La realtà è questa, la squadra non vince tra le mura amiche dal 19 gennaio, e quando deve fare la partita e scardinare le difese avversarie va maledettamente in difficoltà. Le cattive prestazioni contro Pescara e Ternana erano state parzialmente coperte dai risultati, due 0-0 comunque molto deludenti che avevano però permesso a Lopez e ai suoi ragazzi di proseguire la striscia positiva, irrobustita notevolmente grazie ai successi in trasferta. Oggi no, di cose belle non ce ne sono nella maniera più assoluta, neanche a cercarle con la lente d’ingrandimento.
Avvio di gara lento e compassato, gol subito al 13’ con una sassata su punizione di Moretti e la barriera che si apre in due, reazione timida – per non dire inconsistente – con un destraccio alto di Laribi al 29’, due brutti falli da tergo di Bessa tra il 22’ e il 33’ e doccia anticipata per il brasiliano. Già, Bessa, accantonato per lungo tempo e poi ributtato all’improvviso nella mischia, con in mano le chiavi della squadra, al posto dell’influenzato Matuzalem, quando in allenamento e nei match precedenti era sempre stato provato Krsticic al posto del regista ex Genoa. Zuculini, uno dei pochi in grado di cambiare passo e garantire un mix di grinta e imprevedibilità – ne ha dato prova nel secondo tempo, una volta subentrato all’impalpabile Mbaye –, sempre in panchina, e il tandem Cacia-Mancosu ancora a pestarsi i piedi là davanti.
Il match si chiude definitivamente al 12’ della ripresa, sempre grazie ad un bolide di Moretti dalla lunga distanza, sul quale Coppola si butta in leggerissimo ritardo. Stavolta la reazione felsinea c’è, ma ormai è tardi: spaccata di Casarini su cross di Zuculini al 16’, colpo di testa di Cacia al 21’, sinistro da fuori dello stesso Cacia al 30’, con il portiere biancorosso Vigorito sempre protagonista in positivo. Così il Vicenza vince, con merito e senza neanche strafare più di tanto, limitandosi ad osservare e ad approfittare del suicidio del Bologna, tra passaggi sbagliati, lentezza, idee confuse e nervosismo.
Ha ragione Lopez quando in conferenza stampa, da settimane, racconta che nello spogliatoio e nelle sue scelte non ci sono distinzioni tra ‘vecchi’ e ‘nuovi’. Ed è vero, il problema non sono quelli che c’erano prima o quelli che sono arrivati dopo, perché può giocare Ceccarelli come Mbaye, può giocare Oikonomou come Gastaldello, può giocare Krsticic come Buchel, il problema è che ultimamente stanno giocando tutti male, dando l’idea di essere disposti male sul terreno di gioco, senza sapere esattamente cosa fare. Al Dall’Ara, certo, perché fuori casa la situazione un po’ migliora, quantomeno sul piano dell’aggressività e della compattezza, e soprattutto dei risultati. Senza dimenticare le decisive prodezze dei singoli, su tutti Laribi e Coppola.
Il fatto, però, è che il Bologna ha dalla sua il pubblico più numeroso della Serie B, e le sfide interne dovrebbe quindi rappresentare un punto di forza, non di debolezza, a maggior ragione quando ce ne sono a disposizione due consecutive. Si può essere sostenitori di Lopez o chiederne l’esonero, possono piacere di più i giocatori di Fusco o quelli di Corvino, può stare più simpatico Tacopina o Saputo, non è questo il punto, l’unica cosa che conta è che così non si può andare avanti. Perché sì, è la prima sconfitta dopo otto partite, ma il Vicenza è lì, il Livorno è lì, l’Avellino domani potrebbe addirittura effettuare il sorpasso in promozione diretta, a testimoniare che anche le inseguitrici non stanno facendo proprio male.
Si può scegliere di voltare nettamente pagina, oppure di portare ancora avanti un discorso iniziato lo scorso luglio, che comunque racconta di una squadra al secondo posto in classifica. Non è compito nostro, ma della dirigenza, dire quale sia la soluzione migliore per il bene del club. L’unica certezza è che bisogna cambiare, che si tratti della guida tecnica o semplicemente dell’atteggiamento, perché di questo passo andare in Serie A non sarà impossibile, ma sicuramente molto difficile.
[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]
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