Catania-Genoa 3-2
Il Genoa non è mai stato forte di una tradizione fortunatissima al Massimino. Ma tradizione vuole che la prima sfida interna della stagione opponga spesso rossazzurri a rossoblu. Vale anche per il Catania di Maran che al Massimino esordisce contro il Genoa di De Canio. I genoani schierano dal primo minuto Vargas, l’ex di turno, spauracchio che in tutta la gara combinerà una sola cosa buona, ma determinante, superare Alvarez e metter al centro l’assist per Immobile che rimette dal primo al secondo palo per il solitario Kucka che a porta spalancata segna il vantaggio ospite. Vantaggio immeritato considerando questa come l’unica azione di rilievo del primo tempo genoano e le almeno quattro occasioni goal mancate da Barrientos, Gomez, Almiron e Bergessio. Si va al riposo in svantaggio, è una consuetudine che il Catania non sa si porterà dietro per tutto l’anno. Ma nel percorso tra campo e spogliatoi qualcosa di inedito avviene. Nonostante il risultato il pubblico non fischia ma applaude, incoraggia l’undici di Maran a dispetto di preconcetti e quant’altro smentito dal campo, non dal risultato. La squadra che viene fuori per affrontare la seconda fase di gara è trasformata nel piglio, non negli intendimenti. Sotto una pioggia battente comincia la riscossa etnea. Maran manda in campo Castro, così come fatto a Roma (anche questa diverrà consuetudine), De Canio sfoltisce il centrocampo rilevando Seymour (altro ex) con Jorquera. E’ un Genoa più offensivo, senza alcun motivo per esserlo. Le mosse dalla panchina decidono la partita che invece di addormentarsi, si scuote. Dopo un tiro egoista ed una ramanzina coi fiocchi, Castro serve a Bergessio il pallone del pareggio. L’entusiasmo cresce, il pubblico spinge. Due giri di secondi, corner, ancora Bergessio, di testa, prima doppietta rossazzurra, ennesimo goal al Genoa, sua vittima preferita. Catania in vantaggio, Genoa alle corde, il più sembra fatto ed invece.. Pareggio, una cannonata di Jankovic, dalla distanza, s’infila alla destra di Andujar. Gelo al Massimino. I minuti scorrono fino all’84°. Il pareggio sembra il risultato più ingiusto ed inevitabile, poi..punizione. Lodi dal limite. Palla a scavalcare la barriera, Frey in porta con tutto il pallone. Lodi si riconferma spietato, specie con De Canio, già punito col suo Lecce due anni prima. Il Catania vince anche grazie ad Andujar che al 90° disinnesca le sortite offensive di Borriello e Sampirisi, aiutato anche dalla traversa. E’ la prima vittoria stagionale, la prima di Maran in serie A. E’ la prima festa, sotto l’acqua che non spegne l’entusiasmo e la gioia.
La partita più brutta
Palermo-Catania 3-1
Probabilmente la trasferta peggio giocata di sempre. Per la prima volta il Catania arriva al Barbera con i favori larghi del pronostico. E’ la squadra più forte, lo fa presagire l’organico, lo dice anche la classifica. Ma il derby, come al solito, sfuggirà ad ogni pronostico. L’atmosfera preparata al Barbera dall’ex direttore Lo Monaco, passato al Palermo, calza a pennello con quel che accade nei primi minuti di gioco. Il Palermo passa in vantaggio, la solita disattenzione difensiva, ed il Catania non si raccapezza più. Il tifo assordante dei rosanero carica i locali e fiacca gli etnei che al ritorno in campo beccano il 2-0 ferale, il 3-0 è una formalità. Quando pubblico e giocatori rosé crederanno d’aver chiuso la partita, il Catania reagisce mettendo a segno la rete del 3-1 e persino paura al Barbera intero, sintomo di quanto temuto fosse il Catania e temuta questa sfida. Il Catania riprende coscienza di sé troppo tardi per non evitare le polemiche, incentrate soprattutto sull’approccio blando, e perciò inaccettabile, alla partita che più a cuore sta ed è sempre stata ai tifosi, più di quelle contro Inter, Milan, Juventus, che stando a cuore, particolarmente, ai giocatori, non sono mai stato toppate in maniera così sfacciata.
La partita più bella
Siena-Catania 1-3
Non è stato un 2012 memorabile sotto questo aspetto. Partite vinte, meritatamente, ce ne sono anche state. Esaltanti, anche troppo, come i 4-0 contro Genoa e Lazio. Tutto facile, persino troppo facile, apparentemente. Da catanesi siamo abituati a robette un po’ più complicate, più sorprendenti dell’ennesima prova di forza interna. Come ad esempio la prima prova di forza esterna di sempre. La vittoria in trasferta sul Siena, la seconda del 2012, la prima della gestione Maran, la prima di rimonta da quando il Catania è tornato in serie A. Rimonta fondata su di una prestazione rabbiosa, caparbia quanto quelle spesso mostrate tra le mura del Massimino anche in questo stesso campionato. Pareggia Castro, poi Bergessio mette a segno la sua doppietta. Termina 1-3, è la prima volta che il Catania vince in trasferta non di misura dallo 0-4 inflitto anni primi al Palermo in un memorabile derby. E’ la partita che regala la speranza che qualcosa in trasferta possa cambiare, giacché proprio dal miglioramento delle prestazioni in trasferta è da anni si dice passi il salto di qualità che potrebbe portare il Catania a lottar per qualcosa di più della salvezza.
La partita più deludente
Pescara-Catania 2-1
Forse perché proprio l’ultima dell’elenco, la più recente, scalza Catania-Lecce 1-2, ormai somatizzata. E’ la gara simbolo di tutto ciò che nel 2012 non è andato: errori banali di portiere e giocatori, errori arbitrali, subire sempre goal per primi, regire, il secondo tempo che funziona solo se lo si chiude in svantaggio, la cattiveria che davanti ad un avversario nettamente più debole viene a mancare, tante occasioni costruite ed appena una capitalizzata, la pena di non poter contare su di una valida alternativa di ruolo a Bergessio. Condensati in 90′ tutti questi fattori rendono possibile l’impossibile, come la vittoria del Pescara con due tiri e mezzo in porta. Tutto accade al 94°, quando fa più male, dopo che il Catania aveva più volte rischiato di far goal, persino per caso, non riuscendo mai a dare la zampata ferale in area di rigore. Col pareggio, già stretto,sfuma anche la possibilità di eguagliare il record registrato dal Catania di Marino il primo anno di serie A. Delusione nella delusione.
La meteora più veloce dell’anno
Tomas Kosicky
Quando Andujar va via, l’allora tecnico Montella accoglie il nuovo arrivato Carrizo come ultimo della lista. Vuole rispettare le gerarchie costituite, una questione di correttezza. Non contro il Siena, la partita sarà rinviata, ma nel recupero contro la Roma, appena 25′ di gara, in porta va così il non più giovane portiere slovacco, arrivato a Catania quattro anni prima e mai preso in considerazione né da no solo dei tanti tecnici avvicendatisi sulla panchina etnea, né dalle tante altre società alle quali era stato proposto, probabilmente in termini poco consoni. Tant’è che pronti, via, sfodera la parata che salva il risultato. Un intervento tutto istinto che mette la pezza su di una conclusione ravvicinata, in area piccola, in due tempi. E’ il viatico per la conferma. In Catania-Genoa 4-0 ha davvero poco da parare. Si va allo Juventus-Stadium, e là è tutta un’altra storia. Il Catania passa in vantaggio con Barrientos. C’è da difendere il risultato ma la punizione di Pirlo lo sorprende. Da lì in poi un lento digradare verso l’errore più clamoroso che commette sulla rete di Chiellini, uscendo a vuoto e sguarnendo la porta alla capocciata dell’attaccante, che commette un fallo (ovvio, non visto) sul diretto marcatore e schiaccia in rete. Poi un rinvio maldestro, palla a Pirlo, da Pirlo a Quagliarella, uno contro uno, goal. Avanti un altro portiere, Carrizo aspetta ancora, toccherà a Campagnolo, di Kosicky non se ne saprà più niente fino alla cessione, al Novara, all’interno dell’operazione che riporta Morimoto in rossazzurro nel corso dell’estate.
Il giocatore più meritevole dell’anno
Giovanni Marchese
Aveva iniziato il 2011 in tribuna, ai margini della rosa. Pronto per essere ceduto. Dall’inforunio di Capuano, a Novara, entra in campo e non esce più. Sorprende per i progressi scanditi in poco tempo. Il 2012 è per lui l’anno più difficile quello della conferma. Non tradisce anzi, insieme a Lodi assurge tra i papabili e meritevoli di una convocazione in nazionale. Sistema anzitutto l’acume tattico, quindi il senso della posizione, poi la corsa e la mira, fa persino goal, con Maran perfeziona anche il cross divenendo un terzino completo oltre che l’eccezione alla regola che sostiene come il calcio o lo si conosce o non lo si impara, lui l’ha imparato. Da riserva in serie B, a titolare in serie con degne ambizioni di una convocazione. Un miracolo siciliano, fatto di dedizione, buona volontà e talento tardivo. Rinnoverà? E’ quel che tutti si augurano avvenga nel 2013, se non anche prima.
Il gesto più bello
Sergio Bernardo Almiron
E’ il primo tempo di Catania-Atalanta. Gli etnei devono risorgere dopo il ko contro la Fiorentina dell’ex, Montella. Gli orobici di Colantuono confermano la loro fama di squadra molto accorta. Pochi spazi al Catania che prova a costruire gioco. Solo un episodio può decidere la sfida, come l’infortunio di Andujar che, dialogando insistentemente con Marchese, serve di piede Moralez che s’invola verso di lui, lo supera e mette a segno la rete del vantaggio nerazzurro. Una brutta botta per il pubblico, per la squadra, per lo stesso Andujar. Il portiere che voleva “cambiare”, dar un taglio agli errori, si ritrova nel momento più basso e complicato, pronto ai fischi dalla curva che tuttavia non arrivano. Sono invece applausi ai quali il portiere risponde con un gesto di scusa. E’ già così grande dimostrazione di sportività ed umiltà, ma la compattezza del gruppo la dimostra qualche minuto dopo Sergio Bernardo Almiron che, alla rete di Spolli, per l’1-1, anziché abbracciare l’autore del goal corre a ritroso per tutto il campo ad abbracciare il suo portiere, scaricandolo del peso dell’errore e caricandolo dell’energia che da quel momento in poi servirà a farlo migliorare di partita in partita. Energia che si chiama fiducia, in sé stesso, fiducia, dei compagni.
L’artista dei goal più belli
Alejandro Gomez
Il Papu occupa quasi per intero il podio delle marcature più pregevoli. Nel Catania di Maran è sua la rete più brillante, il primo dei quattro goal contro la Lazio, che fredda Bizzarri sul proprio palo. Ne segue un altro, meno spettacolare ma non meno pregevole, la spaccata con cui segna la sua rima doppietta riscattando anche il ruolo dell’arbitro di linea, che assegna quel che un tempo (Biava salva oltre la linea, ndr) sarebbe potuto passare come goal fantasma. C’è poi la rete contro la Roma (2-2, 2012/2013), quella contro l’Inter (2-2, 2011/2012), quella contro il Novara (3-1, 2011/2012). C’è, soprattutto, la staffilata dai 30 metri che disegna un arcobaleno bianco in Catania-Atalanta. E’ il goal dell’1-0 nella “partita più importante” per la gestione Pulvirenti. Consigli può solo provare a mettersi in mezzo con una mano, ma sono le mani del pubblico etneo a far rumore. Applausi.
Il goal più bello
Giovanni Marchese (Catania-Novara 3-1)
Non te l’aspetti. Non che Ujkani devii in angolo una conclusione a botta sicura di Bergessio. Non te l’aspetti, che sugli sviluppi del calcio d’angolo, Marchese assurga ad emulo riveduto e corretto di Vargas. Corner ad uscire di Lodi, il difensore numero 12 attende fuori area, corre, si coordina, calcia al volo. Uno schema tipico del Catania di Baldini, Mascara dall’angolo per Vargas, conclusione di sinistro, goal solo una volta, in Coppa Italia, grazie ad un pallone che non perfettamente calciato rimbalza sul terreno, s’infila in una selva di gambe e poi in porta, contro il Milan del portierone australiano Kalac. Stavolta Marchese, fascia di capitano, il pallone lo prende in pieno, di sinistro, pallone a giro, tutti immobili, compreso Ujkani, pubblico in piedi, Mascara, che aveva provato a contrastarlo una volta capite le intenzioni, resta allibito, Pulvirenti in campo a balzare di gioia, Marchese sommerso dai compagni. E’ una rete stratosferica. “Un’azione provata in allenamento” dirà Marchese. La più bella del 2012 secondo lo scrivente.
Goal – Il podio
Giovanni Marchese (2-0/ Catania-Novara 3-1, 2011/2012)
Pablo Barrientos (0-1/ Juventus-Catania 3-1, 2011/2012)
Alejandro Gomez (1-0/ Catania-Atalanta 2-0, 2011/2012)
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]
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