Panoramica
Non tutto negativo, non tutto positivo. Il Catania, appare evidente, è ancora parecchio lontano dall’idea di gioco che Giampaolo continua a propugnare indipendentemente dai moduli schierati. Di corale c’è ancora poco, l’abbozzo di quel che dovrebbe essere ma ancora non è. Da sempre squadra che ha basato il suo mercato, anche quello appena chiusosi, e quindi le sue fortune sugli individualismi, il Catania visto al Massimino è squadra che, col carattere, riesce a supplire quelle lacune tattiche dovute all’inevitabile fase di transizione attraversata in questa prima fase del torneo.
Acume Tattico
La bravura di Giampaolo, è la chiave che apre al Catania la via dei tre punti, sta proprio nell’imporre il “cambiamento” a piccole dosi. Dopo 60 minuti di schemi provati e riprovati, con la squadra messa in sofferenza proprio dagli individualismi dei ducali (Marques e Giovinco), è allora che il tecnico del Catania decide di “liberare” l’estro dei propri giocatori togliendo dalla mischia Ricchiuti, il geometra, ed inserendo la scheggia impazzita Gomez. I rossazzurri riescono così a rialzare il baricentro e soffrire molto di meno le incursioni sulle fasce, dove Zaccardo ed Antonelli si trovano adesso costretti a badare anche e soprattutto alla fase difensiva.
Gli Opposti
In campo, al Massimino, sono scese due squadre agli antipodi. Quella di Giampaolo, marcatamente improntata sull’organizzazione collettiva di gioco; quella di Marino, votata agli individualismi, alla giocata del singolo capace, vedi le punizioni di Giovinco, di sbloccare/ decidere le partite. Se il Catania mira alla porta avversaria solo mediante movimenti e traiettorie studiate, i giocatori ospiti sono liberi di cercare anche la giocata impossibile, come i tiri, sbilenchi, dalla distanza, di Zaccardo, Morrone e Giovinco. Ad esempio, fosse stato allenato da Marino, il Catania sarebbe senza dubbio sceso in campo con Barrientos, Gomez e Mascara sin da primo minuto; allo stesso modo, Giampaolo, nei panni di tecnico ducale, avrebbe mandato in campo Candreva senza esitazioni, ed affidato il peso offensivo a Crespo più che a Bojinov.
Ricchiuti spento
Bene nei minuti successivi all’inizio della gara, il Catania inizia a spegnersi una volta ottenuto il vantaggio. Ricchiuti appare avulso dal gioco, come da volontà di Marino, bravo, sfruttando l’elastico tra difesa e centrocampo, a toglierli spazio, fino a farlo sostituire con Carboni: cambio che segna il passaggio del Catania al 4-4-2 più classico, senza trequartista. In crescita Ledesma, specie quando al centro della mediana va Carboni, con Biagianti spostato più in avanti. E’ proprio questo accorgimento che permette al Catania, una volta subito il goal, proprio nel momento in cui meno soffriva le sortire ospiti, di mantenere il vantaggio e la sicurezza nella propria area di rigore.
Maxi – Impegno sugli esterni
Non è un Maxi Lopez scarso, è semplicemente un Maxi Lopez stanco, fisicamente e mentalmente. Buono l’impatto con la gara, nei primi minuti guadagna palloni importanti, fa ammonire entrambi i centrali, poi sparisce insieme ai suoi compagni dopo il goal. Pochi palloni giocabili, controindicazione di un assetto di gioco che ha avuto, come priorità, quella di bloccare il dinamismo degli esterni ospiti, Marques e Giovinco, talmente temibili da costringere Giampaolo a tenere molto bassi i terzini e portare in raddoppio i centrocampisti, con conseguente arretramento di Ricchiuti e Mascara a seconda delle zone del campo dove stazionava il pallone. Il primo cross dal fondo arriva solo nel secondo tempo, le sortire dei terzini,specie a destra, si fermano 15 metri dopo il centrocampo: traversoni in area non ne arrivano, e Lopez agguanta il pallone, sempre spalle alla porta, ad una ventina di metri dall’area di rigore.
I rigori ed Antenucci
Con gli ingressi di Gomez ed Antenucci, Giampaolo toglie i riferimenti offensivi al Parma che, mancando il suo condottiero in panchina, non riesce ad ordire le giuste contromisure, capitolando dopo poco. Dubbio il secondo rigore su Antenucci, che evidenzia il contatto con Lucarelli: il difensore, pur nell’intenzione di togliere la gamba, ostruisce il passaggio dell’attaccante, che per restare in piedi non fa nulla. Più evidente il primo rigore, dove sia Spolli che Ledesma vengono cinturati ed abbattuti in area. E’ il terzo tiro dagli undici metri guadagnato dal difensore argentino in due anni di militanza col Catania. Le esecuzioni dei due tiri dagli undici metri sono perfette entrambe; attenzione però nella prima, al momento del calcio Lucarelli si trova all’altezza del dischetto di rigore, andava perciò ripetuto. Altro caso da moviola: la gomitata di Paci su Lopez; ricordando i rossi comminati a Mascara per interventi meno plateali (Cioffi, Torino e Chivu, Roma) poteva anche starci l’allontanamento diretto dal campo.
Numeri
Tutti a favore del Parma gli indici di prestazione; la supremazia territoriale parla addirittura di 15’ per gli ospiti ed appena 6’ per i rossazzurri. Numeri che evidenziano come il Catania abbia atteso, ordinatamente, le sfuriate dei gialloblu ergendo un muro davanti ad Andujar, sventando quasi il 60% delle iniziative avversarie prima che entrassero in area di rigore. Tutti i dati collimano con questa disamina, resta invece avulso quello sui passaggi riusciti, troppo pochi per il Catania, appena il 54%. Qualcosa è mancata: il miglior Ricchiuti, ed un centrocampo meglio rodato.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]
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