Va dato atto al Catania (non merito, di meriti se ne potrà parlare a non meno 35 punti) d’aver messo in campo tutto per battere la Sampdoria. La Sampdoria, al contrario (ma nello stesso verso), ha fatto o – ad esser candidi – aveva in campo poco o nulla per non perdere: giusto i guizzi di Fiorillo tra i pali ed i corpo a corpo tra Okaka e l’intera retroguardia rossazzurra. Definito il contesto della gara, non resta che legger il significato del 2-1 valso la quinta vittoria stagionale (su 34 partite). Già, ma come? Secondo matematica il distacco dalla quartultima è diminuito, ma è diminuito anche il tempo per colmarlo. Secondo logica nulla osta la rimonta, ma servirebbe pure il crollo delle avversarie. Secondo probabilità, nessuna speranza.
E dunque? Dunque il Catania doveva pensarci prima a come tirarsi fuori da guai: reagire anziché deprimersi di fronte al gol avversario, restare squadra sempre, esser all’altezza delle aspettative del proprio pubblico. Adesso potrebbe esser tutto inutile. Lo è sicuramente pensare al senso di questa vittoria, ipotizzare chissà quale scenario, prima d’aver tra le mani il risultato di Verona. Al Bentegodi non basterà quanto sufficiente a batter la Sampdoria. Scetticismo? Di certo meno pericoloso di un’illusione, fosse pure motivata. Torino 4-1, Bergamo 2-1 e Verona (sponda Chievo) 2-0, bastano per non fomentare pericolose illusioni dopo un’umile vittoria. Sia chiaro che la capacità di conquistarne due consecutive, passa infatti da tutt’altra via.
E per salvarsi: Buondì, al Catania non basterebbe vincere due gare consecutive! Dovrebbe vincerne almeno tre: con dentro o fuori la prossima, a Verona. Non è mai accaduto lungo tutto questo torneo. Deve accadere alla fine, dovrà farlo accadere Pellegrino! Potrà accadere? Di certo non accadrà seguendo le strade percorse finora. La scelta Pellegrino ne è l’esempio, la squadra lo seguirà?
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]