L’attuale momento del Bologna, reduce dai pareggi con Udinese e Torino e atteso ora dal match con il Palermo. Ma anche un primo bilancio della stagione che si chiuderà tra sette giornate. ZO ne ha parlato con il giornalista de La Gazzetta dello Sport Andrea Tosi.
Il Bologna sembra aver un po’ rallentato la marcia con la sconfitta con la Juventus e i pareggi con Udinese e Torino. É una frenata che deve in qualche modo preoccupare? “Deve preoccupare in funzione del trittico di partite che ora attende il Bologna: a Palermo, in casa contro la Sampdoria e poi a Bergamo con l’Atalanta. Sono tre partite insidiose che se non dovessero portare punti, o fruttare comunque pochi punti, potrebbero risucchiare il Bologna in zona retrocessione. Soprattutto il pareggio con il Torino, arrivato in quella maniera beffarda, ha tolto punti importanti che potevano consentire al Bologna di mettersi prima di tutto al riparo e poi lanciare la volata verso un traguardo un po’ più nobile. La situazione, ora, è in stand-by: non è preoccupante in assoluto ma le prossime tre partite potrebbero essere un crocevia decisivo della stagione”.
Può aver influito in negativo anche il cambio di modulo e l’aver abbandonato un 4-2-3-1 che era ormai collaudato? “Nella gara con il Torino il Bologna ha giocato un po’ a metà. Da questo punto di vista la penso come Pioli, sono dell’idea che i moduli non fanno la differenza nel calcio: la fanno la qualità dei giocatori in primis e l’organizzazione della squadra. Non penso, quindi, che principalmente sia per quel motivo. Statisticamente, probabilmente la frenata si può spiegare con l’assenza di Perez: i numeri dicono che quando gioca il Bologna viaggia a un punto e mezzo a partita e quando non gioca viaggia a 0.6 a partita. C’è, quindi, uno scarto di quasi un punto tra quando Perez gioca e quando non gioca, ed è tanta roba, soprattutto per una squadra che si deve salvare”
Domenica prossima la sfida con il Palermo. C’è da aspettarsi una gara a viso aperto tra due squadre che, per motivi diversi, hanno bisogno dei tre punti? “Il Bologna non ha l’urgenza dei tre punti, mentre il Palermo sì. Non penso che il Bologna andrà a Palermo per giocare, dal primo pallone, in maniera spregiudicata, dovrà aspettare i rosanero ed eventualmente colpirlo con le ripartenze. Paradossalmente il Bologna dovrà interpretare questa partita come se giocasse contro il Milan, l’Inter o la Juve, cioè cercare di colpire di rimessa perché ovviamente il Palermo farà una partita alla baionetta e vorrà fare la partita. Il Bologna, quindi, non ha l’esigenza e l’obbligo di vincere a tutti i costi, se uscisse dal Barbera anche con un brutto 0-0 sarebbe un buon risultato”.
Qual è l’insidia maggiore che nasconde questa gara, che tra l’altro il Bologna rischia di giocare anche senza Diamanti? “Non ci sarà ancora Perez e se dovesse mancare anche Diamanti, ovvero senza i due leader tecnici e morali del gruppo, il Bologna è un’altra squadra, ed è naturalmente più debole e più battibile rispetto a quando ci sono tutti e due questi giocatori. La prima insidia potrebbe dunque essere rappresentata dalle assenze del Bologna, ma davanti ci sarà comunque un Palermo rinvigorito dalle ultime due vittorie e che comunque ha una buona squadra. Per tutta la stagione ci siamo chiesti cosa ci facesse il Palermo là in fondo, visto che ha giocatori anche di livello internazionale.
A proposito della partita con il Palermo: si gioca alle 12.30 e il Bologna ci arriva dopo due anticipi al sabato sera. A te piace questo calcio-spezzatino? “Da questo punto di vista sono della vecchia guardia: m piacevano le partite delle 14.30, che poi sono diventate le 15. Tutto il resto è un fastidioso adeguamento alle abitudini italiane, anche se va sottolineato che quasi tutte le squadre di serie A senza i soldi di Sky oggi non sarebbero nella massima serie. E mi riferisco anche a qualche grande squadra, che oggi senza i soldi di Sky non farebbe la serie A”.
Se dovessi scommettere, punteresti sulla conferma sia di Diamanti che di Perez per il prossimo anno o solo di uno dei due? “Sicuramente non scommetterei sulla permanenza di entrambi. La conferma di uno dei due sarebbe già una grande vittoria, ma bisognerà vedere come andrà il mercato visto che Guaraldi ripete pedissequamente che, in caso di grande offerta, il Bologna e Diamanti si guarderanno negli occhi. Bisognerà quindi vedere, il Bologna è nelle mani del mercato”.
Mancano ancora sette gare alla fine, ma è già possibile stilare qualche bilancio. Qual è, secondo te, il rossoblù rivelazione e quale, invece, quello che ha deluso le aspettative? “Parlando del gruppo dei 15-16 giocatori che giocano più spesso, probabilmente mi aspettavo di più da Motta: lui stesso riponeva molta fiducia in questa stagione per rilanciarsi, e non mi pare ci sia riuscito. La rivelazione è invece Kone che, tra campionato e Coppa Italia, ha già segnato 7 gol. E’ un giocatore che, sotto il profilo realizzativo, non era conosciuto o comunque stimato come un giocatore che potesse segnare tanti gol. Invece ha dimostrato di conoscere questo fondamentale ed è un giocatore che segna gol molto belli, quindi crea anche un certo tipo di attenzione e di spettacolo”.
Questo Bologna è nato come un mix tra giovani e veterani, e finora sembra più decisiva l’esperienza dei veterani, vedi i vari Diamanti, Perez e Gilardino: era prevedibile andasse così? “Sì, era prevedibile che andasse così anche perché l’unico vero giovane che gioca stabilmente in squadra è Taider. Gabbiadini ha ripreso a fare dentro e fuori, così come Sorensen e Krhin. Il concetto di giovani è peraltro molto relativo, ci sono dei giovani vecchi e ci sono dei vecchi giovani: non si deve giocare a calcio solo sulla base della carta d’identità. I giocatori vanno in campo se sono bravi, tutto qua: se hanno 22 anni, è meglio, ma se ne hanno 25 o 30 è lo stesso, quello che conta è che siano bravi”.
[Cinzia Saccomanni – Fonte: www.zerocinquantuno.it]
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