Un’altra ultima spiaggia. Domenica contro il Torino l’importante non sarà partecipare, ma vincere. Solo con una vittoria i rossazzurri riaprirebbero il capitolo salvezza. Una salvezza che in caso di pareggio o sconfitta sembrerebbe lontana anni luce. Cosa potrebbe servire per abbattere il mostro Serie B? Alcuni big etnei lo sanno bene. 8/7 anni fa il capitano Izco è stato uno dei massimi protagonisti e spettatori di due salvezze ottenute con fatica e sudore.
Stagione 2006/2007,ultima giornata di campionato: Catania-Chievo. Uno scontro che avrebbe decretato la permanenza in A di una delle due squadre. La compagine etnea, ai tempi capitanata da Mister Marino, non aveva altra scelta: o i 3 punti o arrivederci massima Serie. Il Catania tentò l’impresa e vinse. Rossini e Minelli gli eroi che con due gol salvarono squadra (e città) e condannarono i gialloblu. E pensare che si giocò senza molti titolari, nel campo neutro del Bologna, perché il Massimino era stato squalificato in seguito agli eventi del 2 Febbraio. La storia si ripete l’anno dopo.
Obiettivo “salvezza” da raggiungere all’ultimo minuto, contro la Roma, che passando in vantaggio, fu costretta a subire la rete provvidenziale del “Malaka” Martinez. Un punto che sarebbe equivalso ad altri 6 anni di Serie A. Eppure tutti credevano che il Catania fosse condannato quell’anno: giocandosela contro la candidata allo scudetto, all’ultima giornata. I tifosi, nonostante il difficile match da affrontare con una grande squadra e con tanta paura dentro, non mollarono. Il sostegno fu massimo.Il calore imprescindibile.
Fino all’anno scorso si parlava del Catania dei record che faceva la corsa su chi stava sopra in classifica. La gara più saliente quella contro l’Inter. Una vittoria avrebbe voluto dire: “Per l’Europa League ci siamo anche noi”. Ma gli etnei persero la partita e l’occasione. Un’ ultima spiaggia diversa da quella che il Catania è solito affrontare. Sembra una squadra fantasma rispetto a quella che si vede in campo quest’anno, sia nella tecnica, sia nel carattere. Ma non è l’unica differenza. Se l’anno scorso non si aveva nulla da perdere e una sconfitta sarebbe stata indolore,quest’anno si rischia di perdere la permanenza in A, che non è cosa da niente. Quali le armi da sfoderare allora contro i granata? L’esperienza,maestra insostituibile. Gli insegnamenti tratti dal passato, mirati a far capire che anche quando tutti danno per vinti, anche quando tutti i pronostici sono contro, si può sempre rialzare la testa.
La grinta e il coraggio di osare l’inosabile. La paura non porta da nessuna parte. Il sentirsi parte di un gruppo solido e compatto. La collaborazione. Perché l’unione fa la forza, ed è anche questa che il Catania ha dimenticato nello spogliatoio durante l’attuale campionato. Il grido delle curve, delle tribune, simbolo di fiducia, di fedeltà. Contro il Torino l’auspicio è vedere in campo un Catania che gestisca tecnicamente il match (come quello che lottava per l’Europa lo scorso anno) e che con determinazione e voglia raggiunga l’obiettivo tanto agognato: la salvezza che in passato conquistò combattendo con le unghie e con i denti.
[Veronica Calì – Fonte: www.mondocatania.com]