CATANIA – Con un gruppo già affiatato, il successo del Catania nelle ultime due stagioni non poteva che dipendere dalla conferma, a più alti livelli, di giocatori scoperti a suo tempo e cresciuti nel tempo: Andujar, Alvarez, Spolli, Marchese, Lodi, Izco, Bergessio, Barrientos, Gomez. Così è stato, ed è stato un successo. Ma quel tempo è ormai passato.
Il Catania dei volti nuovi, questo Catania, non troverà nei giocatori già affermati il margine di crescita sufficiente a compensare il valore perso con le cessioni. É una conseguenza affermarlo: potrà, solo valorizzando i nuovi giovani o meno giovani, inespressi o repressi. Se n’è avuta già parziale conferma: dapprima Biraghi, parzialmente Frison, in ultimo Rolin, Keko e Gyomber.
Ogni volta che i titolari sono venuti a mancare, i giovani hanno dato persino più garanzie di alcuni veterani. Domanda. Ma se Legrottaglie, Spolli e Bellusci non si fossero resi indisponibili contemporaneamente, De Canio avrebbe potuto verificare l’affidabilità di Gyomber e Rolin? Se Barrientos non si fosse frantumato una vertebra, Keko avrebbe mai potuto dimostrare d’assomigliare a Gomez (e non solo in fattezze) molto più di quanto non ci si sia ostinato a pensare vi assomigli Castro?
Pochi giorni addietro, De Canio ha affermato di creder molto nel talento e nell’esuberanza dei giovani. Come Tachtsidis. Non più mediano alla Lodi, finalmente in fase di rilancio. Perché dunque attender oltre nel dar fiducia anche ad elementi finora meno utilizzati come Freire, Boateng, Peruzzi e Petkovic? Senza dimenticare quanto importante debba essere per il progetto Catania il rilancio di Leto. Da un giocatore delle sue qualità possono passare i destini d’una partita. Ma un giocatore della sua mole, ha bisogno di più d’una partita per dimostrare le proprie qualità.
É un po’ quel che sta accadendo, in attesa di conferme, anche con Maxi Lopez. Se gli ‘imprevisti’ hanno finora rivelato ‘belle sorprese’, perché rimandare l’occasione buona sempre all’improvvisa emergenza? In fondo, per Leto come per gli altri, quale miglior momento di quello in cui non si ha ‘nulla da perdere’, né alcun altro (o quasi) da mandare in campo? Chissà se anche in questo caso, saranno le difficoltà stesse a spingere verso la più rapida soluzione dei problemi.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]