Il calcio è stato inventato dagli inglesi che giustamente si definiscono i “maestri”. Le prime regole risalgono all’8 dicembre 1863 quando la neonata Football Association approvò le 14 regole. Gradualmente le regole furono riviste e modificate fino a diventare le attuali 17. La regola numero 14 riguarda il calcio di rigore, e se viene analizzata a fondo presenta alcune particolarità.
Tutti i tifosi, gli amanti del calcio lo considerano un momento di suspense, di attesa, di gioa e frustrazione. Il rigore durante la partita può essere un momento decisivo, e più passano i minuti più ci vuole freddezza e concentrazione. Un penalty nel primo tempo è un conto , uno in zona Cesarini è un altro. Per non parlare della lotteria dei rigori dopo i tempi supplementari decisivo nell’assegnare un trofeo. L’Italia nel 2006 ci ha vinto un Mondiale contro la Francia, ma nel 1994 Roberto Baggio, che ci aveva portato per mano alla finale, sbagliandolo consegnò la Coppa al Brasile.
Ma tralasciando le emozioni che regalano i tiri dal dischetto, analizziamo alcune regole nello specifico. Il tiro per essere valido deve essere calciato in avanti e questo può significare che non necessariamente deve essere calciato in porta, basta un tocco in avanti per essere considerato in gioco e dal momento può essere giocato da un proprio compagno o addirittura allontanato dal difensore che aveva subito il rigore. Il gesto più iconico e quello più ricordato è stato quello del grande Johann Cruijff, ma non fu il primo. Le statistiche ci indicano che in occasione di un Belgio-Islanda nel 1957 Rik Coppens è stato colui che ha inventato questa giocata sconosciuta fino a quel momento.
Un altro caso curioso è quello se il pallone dovesse prendere il palo. In questo caso il giocatore che ha eseguito il tiro non può essere il primo a calciarlo di nuovo, lo può fare solo nel caso in cui il portiere avesse toccato la sfera. Il movimento del portiere negli anni è cambiato. Attualmente può posizionare un piedi nella linea, e slanciarsi solo dopo che il pallone è in movimento. Ma il caso, non dico più rilevante, ma di estrema attualità è quello in cui il calciatore che esegue il tiro, dovesse toccare il pallone due volte. In questo frangente l’azione diventa nulla, e si riprende con una punizione di seconda a favore della squadra avversaria.
Recentemente in occasione della partita di Serie B, giocata al “Penzo” tra Venezia e Pisa è successo che il giocatore lagunare Pohjampalo toccasse il pallone due volte. La palla era finita in rete e per l’arbitro era tutto regolare. Ma è intervenuto il VAR, e dopo esser stato richiamato ha dovuto annullare la rete. Certamente una volta sarebbe stato regolare ma da quando è stata introtta la tecnologia questi errori, sono stati eliminati. Il VAR ha dato una grandissima mano, ha notevolmente ridotto il margine di errore, anche se alcune regole sono sempre interpretabili e soggettive.
Quello di Venezia non è stato l’ultimo caso del doppio tocco. Recentemente in Coppa di Germania è costato caro al Colonia, nella lotteria dei rigori quando a Kaintz gli è stata annullata la rete causando l’eliminazione. In passato sicuramente qualche svista ci sarà stata ma ora con il VAR è tutto chiaro. Concludo citando la regola 14 che dice: “il calciatore che ha eseguito il tiro non può toccare di nuovo il pallone prima che lo stesso sia stato toccato da un altro calciatore”.
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