Ci sono un paio di domande da fare ai vertici del calcio, quesiti che al momento non hanno davvero risposta. Che senso ha utilizzare una sede ufficiale del calciomercato come l’AtaHotel Executive se poi quasi tutti fanno mercato fuori? Claudio Lotito ai tempi non voleva pagare il box del Quark – optando per la Lega con l’arrivo di André Dias e Gilmar Rinaldi – ma anche stavolta Hotel Hilton (a breve distanza da Lega ed Executive stesso) e Westin Palace sono stati più che gettonati, mentre Galliani aveva da pensare al Kakà ritrovato e ritornato, l’Inter che non aveva praticamente nulla da fare e il giro di bomber che si è inceppato sul più bello. Basti pensare che Fabio Paratici è entrato dalle porte dell’Executive solamente alle ventidue, giusto per vedere naufragare il giro Quagliarella-Gilardino-Borriello, che poco cambia nel computo generale di un ultimo giorno di mercato davvero scialbo. Prima domanda posta, seconda imposta: perché prolungare un’agonia come quella della finestra trasferimenti fino alle ventitré?
Qui, davvero, non c’è risposta. La voglia di uniformarsi all’Europa può spiegare solo in parte la decisione di incasinare giornali e inviati, ma gli stessi agenti e dirigenti che scappano prima di dovere pagare una notte di albergo in più, oppure lasciano la hall perché c’è Pescara-Trapani di Serie B in contemporanea. Giocoforza, se la A non c’è e la seconda serie gioca, bisogna immaginare quanti operatori poi rimangano dentro. Questo è il paradosso più paradossale, da scusare la ridondanza, di un sistema decisamente sballato. Perché, intanto, la Premier League continuava il suo giro di lancette fino alle ventiquattro ora italiana, portando Fellaini, Ozil, Coentrao (che poi non è andato allo United per questioni di timing) e compagnia cantante verso un capo o l’altro della perfida Albione. Operazione uniformazione decisamente poco adatta alla cultura italiana, soprattutto per avere una sede formale. Perché poi i problemi s’intrecciano venendo a galla.
Insomma, nell’orrendo ultimo giorno c’erano più giornalisti e curiosi che non veri e propri trasferimenti. Non un contratto gettato al di là del box della Lega per chiudere Diego Milito, non un Raiola che si lamenta per le commissioni su Kasami al Pescara. E forse gli è andata meglio così, vista la seconda parte di stagione dei biancazzurri. Sarebbe da chiederglielo.
[Andrea Losapio – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]