Il Bologna sconfigge per 2-1 la Fiorentina con un secondo tempo gagliardo e si allontana di forza dalla zona calda della classifica. Abbiamo parlato di questo e di altro con l’ex fantasista rossoblù Lamberto Zauli, che sotto le Due Torri ha lasciato un ottimo ricordo e che oggi di mestiere fa l’allenatore.
Bellissima e preziosissima vittoria del Bologna in rimonta contro la Fiorentina. Quali sono le tue impressioni sulla partita? Ieri sera ero al Dall’Ara e devo dire che il Bologna ha dimostrato di avere grande qualità e personalità. Nel primo tempo la squadra ha sofferto, merito del pregevole palleggio della Fiorentina, ma dopo la rete di Motta sono stati i rossoblù ad andare più vicini al raddoppio, che alla fine è arrivato. I viola hanno avuto quasi subito una clamorosa occasione con Cuadrado e hanno segnato su un contropiede nel quale sono stati bravissimi, poi come prevedibile hanno prevalso sul piano del possesso palla, ma nel complesso il Bologna ha disputato una buona gara e ha subito pochi tiri in porta. Negli ultimi cinque minuti Montella ha inserito anche Toni e Larrondo per creare densità in avanti, a quel punto il Bologna è andato un po’ in affanno ed è nata l’azione in cui Toni ha incredibilmente fallito il colpo del pareggio. È andata bene, si vede che doveva proprio finire così.
Il Bologna sembra trovarsi a proprio agio con questo modulo, il 4-2-3-1. Credi possa essere lo schieramento tattico su cui puntare con decisione da qui alla fine del campionato? A mio avviso Pioli è uno dei migliori allenatori in circolazione, è lui che osserva e valuta tutti i giorni la squadra, quindi se ultimamente ha deciso di giocare così è perché lui per primo crede in questo modulo e nel contempo ci credono i suoi calciatori, che ieri lo hanno seguito dando il massimo. Per essere una squadra che lotta per la salvezza il Bologna manda in campo molti giocatori offensivi, i vari Diamanti, Kone, Gabbiadini e Gilardino. Ma è proprio grazie ai suoi uomini più talentuosi e questo atteggiamento coraggioso che ieri i rossoblù sono riusciti a ribaltare una partita decisamente complicata.
Niente male questo Christodoulopoulos, la mossa a sorpresa di Pioli. Come ti è sembrato? Lazaros ha dato prova di saperci fare fin dai primi due palloni toccati ed è stato accolto benissimo dal pubblico, perché il tifoso bolognese è un intenditore e se ne accorge immediatamente se ha di fronte un giocatore di talento. In più ha fatto anche vincere la partita alla squadra con un gol tutt’altro che scontato, il suo infatti è stato un tiro molto bello. Insomma, un esordio ideale e la dimostrazione di poter essere una pedina importante nello scacchiere del mister, un’arma in più da utilizzare nella lotta per la salvezza.
Ritieni quindi che per questo Bologna la salvezza sia un obiettivo alla portata? Cosa ti aspetti dalla gara casalinga di domenica contro il Cagliari? Grazie al successo di ieri il Bologna si è portato in una posizione tranquilla, le ultime tre in classifica sono discretamente staccate e la mia sensazione è che non sarà facile per loro recuperare terreno. Il Cagliari è sempre un avversario ostico, nelle ultime stagioni ha proposto un calcio piacevole e ottenuto salvezze discretamente tranquille, quindi non bisognerà dare nulla per scontato. Potrebbe non esserci Perez, e sarebbe un’assenza pesante vista l’importanza che Diego riveste per questo gruppo, ma penso che la squadra sia pienamente consapevole che nelle prossime due-tre partite si può costruire la permanenza in Serie A e quindi gestire con più tranquillità il finale di stagione, che è sempre imprevedibile. Sono sicuro che la partita di domenica verrà affrontata nel migliore dei modi.
Parliamo un po’ di te. Dopo la salvezza ottenuta nella scorsa stagione, quest’anno le cose con la Reggiana non sono andate per il verso giusto. Cosa non ha funzionato? Fin dall’inizio del campionato si è parlato insistentemente di un possibile cambio di proprietà, e questo ha scombussolato un po’ l’ambiente, sono venute a mancare stabilità e tranquillità. Sul campo la squadra non è riuscita a fare quei cinque-sei punti in più che sembravano alla portata e che le avrebbero permesso di assestarsi in una zona più tranquilla. A dicembre, quando le trattative per il cambio di società sono entrate nel vivo, si è deciso di cambiare un po’ il tutto, a cominciare dall’allenatore. Mi spiace tantissimo, ero sulla panchina della Reggiana da un anno intero e ne ero molto felice e orgoglioso, perché pur essendo in Lega Pro mi sono sempre reso conto di trovarmi in una società importante, ambiziosa e con una grande tradizione. Sul mio cammino ho però trovato difficoltà che durante la stagione precedente non avevo incontrato, tutta la questione del cambio di proprietà ha inciso molto. Magari un giocatore ne risente meno, ma posso assicurare che per la serenità di un allenatore vuol dire veramente tanto.
Ti avevamo visto circa un anno fa a Casteldebole con Roby Baggio e Fabio Pecchia durante il corso Master per diventare allenatore di Prima Categoria UEFA, titolo che hai poi conseguito nel luglio 2012. Negli ultimi tempi hai ricevuto qualche proposta di lavoro interessante? Al momento sono ancora sotto contratto con la Reggiana e quindi per poter tornare ad allenare devo aspettare la fine del campionato. Per la prossima stagione spero vivamente di trovare una squadra che mi dia l’opportunità di fare ancora esperienza e di vivere un’annata importante.
Lo scorso anno il Bologna ha raggiunto quota 51 in classifica e a molti tifosi è tornata alla mente la stagione 2001-2002, quella dei 52 punti con Guidolin. Quel settimo posto finale dopo aver accarezzato il sogno Champions brucia ancora. Che ricordo hai di quel periodo? A livello personale fu un’annata estremamente positiva, ma disputammo un campionato straordinario in generale. Ci furono un sacco di infortuni, ci ritrovammo con una rosa ristretta ma tutti diedero il 100% e la nostra fu una stagione incredibile. Purtroppo, nonostante i 52 punti ottenuti, ne venimmo fuori praticamente da sconfitti, perché nel finale arrivammo un po’ ‘corti’, come si dice in gergo. Quella squadra meritava davvero di andare in Europa ma nell’ultima giornata la concomitanza di vari risultati sfavorevoli ci fece scivolare dal quarto al settimo posto, dalla Champions all’Intertoto in una domenica sola. Il calendario non ci favorì perché quel giorno trovammo sulla nostra strada un Brescia agguerrito che voleva salvarsi a tutti i costi, con lo stadio pieno e un Baggio in grandissima forma. Ancora oggi la ricordo come una bellissima esperienza ma allo stesso tempo come un enorme rimpianto.
Il ruolo che hai ricoperto per tutta la tua carriera, quello di trequartista, sembra oggi essere passato un po’ di moda, o quantomeno essere notevolmente mutato. Cosa pensi a riguardo? Credo che il calcio non possa fare a meno della fantasia o rischierebbe di perdere gran parte del suo fascino. Quando si guarda una partita ci si aspetta sempre qualcosa dal giocatore più talentuoso, il colpo di genio del campione. A prescindere dalla zona di campo dove uno si trova a giocare, il bello del calcio rimane l’uno contro uno, il dribbling, l’ultimo passaggio, la giocata decisiva in grado di farti vincere la partita. Poi sono d’accordo, oggi ad esempio molti allenatori schierano sì un trequartista dietro a due attaccanti, ma si tratta molto spesso di una mezzala offensiva più che di un classico rifinitore. Le mezze punte di una volta oggi fanno le punte vere e proprie.
E a proposito di trequartisti, che dire del nostro Alessandro Diamanti? Diamanti ha un calcio che gli permette di fare qualsiasi cosa. Ieri nel primo tempo ha un po’ sofferto ma nella ripresa ha trovato la giusta collocazione ed è stato decisivo, ogni volta che lui tocca palla si percepisce che può nascere qualcosa di pericoloso. Per il Bologna è semplicemente fondamentale ed è esattamente uno di quei giocatori di cui parlavo poco fa, uno in grado di dare spettacolo e regalare emozioni.
[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]