Il Bologna ha fallito la gara di Cagliari, ovvero quello che di fatto era il primo vero esame. La cosa che preoccupa di più è che resta un ko senza un perché: nessuno sinora ha spiegato i motivi di questa sconfitta.
I motivi andavano guardati dentro il campo: la modestia di una prestazione sconfortante, che poi va ad unirsi ad altre prestazioni modeste. Il Bologna ha giocato abbastanza bene le partite contro le grandi, in cui si è dovuto chiudere e sperare che non succedessero troppi guai, e viceversa ha giocato piuttosto male le partite in cui doveva prendere l’iniziativa. Questa è una chiave piuttosto frequente e ripetuta, e quindi tutt’altro che inspiegabile. C’è da trovare un gioco e c’è da trovare un’identità: ed è una diagnosi sulla quale alla fine concordavano poi gli stessi vertici rossoblu. Da Porcedda, che mi hanno descritto a Cagliari molto infuriato, a Maleani, che invece mi hanno descritto molto confuso.
Dopo un primo tempo in cui il Bologna è rimasto chiuso dietro, qualcosa in più si è visto nella ripresa. Merito più dei cambi o del fatto che c’è stato lo schiaffo del gol subìto e quindi da lì il Bologna poi si è svegliato?
Di solito la sveglia arriva dai gol subiti, perché poi si è costretti a venir fuori dal bunker e tentare di fare qualcosa. Questo è avvenuto anche quasi in simultanea coi cambi fatti, perché si era all’inizio della ripresa. Le cause valgono tutte e due e credo che lo 0-1 valga un po’ tutti e due.
Di problemi ne stanno emergendo diversi, dalla difesa che continua a prendere gol all’attacco non punge. E non sta dando i frutti sperati quella che doveva essere un’arma in più del Bologna: avere un centrocampo che ferma il gioco degli avversari. Sistematicamente, a fine gara il dato del possesso palla sorride agli avversari, anche a Cagliari.
La squadra non era molto equilibrata. Adesso la riflessione è se la squadra si possa concedere tre attaccanti, sia pure con i due esterni che rientrano e forse sappiamo già la risposta: che è no. E quindi bisogna ancora infoltire e sperare che San Di Vaio continui a cavare le castagne dal fuoco. Altri goleador non si vedono. Lo stesso Gimenez che lo scorso anno aveva acceso qualche illusione, in questo momento si sta ridimensionando a uomo utile per una mezz’ora entrando in corsa.
Si diceva prima che mancano sia il carattere che il gioco: qual è la prima cosa a cui mettere mano, quella che si riesce a risolvere prima?
Credo il gioco, perché con il gioco poi viene anche l’autostima e la squadra diventa più sicura di sé e più baldanzosa. Dentro un campo di calcio, bisogna giocare bene a calcio.
In molti tra i tifosi ora sostengono che Malesani vada esonerato. Posto che Lecce sarà comunque una tappa chiave, almeno per ora però l’idea dell’esonero non sembra essere nella testa della dirigenza.
No, anche se a Cagliari c’erano facce abbastanza leggibili: sempre a quel che raccontano gli inviati che erano là. Non sarà una fiducia molto lunga: la fiducia viene sempre proclamata in situazioni come questa anche per spegnere voci e illazioni. Quindi ‘avanti con Malesani’ è un proclama abbastanza obbligato. Dopodiché bisogna vedere innanzitutto cosa succede col Lecce: se succedono cose molto brutte, teniamoci all’erta per quel giorno lì.
Novembre sarà un mese importante anche per alcune scadenze, vedi Irpef, stipendi e fidejussioni, poi c’è il ‘fronte’ del centro tecnico sempre aperto. Dobbiamo aspettarci una sorta di “partita a scacchi” tra Porcedda e Menarini?
Sì, la partita è abbastanza rovente, in questo momento. Continuano ad uscire – non delle voci – delle notizie che non vengono smentite e vengono confermate dai fatti piuttosto preoccupanti. Porcedda deve girare questa boa. E’ possibile che superata questa poi possa trovare anche un periodo di navigazione tranquilla, ma in questo momento il mare è molto agitato. E quindi sarà un novembre di scadenze delicate.
[Redazione Zero Cinquantuno – Fonte: www.zerocinquantuno.it]
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