Come cambiano le cose in soli tre giorni. Dal pessimismo all’euforia? Per carità, basterebbe il realismo. Il Bologna non era la peggiore squadra della serie A, ma resta che, pure dopo Cagliari, dovrà lottare per non retrocedere. Se gioca così, con apprezzabili possibilità di farla franca. Dopodichè, i bilanci da paura restano, così come resiste l’assoluta necessità che sia la squadra, garantendo la A e relativi 30 milioni di diritti tv, a salvare la società. Ma godiamo del campo, una volta tanto. Gran bei tre punti, ed anche convincente prova di gioco. Come non c’era stata, se si può dire, col Livorno.
A cosa credi sia dovuto questo cambiamento repentino? Al nuovo modulo con difesa a tre o alla condizione atletica? Quattro gol fatti e zero subiti in due partite. La squadra messa in campo a Cagliari ha corso tanto e bene. Ed era raccolta, faceva densità, come dicono adesso quelli bravi, cioè toglieva spazi agli altri e ripartiva bene di suo. Il secondo gol è stato un capolavoro. Contropiede puro, quattro partecipanti, nessun passaggio sbagliato di un centimetro. Da far vedere nelle scuole calcio. Undici contro dieci era più facile, d’accordo, ma il Bologna già dominava e, fin lì, non è che avesse avuto grossi aiuti dalla sorte. Due difensori fuori, Krhin retrocesso dietro, ci si stava arrangiando molto col poco che passava oggi il convento. Poi, non prendi gol, e ti chiedi perchè. Diciamo che a centrocampo hanno protetto bene. E in tanti. Incluso, fa piacere, un ritrovato Perez, per l’ora che si è vista.
Non è ancora tutto sistemato ma a soli tre punti c’è il centro classifica. Con un po’ di sacrifici si potrebbero fare campionati sereni. A parte le prime sette-otto c’è tanta mediocrità. Il centroclassifica per me non è roba da Bologna. Almeno per un po’. Continuerei a guardare indietro, più che avanti. Ma è vero che c’è mediocrità, dietro le prime. Mario Sconcerti, oggi sul Corriere, scrive che il fosso davvero largo è dopo le prime tre. E’ un punto di vista stimolante, a volerne discutere, anche se riguarda più altri che il Bologna.
Kone ha giostrato al posto di Diamanti e ha fornito una prestazione maiuscola, ma rinunciare ad Alino e’ sciocco solo a pensarlo. Due mezze punte dietro Cristaldo? Sarà il tema del prossimo dibattito, nel frattempo gli osservatori più attenti hanno già dato, all’indomani, l’altolà, casomai nascessero tentazioni. Non pensate di vendere uno dei due (il rischio è che l’abbiano già promesso…). Il conforto va intanto cercato nel recente passato, quando Pioli accoppiò proficuamente Ramirez e Diamanti, nell’anno dei 51 punti. Si può fare, ora ci farà vedere il tecnico se si può rifare. E come. A proposito di “io l’avevo detto…”, proposizione che va forte su tutti i forum, all’epoca fui tra quelli che diffidarono della coestistenza dei due, poi felicemente (e ahime brevemente) dimostrata.
Dicevamo, Cristaldo. Segnerà poco ma regge da solo il peso dell’attacco e fa salire la squadra come un certo Gilardino. Certo il paragone e’ forzato ma l’argentino si sta rivelando importante. Cosa ne pensi? Che a tenere la palla, l’altra sera, è stato anche più bravo di Gilardino, ma poi va pur detto che, se non segna mai, sarà un aspetto manchevole, visto che fa il centravanti. Ma secondo me Cristaldo ha pure estro da gol.
Sempre dall’Argentina giungono messaggi d’amore dall’attaccante Rescaldani. Qualcuno addirittura parla di cessione di Bianchi per arrivare a lui. Ti priveresti dell’ex granata? Se s’impone questo modulo, c’è una quantità di attaccanti, seduti in panchina, che sfiora l’ammucchiata. Un anno fa fu scelto di liquidare Acquafresca. Quest’anno la scelta si riproporrà fra Bianchi e Acquafresca. Conta pure chi ti chiedono al mercato. O come te lo pagano. Ma è vero che Bianchi appare molto meno indispensabile di due mesi fa. Fino alla prossima prova contraria, se conosciamo un po’ il calcio.
Lunedì arriva il Chievo e sarà tutt’altro che facile ma se si dovesse vincere ancora si potrebbe parlare di quadratura del cerchio trovata? Se il Bologna fa nove punti a fila mette assieme in una settimana un quarto del bottino che serve per salvarsi, lungo un torneo che dura intorno a otto mesi. Diciamo che sarebbe un’abbuffata, o una svolta più che soddisfacente, e del resto un anno fa un filotto di tre vittorie in fila (tra le quali figurava di nuovo un 3-0 al Cagliari, assieme a Fiorentina e Inter) spianò la strada. Ma s’era quasi a primavera, non in autunno. Andiamoci pinao. E rispettiamo il Chievo. Magari viene qui a incantare, come una certa squadra a noi nota è riuscita a fare, con sorpresa di tutti, gufi, falchi e colombe, a Cagliari.
[Mario Sacchi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]