Catania, il punto: maggiori motivazioni del Napoli ma la prestazione al San Paolo resta buona

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Napoli – Catania. Una partita dalle grandi attese. Finisce 2-0 in una cornice di pubblico importante. Il Catania ha davvero perso?

Partiamo da una considerazione di fondo. Dopo tanti anni in serie A, deve essere motivo di orgoglio pensare di venirsi a giocare la partita al San Paolo contro una pretendente allo scudetto. Se non mi sbaglio, nella storia questo match non ha mai registrato un numero di spettatori cosi alto. Questa considerazione dà una dimensione all’importanza di questa serata di grande calcio. Sul campo, è  vero, il Catania perde ma non fa la figura della vittima sacrificale. La tensione di una partita sempre in bilico, anche quando i partenopei raddoppiano, e gli episodi sottolineati dalle bordate di fischi all’indirizzo dei rossazzurri sono il  segno che il Napoli temeva l’Elefante e la sua pericolosità. Visto da questa prospettiva il bicchiere sembra tutt’altro che vuoto.

Catania sfortunato negli episodi e nelle scelte arbitrali. Cosa ha pesato di più?

La sensazione è che il Napoli avrebbe vinto questa partita comunque, l’occasione era troppo ghiotta. Il calcio è fatto di motivazione e giocare davanti a cinquantamila tifosi, avidi di agganciare l’odiata Signora, è difficilissimo per chiunque. Chiamiamolo “fattore San Paolo”, pensando a sponde invertite cosa succede quando è il Catania a giocare tra le mura amiche.

Sommaci anche che dopo trenta minuti di equilibrio stagnante, nel quarto d’ora che porta all’intervallo si concentrano tutti gli episodi decisivi del match. Per sbloccare la partita c’è voluto un passaggio sporco, uno di quei palloni che vagano in area raccolti dal guizzo del giocatore più in forma e concentrato, tra tutti quelli in area, difensore ed attaccanti, vince Hamsik.

Di certo questo non basta a giustificare la prestazione “casalinga” di Calvarese e i suoi. Ma c’è da aspettarselo: questa classe arbitrale passa sulla bocca di tutti e affronta la fase calda dell’anno, quella che assegna punti pesanti per la classifica. Con tutti gli occhi puntati addosso Calvarese a mio parere non trova il coraggio di fischiare nessuno degli episodi dubbi a favore degli etnei, “salvando” il Napoli. Tutto sommato gli errori, presi uno ad uno, non sembrano gravi. È la loro somma che lascia un po’ l’amaro in bocca. Unica nota stonata è la disparità di giudizio: Grava reagisce, pur non con le intenzioni di un pugile che vuole stendere l’avversario, con la stessa intensità di Lodi contro il Torino ma a differenza dell’etneo Grava riceve “solo” un giallo. Insomma se giochi al San Paolo e ci si mette anche l’arbitro, fare l’impresa diventa impossibile.

Cosa è davvero mancato a questa squadra?

Il Catania ha giocato una grande partita, quasi alla pari di un avversario tosto e ben organizzato. Anche quando il risultato è tale da tirare i remi in barca, il Catania va all’assalto, guadagna corner su corner e occasioni per rimettere in piedi il risultato. Alza la bandiera bianca solo quando le forze mancano e il campo è quasi diventato un acquitrino. In una partita così, se vuoi portare a casa punti e l’avversario è deciso a concederti poco o nulla, tu devi fare altrettanto. La concentrazione e l’attenzione è a tratti mancata. Lo si vede dall’indecisione di alcuni interventi, vedi Bellusci e Capuano che lasciano troppa libertà agli inserimenti e ai dribbling di Zuniga e Mesto. I gol subiti sono il risultato di piccole disattenzioni che fatte contro una squadra di alta classifica si pagano care. Ma l’effetto “testa altrove” è una costante di tanti piccoli episodi: le ripartenze subite da calcio d’angolo a favore, le punizioni concesse ai limiti dell’area per la troppa foga di recuperare il pallone sono piccoli errori che nel conto finale si pagano salate. E poi, che peccato quell’errore di Barrientos che avrebbe riequilibrato il punteggio. L’istinto del Killer? Non pervenuto.

Promossi e rimandati. Facciamo una valutazione di chi scende e chi sale.

Nonostante il 2-0 è la coppia centrale ad uscire promossa. Rolin è cauto e preciso nelle chiusure, non sbamda e non crolla. Chiude bene Pandev e non concede particolari occasioni. È senza dubbio un giocatore sul cui ordine tattico lavorare perché è giovane ed è, per potenziale, il candidato numero uno a vestire da titolare la maglia del Catania. Da educare.  Spolli è un baluardo. Compie almeno tre interventi decisivi. Ormai di lui tutti parlano bene come si parlava di Silvestre qualche anno fa. Non crolla mai, mantiene la linea della difesa. E si adatta ad un campo scivoloso come il San Paolo. Niente male per un colosso da 1,93.

Rimandati i due rientranti. Cosa avrà fatto male a Lodi non si sa. Ma qualcuno tra le vacanze, gli elogi, le voci di mercato e la squalifica sarà il colpevole di una serie  di insoliti errori in fase di impostazione a cui il mancino napoletano non ci ha abituato. Da recuperare. Cosa non si è visto ieri sera al San Paolo è stata la proverbiale grinta di Bergessio. E dire che le attese erano tante anche alla luce delle assenze dietro tra le fila dei partenopei. Gonzalo non morde, stretto nella morsa di Cannavaro, che alla fine, quasi per la legge del contrappasso, risulterà tra i migliori azzurri.

Maran perde una battaglia. Adesso cosa serve per ripartire?

Perdere. Bagno di umiltà. Se doveva essere sconfitta, contro il lanciatissimo Napoli fa meno male. L’occasione di rifarsi è vicina ed è un’altra trasferta, quella di Bergamo, ad offrire la chance a Maran di confermare le ambizioni europee di questo Catania. Per ripartire serve lavorare sull’attenzione e far leva sullo spirito di rivalsa. Questa squadra ha tutte la carte per riprendere il passo e dimenticare presto una serata storta. Gli errori di Calvarese non possono rappresentare un alibi e bisogna allontanare qualsiasi forma di vittimismo, non utile alla crescita psicologica di questo gruppo. Sicuri che Maran lo sappia già.

[Federico Caliri – Fonte: www.mondocatania.com]