La misura è colma. Ci si potrebbe attaccare a un milione di cose: la malasorte, l’abilità degli avversari, il troppo poco sale sparso come rito scaramantico sul terreno di gioco, la presenza di fantomatici iettatori. La realtà è un’altra, durissima: il Cagliari – da oggi all’ultimo posto in classifica a quota 2 punti – che oggi ha lasciato il proprio scalpo ad un onesto Pescara gioca male, non diverte e perde. Non è, a quanto pare una questione di formazione: nemmeno l’innesto di Ibarbo e Sau dal primo minuto insieme a Pinilla ha cambiato le cose. Non è, evidentemente, il povero Larrivey l’unico capro espiatorio cui scagliare (figuratamente, s’intende) “la prima pietra”: nessuno è senza peccato. In tutto ciò, però, spicca la figura di Massimo Ficcadenti. Il tecnico di Fermo ha le redini del gruppo rossoblù, ma sembra non riuscire nel suo compito. Lo dimostra, per l’ennesima volta, la gara di questo pomeriggio: il possesso palla è sterile e sonnolento (avranno pazienza i nostri lettori per il ripetersi delle solite critiche), così come è inutile, anzi dannoso, il ricorrere al tridente in avanti. “È il tempo di vincere, le buone prestazioni non bastano più”, diceva ieri Ficcadenti in conferenza stampa. Parole che hanno il gusto della beffa, alla luce della prestazione odierna.
LA GARA – Ad essere sinceri, il primo tempo della gara di oggi, di nuovo davanti ad una sparuta (ma fiera di esser presente) cornice di pubblico, aveva fatto ben sperare. Ficcadenti stupisce nelle scelte iniziali: fuori Astori e Cossu, entrambi in panchina, con Ariaudo e Sau titolari e con un Ibarbo devastante sulla fascia destra d’attacco, imprendibile per chiunque: all’8′ il colombiano recupera palla in difesa e si fa 70 metri palla al piede, evitando gli interventi di un paio di pescaresi, prima di essere bloccato da Terlizzi al limite dell’area abruzzese. Il pubblico fa sentire il proprio calore, dando l’impressione che a lavori ultimati la spinta a favore dei rossoblù potrebbe davvero essere l’arma in più. Sau soffre lontano dalla porta e lo si nota: quando rincula sulla trequarti per prendere palla non può poi essere presente in area sugli sviluppi delle azioni offensive. È il solito limite degli schemi offensivi di Ficcadenti: è il serpente che si morde la coda, già sperimentato in passato con i vari Thiago Ribeiro e Cossu. Ibarbo è l’uomo ovunque, temutissimo da Stroppa che continuamente ordina il raddoppio di marcatura su di lui: Victor ne soffre, soprattutto a livello di lucidità al momento della conclusione. Al 37′ lampo di Sau: palla dentro l’area di Pinilla per il folletto di Tonara, doppia finta e diagonale incrociato a mezza altezza, sul quale Perin è pronto e preciso, salvando i suoi da una situazione assai complicata.
Un minuto dopo un azione ai limiti del credibile: nell’arco di 40 secondi quattro parate del portierino scuola Genoa, che prima smanaccia il tiro cross mancino di Pisano, successivamente si oppone con i piedi alla botta ravvicinata di Dessena, cui il palo nega la gioia sulla pronta ribattuta. Infine respinge di pugno il tiro da fuori di Nainggolan: troppo poco sale sparso in quella zona di campo? Ironia a parte, preoccupa la mancanza di concretezza offensiva: se nemmeno il Pistolero di Santiago riesce a bucare la resistenza di Perin, c’è davvero qualcosa che non va. È il 42′ quando Ibarbo serve perfettamente Pinilla poco fuori l’area pescarese: il cileno resiste alla carica del suo marcatore con la sua consueta potenza, arrivando a due passi dal solito Perin che ne intercetta con le gambe il tiro diretto in rete. I tifosi fanno sentire il proprio calore, convinti che di lì a poco gli sforzi prodotti dal Cagliari vengano ripagati. Invece non sarà così, anche perché pochi minuti prima della fine del primo tempo Stroppa azzecca il cambio giusto: fuori uno spaesato Quintero, dentro lo slovacco Weiss, già a segno contro il Palermo. L’ex Manchester City fa subito vedere di che pasta è fatto, prima simulando un contatto in area di rigore (assolutamente inesistente, giusto il giallo comminato da un Damato), poi scappa via a Pisano costretto a stenderlo a metà campo.
La ripresa sarà un incubo per il Cagliari: al 50′ Rossettini commette un ingenuo fallo al limite dell’area, rimediando il giallo. Sulla punizione di Terlizzi la doppia deviazione di Perico e dello stesso ex Siena spiazzano Agazzi, superato nella prima vera azione pericolosa costruita dagli ospiti. Ficcadenti capisce l’antifona: al 54′ dentro l’acciaccato Cossu per un volitivo Dessena, ma un minuto dopo Rossettini completa l’opera, facendosi espellere per un inutile e sciocco fallo in ritardo sull’iradiddio Weiss. Secondo cartellino rosso in due gare per i rossoblù, che in dieci soffrono la velocità del Pescara. Ficcadenti non rinuncia alla difesa a 4, inserendo il grande escluso Astori per Sau, scegliendo una tattica più conservativa rispetto a quanto il risultato e la situazione avrebbero probabilmente richiesto. Poco dopo l’ora di gioco Pinilla si conquista una punizione dal limite: Cossu pennella una traiettoria quasi perfetta, su cui però Terlizzi compie il salvataggio della vita, andando di testa a togliere la palla da sotto l’incrocio destro, a Perin battuto. L’ingresso di Casarini, all’esordio in rossoblù, per Perico porta il Cagliari su un inconsueto 3-3-3. Tutto inutile: al 76′ Caprari pesca il liberissimo Weiss sulla sinistra dell’area, dribbling secco su Pisano e destro sull’angolo lontano. 0-2 e game over. In realtà non è così: sebbene in dieci uomini, i rossoblù provano a gettarsi a testa bassa in avanti: prima Casarini spreca, di testa, da facile posizione, poi all’82’ Terlizzi interviene con il braccio alzato sulla botta da fuori area di Nainggolan. Calcio di rigore ineccepibile, che Pinilla trasforma spiazzando Perin. Gli ultimi 10′ dovrebbero regalare continui assalti alla porta ospite, ma non sarà così. Il triplice fischio di Damato, dopo tre minuti di recupero – pochi, visto l’evolversi della gara – pone fine ad uno strano match, vinto con furbizia e intelligenza dal Pescara, abile a sfruttare le caratteristiche degli uomini a sua disposizione. Una cosa che ultimamente, a Cagliari, non succede.
[Francesco Aresu – Fonte: www.tuttocagliari.net]