Cellino e Ballardini, c’eravamo tanto amati. Così tanto che, al terzo mandato sulla panchina rossoblù del tecnico ravennate, il rapporto è esploso in una fragorosa rottura. A svelare i retroscena dell’esonero del tecnico è l’edizione odierna dell’Unione Sarda, secondo la quale Ballardini non sarebbe stato semplicemente sollevato dall’incarico, ma sarebbe stato licenziato a tutti gli effetti.
IL CASO – Che dietro l’esonero di Ballardini ci fosse qualcosa di insolito lo si era capito dalla concitata serata che aveva portato alla decisione di Cellino. Prima il comunicato di esonero sul sito ufficiale del Cagliari, poi la scomparsa della notizia e la sua sostituzione con un altro comunicato, in cui la società asseriva: “la dirigenza è riunita per valutare la situazione”. Dopo qualche ora nuovo comunicato: Ballardini non è stato esonerato, bensì “sospeso”, al suo posto condurrà gli allenamenti “Ficcadenti, ancora dipendente del Cagliari Calcio”.
LA RICOSTRUZIONE – A cosa sono servite quelle ore di riflessione che hanno poi portato alla conferma della cacciata di Ballardini? Secondo la ricostruzione fornita dall’Unione Sarda, in quelle ore lo staff dirigenziale del Cagliari ha preparato le carte per licenziare Ballardini. La prima mossa è stata l’invio di una lettera di richiamo con la quale la società ha presumibilmente contestato al tecnico un comportamento non gradito, chiedendo spiegazioni entro il termine di 5 giorni. Nel frattempo, Massimo Ficcadenti ha ripreso in pugno la squadra a partire dal martedì, pur non essendone ufficialmente l’allenatore. Venerdì, decorsi i 5 giorni dall’invio della lettera di richiamo, la società ha provveduto a licenziare Davide Ballardini.
LICENZIAMENTO E CONSEGUENZE – Dunque stando alla ricostruzione fatta dall’Unione Sarda Ballardini sarebbe stato licenziato in tronco, per giusta causa, dal Cagliari Calcio. La conseguenza sostanziale è anzitutto economica: il tecnico, che potrà fare ricorso contro il licenziamento al Tribunale del Lavoro, qualora dovesse vedere confermato il licenziamento, non avrà diritto a percepire lo stipendio previsto dal suo contratto, che verrà considerato estinto a decorrere dal giorno in cui la società ha intimato il licenziamento, senza aver diritto nemmeno a un’indennità. Ciò che stride, nella ricostruzione fornita, è la semplicità con cui si discorre di tematiche più complicate di quanto possa apparire da una prima lettura: anzitutto una lettera di richiamo non basta di per se a giustificare un licenziamento. Ai 5 giorni concessi per fornire spiegazioni dovrebbero infatti seguire ulteriori 6 giorni entro i quali comminare una sanzione punitiva. Inoltre, un licenziamento per giusta causa richiede una colpa grave da parte del dipendente soggetto al provvedimento, non una semplice insubordinazione o un contrasto con le idee del datore di lavoro.
Ma, che si tratti di licenziamento in tronco o di licenziamento per giustificato motivo (e la differenza è rilevante sotto il profilo del preavviso e sotto quello della retribuzione), Cellino, a quanto è dato (non) sapere, potrebbe aver avanzato come giustificazione del provvedimento i più disparati motivi. Venerdì scorso aveva dichiarato all’uscita dall’assemblea di Lega: “Da Ficcadenti mi aspetto che faccia quello per cui è pagato, cioè che alleni la squadra, cosa che non tutti fanno”, facendo forse presagire un licenziamento di Ballardini per rifiuto ingiustificato di eseguire la prestazione lavorativa. Quale che sia la motivazione, la cosa certa è che tra il presidente e il tecnico della miracolosa salvezza del 2008 è guerra fredda. Sarà un giudice a dirimere la questione e a stabilire se i motivi del licenziamento del ravennate siano fondati o meno. Di certo, qualora le rimostranze del tecnico dovessero essere accolte dal giudice, non verrà chiesta la reintegrazione sul posto di lavoro. La storia di Ballardini col Cagliari di Cellino si chiude qui.
[Niccolò Schirru – Fonte: www.tuttocagliari.net]