Amato o mai digerito, principale artefice o capro espiatorio, ali o zavorra del piccolo capolavoro Calcio Catania, il nostro Direttore unisce più di quanto questi dualismi suggeriscano. Tutti uniti quando chiede di stare vicini alla squadra, tutti uniti quando difende Catania ed il Catania, tutti uniti quando ricorda che quaggiù siamo soli.
Perché in fondo, e pure in superficie, così diversi non lo siamo. L’uno inneggia all’Orgoglio Terrone, gli altri ringraziano Dio di essere catanesi; l’uno mette in guardia che si gioca non contro una squadra ma contro Catania intera, gli altri ribadiscono di essere là “per la maglia e la città”; l’uno vuole gente attaccata alla terra, gli altri cantano l’amore al Vulcano ( e non c’è eruzione che tenga!). L’uno e gli altri…uniti sotto la stessa proboscide!
Siamo un po’ figli di Pietro, su! Solo che trascendendo il luogo comune dei 60 milioni di allenatori in Italia, a Catania siamo 1 milione di piccoli Direttori! Sei un po’ figlio di Pietro quando dici di un tuo campione che “è giusto che vada”, quando fai fra te e te il prezzo ai tuoi calciatori, quando ti compiaci delle plus-valenze manco fossero soldi tuoi, quando pensi più al centro sportivo che al bomber argentino.
Siamo figli di Pietro nel Tam Tam divertito delle sue ultime dichiarazioni (Mbare u sintisti chi dissi Lo Monaco? ). Lo siamo nel passaparola delle uscite in tackle su chi prova invasioni di campo ( spassoso l’invito neanche troppo indiretto a Ghirardi a tornare ad occuparsi di prosciutti ). Lo siamo nel rispolverare e tramandare aneddoti indimenticabili: il liberatorio “Randazzo lei stia zitto che non sa niente!”, con cui a nome di tutti noi ha messo a tacere il linguacciuto e troppo spesso incontrastato giornalista palermitano; la discussa querelle con un Caserta desideroso di cambiare aria, al quale prima fu risposto che piuttosto sarebbe stato rispedito “nei campi polverosi di Barcellona Pozzo Di Gotto” e quando questi rinnegò la sua richiesta di cessione gli fu dato della faccia “tosta” in diretta tv; l’epica scena del Direttore factotum che nel prepartita di Catania – Atalanta disarma un addetto alla manutenzione del campo (reo di scarsa applicazione) e inizia a spalare acqua dal campo… immagini indelebili!
Ormai parliamo e pensiamo un po’ più da manager, un po’ più… da Pietro! Sul mercato in uscita abbiamo le idee chiare,la politica è “per 20 milioni c’ù ‘ccumpagnu a peri”. Sugli ingaggi ai calciatori che “chiedono la luna” noi siamo per stipendi “congrui all’età e all’esperienza del ragazzo”, non è che “ci mettiamo a ricoprire d’oro un giocatore per uno starnuto”. Allo stesso modo sui procuratori che fanno la voce grossa esordiamo con un “Chi? Non lo conosco”, salvo poi ricordare il loro peso, quello “del due di mazze quando la briscola è a denari”. Cosi pure chiudiamo la questione su un mancato trasferimento con un lapidario “Le chiacchiere le porta via il vento, la zuppa era pronta sulla tavola ma non è stata mangiata… ”.
E se amiamo la squadra noncuranti della cessione di un campione, disinteressati all’acquisto di un altro, ciechi di fronte alle categorie… ah no eh, questo non lo dobbiamo a nessuno, questo è figlio solo dell’amore per quella maglia! Il Direttore: si scrive testardo ma si legge caparbio!
[Daniele Lodini – Fonte: www.mondocatania.com]