CATANIA – È la partita dei tanti ex questo Catania – Genoa. Ex sono i due mister: Marino detiene tutt’oggi il record di presenze sulla panchina rossazzurra sotto la gestione Pulvirenti, lui che ha portato e mantenuto il Catania in serie A; Montella, con la maglia del Genoa ha esordito ed è esploso come bomber nelle categorie professionistiche. Ex sono anche Ricchiuti e Seymour (che proprio di recente ha lasciato la lanterna per il vulcano), gli unici due disponibili tra i tanti altri annoverabili: Campagnolo, Suazo, Potenza (tutti infortunati). Nel Genoa mancano Gilardino e l’intera copertura difensiva destra (Antonelli e Moretti acciaccati). Marino rilancia il capitano Rossi come terzino ma tiene in cautela Veloso, rientrante anch’esso dopo uno stop. Il modulo cambia inevitabilmente: Belluschi e Birsa completano il 4-2-3-1 con Palacio unica punta. Guai in difesa, ma al centro, anche per Montella. La concomitante indisponibilità di Bellusci e Potenza impone il passaggio al 4-3-3, debutto di Motta come terzino destro, fiducia a Kosicky in porta dopo la “paratissima” contro la Roma. Pronti? Via.
Catania subito pericolossisimo, primi due palloni giocati dagli etnei in avanti, sempre con Gomez, sempre sulla sinistra, conclusi con due tiri a botta sicura di Barrientos: il primo rimpallato da Granqvist, il secondo respinto prodigiosamente da Frey, in tuffo, su mezza rovesciata dell’argentino. Nei primi minuti il Catania è davvero arrembante e su quella fascia fa davvero male al Genoa, al 6′ Gomez va via con eleganza a Mesto, superandolo con un pallonetto, entra in area dalla linea di fondo e viene steso da Birsa. Nessun dubbio per il pur giovane Giacomelli: rigore. Dal dischetto, è il 7′, lo specialista Lodi trafigge Frey marcando il vantaggio etneo.
Marino cambia, non modulo ma disposizione, sposta Sculli e Jankovic esterni, accentrando Birsa. La prima del Genoa in area etnea cade al 17′, sul primo calcio d’angolo della gara in cui la porta corre più rischi per l’uscita di Kosicky che non per la prontezza degli avanti rossoblu. Al 24′ calcio di punizione sui 30 metri per la testa di Belluschi, neutralizza Kosicky sul suo palo. Al 28′ il Catania risponde su calcio d’angolo, Motta indirizza sopra la traversa dalla mischia generata a centro area. Gara irrigidita forse del freddo, al 30′ Palacio spreca, solo in area di rigore su calcio da fermo spedito al centro dell’area. Al 31′ Birsa impegna dalla distanza Kosicky che devia in angolo il preciso rasoterra del mediano rossoblu. Sugli sviluppi del tiro dalla bandierina ancora il portiere slovacco viene impegnato da Mesto, respinta con i pugni su diagonale di volé dalla sinistra.
Al 34′ l’occasione più ghiotta è però del Catania. Barrientos viene fuori dal centrocampo con alle calcagna tre giocatori, scambia con Gomez che chiude il triangolo servendolo a tu per tu con Frey ma il pallonetto che sforna Barrientos si perde incredibilmente a lato. Al 38′ sugli sviluppi di un traversone dalla sinistra, botta al volo di Lodi, pregevole la coordinazione ed il coraggio, meno la mira. Al 42′ Jankovic graziato d’un giallo per intervento da tergo su Barrientos, Lodi calcia dai 26 metri in mezzo dove Legrottaglie raccoglie ed al volo cerca l’incrocio, senza fortuna. Sul rovesciamento di fronte Palacio prova il tiro a giro dai 25 metri che tuttavia non scende al momento giusto, come nei suoi progetti. Al 45′ secondo fallo da dietro di Jankovic, stavolta per bloccare una ripartenza di Gomez, arriva puntale il giallo che avrebbe potuto e dovuto essere il secondo, con espulsione conseguente. E si va a riposo.
Ma alla ripresa è subito Catania. Sugli sviluppi di un corner allontanato dalla difesa, Izco inventa da centrocampo un’apertura illuminante d’esterno per Lodi che raccoglie lungo la corsia sinistra, e mette al centro il pallone che, carambolando tra le gambe di Bergessio e Kaladze, intervenuti in scivolata, termina sul destro di Barrientos che dopo aver graziato Frey nel primo tempo pone termine alla magnanimità, 2-0. E’ il 49′, Marino sostituisce Birsa per Jorquera nel tentativo di scuotere i suoi, ma a pochi giri di lancette è il Catania a piazzare il colpo decisivo. Gomez riparte a sinistra, serve Bergessio in area, l’attaccante impossibilitato a tirare protegge palla da Biondini, attende l’inserimento di Almiron che serve con deliziosa tempestività almeno quanto chiara è la lettura del mediano che lascia scorrere per l’accorrente Barrientos che, tutto solo, piazza all’angolino più lontano la sua personale doppietta ed il goal del 3-0.
Non è finita, il Genoa crolla, tatticamente e psicologicamente. Solo così può spiegarsi un episodio raro nel calcio, ovvero che un portiere, in questo caso Kosicky, trasformarsi in uomo assist per Bergessio che sfila via dalla marcatura di Kaladze e tutto solo, contro Frey, mette alle spalle il 4-0 al 62′. Al 68′ ancora Bergessio, su cross di Gomez, impegna severamente Frey in una parata che fa il paio con quella sfoderata ad inizio gara sulla rovesciata di Barrientos, che intanto è uscito tra gli applausi convinti del pubblico per far posto a Llama. Passerella concessa anche ad Almiron ed Izco, certamente il migliore in campo insieme a Gomez. La partita è virtualmente conclusa, anche Marino muove le sue pedine ma c’è davvero poco da fare per questo Genoa. Al 78′ tiro di Jorquera bloccato da Kosicky a due mani.
Sono 18, con queste quattro, le reti subite dal Genoa nella gestione Marino (ultime 6 partite). Per i grifoni la trasferta resta un tabù ingiustificabile con le assenze di Gilardino e vuoi Moretti, vuoi Antonelli. La terra natia porta male a Marino, che tra Palermo e Catania, trasferte consecutive, becca 9 reti. Per il Catania si tratta invece della prima vittoria del 2012, importante in previsione del recupero previsto (ma in dubbio) mercoledì contro il Cesena. È anche la prima doppietta dal 3-2 con cui gli etnei, a segno Lodi su punizione, batterono in rimonta in Lecce: cadeva proprio un anno o quasi fa (13 Febbraio 2011), e naturalmente, per Barrientos, anche la prima doppietta in rossazzurro. Il 4-0 eguaglia invece il risultato imposto nel derby contro il Palermo del 3 Aprile 2011.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]