Dopo il ko di Brescia il Bologna è finito nel mirino della critica, con giudizi effettivamente in qualche caso eccessivamente ingenerosi nei confronti dei giocatori.
Può davvero una sconfitta come quella del Rigamonti inficiare in qualche modo un’annata come questa? Non sono d’accordo sui giudizi troppo critici sulle partite che nascono e muoiono male. Molti di noi vedono calcio da mille anni, sanno che in primavera di ‘sta roba capita di vederne spesso, ed è anche normale un rilassamento di chi tira la carretta da mesi, senza essere truffaldino. A Brescia chi aveva la pancia piena correva meno. E’ umano. Non ricordo filippiche accorate contro Catania, Messina o Pisa quando, in un recente passato, si fecero graziosamente da parte per far passare la marcia trionfale dell’armata rossoblù.
Che quello di Brescia non sia stato il solito Bologna è comunque evidente: il 2-0 dopo 9 minuti ne è più la causa o la conseguenza? L’Inter sarebbe stata messa allo stesso modo col Milan, se Rizzoli avesse fischiato il rigore di Maicon. due a zero e buonanotte, al decimo minuto. Era la partita dell’anno, nessuno la giocava a rovescia apposta. Due gol in un amen possono capitare. Ovvio che è più facili che li becchi la squadra meno concentrata. Ma, cito l’esempio precedente, non sempre.
Le ambizioni di riscatto del Bologna si scontreranno domenica prossima con quelle scudetto del Napoli. Si può dire che questa volta le pressioni e le aspettative saranno tutte, o quasi, sugli avversari? Può esserci un vantaggio psicologico per i rossoblu? Il Bologna dovrà fare una buona partita: che, detto chiaramente, in casa riesce meglio, anche per quella forma di controllo esercitata dal pubblico amico. Poi, a motivazioni, ci sono oceani di mezzo. Il Napoli gioca per la storia, il sogno, l’estasi, tutto quel che volete. Il Bologna, al più, per un paio d’ore da ricordare. Assodato questo, ci sarebbe pure una classifica a ricordarci che il Napoli è un po’ meglio. Ciò premesso, vinca il migliore, e che sia una partita degna delle nostre attese.
Sul fronte societario gli ultimi giorni sono stati segnati dal dietrofront di Alfredo Cazzola, dovuto sia ad aspetti economici che a dinamiche interne tra i soci. Più gli uni o e le altre, secondo te? La decisione è stata sui soldi, o meglio, sul timore di dover diventare, se questi mancheranno, lo smantellatore di una squadra che invece andrebbe rafforzata. Poi, Cazzola ha difficili convivenze con soci, ed anche sottoposti, ansiosi di, diciamo così, svettare. Ma questo doveva saperlo anche prima, evitando il fidanzamento, se le nozze erano tanto problematiche.
Il no di Cazzola è comunque l’ultimo di una lunga serie, partendo da quello di Joe Tacopina passando per Taci e Zanetti, tanto per citare qualche esempio. Vedi qualche filo conduttore oppure ogni passo indietro fa storia a sé? No, ogni episodio è una vicenda a se stante, ed anche diversa. Zanetti, per esempio, è entrato, ha (brevemente) regnato e messo soldi veri. Gli altri si sono tirati fuori prima. La costante che emerge è che la situazione dei conti rossoblù atterrisce chi s’accosta.
Domani è in programma l’assemblea dei soci chiamata a varare l’aumento di capitale. Quanto è concreta l’ipotesi di un nuovo immediato allargamento della compagine societaria? L’allargamento del gruppo dirigente (e versante) è necessario, anche se potrebbe avanzare una soluzione di maggiori esborsi (e relativo peso azionario) di alcuni soci. Vedramo quali carte giocherà Consorte, sul cui cammino la vicenda Cazzola è stata quantomeno un inciampo.
[Redazione Zero Cinquantuno – Fonte: www.zerocinquantuno.it]
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