Va bene, contro le squadre più forti si può aspettare e ripartire in contropiede, camuffando un po’ quelle lacune che riemergono in maniera prepotente quando si è chiamati a tenere in mano il pallino del gioco, ma tra essere mediocri e non fare assolutamente niente ce ne passa, eccome. Oggi i rossoblù, escludendo un paio di situazioni potenzialmente pericolose create nel finale, è come se non fossero mai scesi in campo. Il problema grosso però è che dall’altra parte c’era la squadra ultima in classifica, reduce da sette sconfitte consecutive, e a portata di mano c’era l’occasione di mettere altri punti tra sé e la zona retrocessione. Adesso si prendono pochissimi gol e raramente in difesa si va in affanno, è vero, ma tutto il resto non è noia, è molto peggio. Con Perez che quando deve impostare va in crisi, con Mantovani e Crespo assolutamente non pervenuti sulle corsie laterali, con Ibson a pascolare spaesato per il prato verde e con Bianchi ormai irrecuperabile, tanto che persino il redivivo Paponi (esatto, non è un errore di battitura, oggi si è davvero rivisto in campo il mitico Paponi) in un quarto d’ora è riuscito a combinare più di lui. In generale solo tanta confusione, tanti calci e tanti fischi dell’arbitro Guida, a rendere ancora più insopportabile lo spettacolo andato in scena al Dall’Ara.
E va anche detto che tutto sommato l’occasione più pericolosa di questa sottospecie di partita di calcio è stata costruita dagli ospiti, con un sinistro di Sansone deviato da Cherubin che al 41’ si è stampato sulla traversa a Curci battuto. Bisognava vincere, bisognava schiacciarli e spedirli sempre più in basso, e invece il Bologna ha rischiato addirittura di perdere. Sul versante rossoblù, infatti, ci ha provato solo ed esclusivamente Lazaros, che ha impegnato Pegolo al 12’ e all’85 con due conclusioni potenti ma non troppo angolate, e ha sfiorato l’incrocio dei pali al 77’ con una bella punizione a giro.
Sembra proprio che le uniche speranze da qui a fine campionato si chiamino Panagiotis Kone e Robert Acquafresca. Il primo è uno dei pochi a poter garantire un po’ di qualità in zona offensiva, considerando che Ibson sembra più una mezzala che un trequartista, e per quanto sia spesso caotico e fin troppo imprevedibile nel suo incedere, oltre a vedere la porta ha nel suo repertorio i colpi in grado di accendere la luce dell’entusiasmo in mezzo a tanta mediocrità. Il secondo, apparso leggermente più vivace e grintoso del solito quando è stato chiamato a sostituire l’infortunato Bianchi, è l’ultima carta rimasta nel mazzo degli attaccanti di Ballardini: non sarà un asso, certo, ma chissà che non possa essere proprio lui la sorpresa positiva di questo finale di stagione.
In fin dei conti non ci sembra di chiedere tanto, solo che lo stadio possa tornare ad esultare per un gol della propria squadra del cuore, non solo per quelli di Okaka e Krsticic, che combinare qualcosa in più del nulla odierno non dovrebbe essere troppo difficile.
[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]
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