamo due volte a Napoli e poi perdiamo in casa col Parma? Ebbene sì, l’ultima punizione di Alino si perde di un soffio sul fondo, l’abbiamo persa.
Verrebbe da dire che mica sempre è Natale Kon(e) le palle, ma non sarebbe giusto perché nelle ultime gare il Bologna aveva davvero dimostrato di essere cresciuto, al di là dei colpi di classe e di chiappe più o meno irripetibili di alcuni suoi giocatori. Ultimamente abbiamo giocato a calcio e abbiamo fatto giocare male i nostri avversari, ma stavolta siamo stati meno concentrati e più disordinati del solito, contro una squadra che quatta quatta ci ha imbrigliato e ha saputo colpirci senza lasciarci scampo.
Quindi, in conclusione, di cosa vogliamo parlare, di sconfitta salutare? Sì, proviamo a vederla da questo lato, proviamo a pensare che questo tonfo casalingo possa servire per far aprire nuovamente gli occhi al nostro pacioso presidente, che forse nelle ultime settimane si era illuso di poter dormire sonni tranquilli per tutto il mese di gennaio. Non eravamo dei fenomeni prima e non siamo dei brocchi adesso, ma questa squadra ha certamente bisogno di essere rinforzata se vuole raggiungere rapidamente e senza troppi patemi d’animo il solito prestigioso obiettivo: la salvezza. Meritiamo di più, non dimentichiamocelo mai…
[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]