Un punto che vale un “brodino”. Questa frase del gergo del giornalismo sportivo calza perfettamente a pennello alla prestazione del Genoa che coglie un risultato positivo su un campo praticamente impraticabile come quello di Brescia. Oltre al pareggio odierno la gestione Ballardini ha colto due vittorie (Cagliari e Bologna) e una sconfitta (Juventus) in quattro partite. Totale: 7 punti. Il punteggio finora acquisito pone il Grifo a 18 punti in classifica, nella posizione dantesca del “color che son sospesi” tra zona Champions League e comparto retrocessione. Infatti la rosa rossoblù si trova esattamente a sei punti da quella “nobile”, occupata da Napoli e Juventus, e ad altrettante lunghezze da quella occupata dalle “pericolanti” Lecce, Cesena e Brescia. Il rendimento delle prossime tre partite con i salentini, con il Napoli e nel derby sarà molto importante per comprendere quale cammino intraprenderà il Vecchio Balordo.
La gara di oggi è stata più che condizionata dalla neve: Banti avrebbe dovuto sospenderla, ma il calendario e le esigenze tv impongono di giocare fino a quando le condizioni sono davvero impossibili. E quindi si è “pattinato” allo stadio Rigamonti come in una partita di hockey. Oltre al 4-3-1-2, Ballardini ha schierato un centrocampo tutto tecnica e “fosforo”: Veloso “tuttofare”, Milanetto interno di regia, Kharja trequartista dietro le punte. Il tecnico può lamentare la mancanza di elementi che corrano e svolgano il ruolo di incontristi: ne occorrono sicuramente un paio da prendere in gennaio e oggi lo si è notato più che mai.
Il Genoa è andato in difficoltà davanti al Brescia che correva anche sul terreno ghiacciato e che ha sfiorato la marcatura: “san” Mesto, tornato terzino come ai tempi di Reggio Calabria, ha spazzato via il pallone sulla linea di porta. Ci si sarebbe atteso che, vista la mancanza di filtro a centrocampo, il centrocampo di “pensatori” avrebbe pensato delle soluzioni per tirare in porta: invece, nella prima frazione si è visto ben poco. Qualcosa nella seconda: ma sarebbe stato lecito attendersi qualcosa in più. Sul campo bresciano martoriato dalla neve si potevano svolgere due soluzioni: tiri da lontano e cross alti per i “corazzieri” rossoblù, a cominciare da Toni. Buttando di continuo palloni nell’area di rigore avversaria, ci sarebbe potuto anche scappare la vittoria. E invece, nulla: ci hanno provato gli avversari che hanno a tratti messo in difficoltà la retroguardia grifonica. Probabilmente è proprio la mancanza di coraggio che affligge la Ballardini-Band: forse provocata anche dallo scollamento tra difesa e centrocampo che crea insicurezza. Il 4-3-1-2 andrebbe rivisto con un baluardo davanti alla difesa: che per ora non c’è. Comunque, ripeto, l’importante era prendere un punto: missione compiuta.
Domenica si vola nel Salento, dove si troverà una squadra con l’allenatore (la vecchia conoscenza De Canio) traballante. Il Lecce ha una difesa molto perforabile: con 28 gol incassati è la peggiore della serie A. E’ un dolce invito come la pasta reale oppure come il vincotto al cioccolato, vere squisitezze locali. E c’è un ricordo spettacolare nello stadio di Via del Mare: il gol di tacco del 18 gennaio 2009 di Jankovic, che da allora ho soprannominato “uomo di tacco”. Chissà se Bosko potrà essere in campo: tanti tifosi si attendono la replica. E vogliono anche una convincente vittoria fuori casa.
[Marco Liguori – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]
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