DESENZANO DEL GARDA (VR) – Una settimana niente male quella che attende il Catania. Si va in Veneto, alla ricerca di latitudini più “amchevoli”, più vicine a quelle scelte dalle altre, tante, formazioni di serie A (e non) che affollano Alpi e Dolomiti. Prima Vicenza, poi Chievo Verona, per Rolando Maran, e non solo per Rolando Maran, la storia di una vita intera che passerà veloce, davanti agli occhi, nel giro di appena cinque giorni: a ritroso.
Si comincia dal Vicenza, dalle maglie biancorosse, dalle cosiddette “lanerossi”. Maran ne è stato allenatore neanche troppo tempo fa. Dal 2009 al 2011 è riuscito laddove tutti avrebbero pensato non si potesse che fallire: portare la squadra in salvo per ben due anni consecutivi, subentrando in corsa, e sfiorando addirittura i play off, al secondo tentativo, con una formazione quasi del tutto immutata.
Annate importanti, decisive per il rilancio dopo l’esonero patito a Brescia ed i risultati magri ma soddisfacenti, visto e considerato il procombente contesto societario, ottenuti a Bari e Trieste. Senza di lui, il Vicenza è finito come tutti immaginavano anni prima: retrocesso e presto, probabilmente, anche fallito. Con lui, il Varese, si è spinto così vicino al ritorno in serie A come non era riuscito neanche a Sannino, la stagione precedente.
Ritrovar sul campo gli amici, i colleghi, ed i giocatori d’un tempo, sarà certo un’emozione; lo sarà per Maran come per chi, come Maran, a Vicenza deve molto, o comunque vi è molto legato. È il caso di Gianluca Maraner, vice di Maran anche nell’esperienza coi biancorossi, è il caso di Augustyn, tra i pochi protagonisti positivi della scorsa stagione, come del portiere Frison e del suo preparatore, Biato, che tanto bene han fatto a Vicenza da meritare la serie A.
E come non citare Fracesco Lodi (organico biancorosso nel 2004) o Amidu Salifu? Il centrocampista ghanese è stato portato a Vicenza quando di anni ne aveva solo sedici. Non ancora tesserabile, è cresciuto con la maglia biancorossa indosso fino all’età di 18 anni, poi l’esordio in campionato, deciso proprio da Maran: sei partite bastano, la Fiorentina lo nota, lo paga (4 milioni in totale) e lo porta con sé, aggregandolo dapprima alla primavera poi prima squadra, con annesso esordio in A.
Ma Vicenza è, soprattutto, la terra che ha dato natali, accento, passioni ed affermazioni professionali a Sergio Gasparin, il direttore generale del Catania. Nella provincia di Vicenza ha iniziato a tirar i primi calci ad un pallone, ha lavorato in fabbrica fino a passar da operaio a dirigente, passato al mondo del calcio, ha scalato anche il Vicenza: da tifoso ad allenatore ad amministratore delegato fino a direttore generale.
E poi sarà Chievo Verona, ovvero, tornando a Maran, nove anni di lotte dalla C2 alla serie B, 280 presenze, 11 reti. Il capitolo più importante della sua carriera da giocatore, da difensore, da capitano. Il punto più alto mai raggiunto da calciatore ed anche l’inizio della nuova carriera da allenatore, quando nel 1997 sedette al fianco di Silvio Baldini, chiudendo settimi nel campionato cadetto.
Sarà, per altri motivi, una partita “delicata” anche per il Catania, che non batte il Chievo dal 2008 e che, da quell’1-0 interno, pare abbia i “mussi volanti” come vera bestia nera, fatta di eventi e ricorrenze quasi predestinate. Ne sanno qualcosa Alvarez e Spolli, negli ultimi anni sempre puntuali all’appuntamento con Pellissier, mandato sistematicamente sul dischetto, o con lo svarione, che propizia altri disastri.. sempre e solo contro il Chievo.
Se il Vicenza sarà la prima prova per schemi ed identità di gioco, contro il Chievo sarà già un assaggio di serie A, per ricominciare proprio da dove si è fallito lo scorso anno: le sfide contro le pari grado. Non si chiede al Catania di vincere, ma di capire come si fa a vincere, ed abituarsi a farlo, in tempo per quando vincere allora sì che conterà qualcosa, ed anche più di qualcosa.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]
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