La sua posizione in campo
“Ho sempre giocato come laterale destro in fase difensiva. Anche se la mia indole era un po’ più offensiva all’inizio della mia carriera. Sono entrato nelle giovanili del Velez nel 2007, l’anno precedente mi avevano negato il permesso per via dell’età. Non credo che col senno di poi mi direbbero di no un’altra volta. Posso giocare sia da numero 8 che da numero 4, ovvero più alto o più basso. Mi adatto a quel che dice il tecnico. Più che il mio rendimento è importante che questo serva alla squadra per ottenere punti”.
La nazionale
“Quando Sabella mi ha chiamato in nazionale mi ha detto semplicemente di far, contro Neymar, le stesse cose che avevo fatto quando l’avevo incontrato in Libertadores con la maglia lui del Santos ed io del Velez. Mi ha dato molta fiducia. Esser in nazionale è un qualcosa di indimenticabile. Poter giocare fianco a fianco con i grandi difensori della nazionale è fantastico per un ragazzo come me. Cerco sempre di star molto attento sia in allenamento che in partita per apprendere la loro tecnica, scoprire i segreti che permettono loro di esser così precisi. La loro bravura mi sorprende”.
Il Velez
“Il Velez ha significato molto per me. Non ho tentennato un attimo quando mi è stata offeta la possibilità di entrare nelle giovnaili. É un club che punta molto sui giovani rispetto ad altri che in argentina cercano già giocatori formati.Gareca è un idolo del Velez. Cerco di apprendere quanto più possibile, migliorare per aumentare la possibilità di giocare quanti più minuti possibile”.
L’esordio in Copa Libertadores
“Tutti i giocatori che sognano di giocare al calcio sperano di esordire in una manifestazione importante come la Copa Libertadores ed aver di fronte un giocatore come Neymar. E’ per questo che ho lavorato finora, e sempre. I miei sacrifici sono stati ripagati. Ho sentito molta fiducia in me, sia da parte dei compagni che dal tecnico. Sono rimasto abbastanza tranquillo, c’era più felicità che tensione attorno a me. Non pensavo di aver fatto una partita così importante, poi rivedendo la gara, leggendo quel che scrisse la stampa ed ascoltando i miei amici me ne son reso conto. Ma nel calcio bisogna dimostrare il proprio valore giorno dopo giorno, non si vive di rendita”.
La popolarità
“Quando tutti parlan bene di te è positivo ma non per questo cambia la percezione che ho del mio ruolo né quella che hanno i compagni od il tecnico nei miei confronti. Certo esser popolare può comportare molti vantaggi, affetto. I miei amici ed i miei affetti, quelli che mi seguivano prima di diventar popolare, continuano a seguirmi, sono quelli che si prendono un giorno di ferie per venirmi a vedere in campo. Bisogna sempre restare molto professionali per migliorare nella propria carriera e far strada”.
I modelli a cui si ispira
“Quando ero ragazzino mi piaceva molto Ribonetto. E’ stato il primo giocatore che ho seguito. Poi naturalmente dico Zanetti, è un grande esempio sia per quel che ha fatto nel suoi club che per quanto fatto in Nazionale. Dei giocatori più in vista del momento ammiro Dani Alves, è un fenomeno secondo me, poi anche Pablo Zabaleta, con cui mi alleno insieme in nazionale. Dico anche Maicon, e Fabian Cubero, mio compagno di squadra che mi consiglia sempre molto bene, forte della sua esperienza”.
Futuro
“Nazionale? Preferisco pensare giorno dopo giorno a quel che sarà il mio futuro con la Seleccion. Se dovessi andar via dall’Argentina dovrò scegliere una soluzione che mi permetta comunque di farmi notare da Sabella. Conquistarmi lo spazio dipenderà poi da me. Ogni giocatore spera sempre di poter raccontare un giorno di aver preso parte ad un mondiale. Per me sarebbe incredibile. Mi motiva molto vestire la maglia della nazionale”.
[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]
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