Si sa, il gioco del calcio è spesso crudele, spietato. Una nota canzone degli 883 ci ricorda che l’unica legge che conta è quella, dura del gol. Questo sarà pur vero, ma se non si gioca e non si producono azioni e palle da gol, la palla non entra per carità divina!
In questo caso ci sentiamo in dovere di scusarci e correggere il professor Pezzali ed aggiungere un pezzo (non sicuramente all’altezza delle sue doti canore) alla sua equazione: se attacchi e giochi il pallone, non sempre vincerai (la dura legge del gol); ma se non provi neanche a farlo, molto più probabilmente perderai (la dura legge della serie A).
In termini di gioco e fantasia, il Catania ha ben poco da sorridere. Abulico e difensivista con “Jean Paul”, ancora poco incisivo con Simeone. In trasferta soprattutto. A conferma di tutto ciò, i numeri: 13 partite, 0 vittorie, 4 punti in totale, 7 reti segnate e 21 subite. Peggior squadra in trasferta. Sintesi impietosa.
Dopo quasi un girone e mezzo di campionato, la ricetta più azzeccata sembra quella di mescolare ingredienti di qualità. Del gioco e degli interpreti. Senza paragoni con il passato, che senza dubbio non porterebbero a nulla di buono, le recenti uscite del Catania hanno mostrato una inversione di tendenza. La qualità di molti interpreti, messi insieme, ha confezionato un “prodotto” più competitivo e decisamente dedito alla costruzione di palle gol. I secondi tempi contro Lecce, Napoli e Genoa hanno messo in luce, infatti, come oltre le gambe, è la precisione e l’estro dei giocatori che risolve le partite. Ammesso e concesso che, tolta la difesa e l’incontrista (uno tra Carboni e Biagianti ci vuole; i punti guadagnati senza uno dei due in campo si contano sulla punta delle dita) il salto di qualità si vede dalla crescita o scoperta di interpreti quali in primis Lodi, Schelotto e Ricchiuti.
Qualità nel portar palla – L’acquisto di Gennaio si è rivelato il perno del centrocampo che mancava, capace di portare la palla ed allargare il gioco. Insistere sulla coesistenza tra il mancino napoletano e Ledesma potrebbe suonare a qualcuno come una forzatura, ma non lo è: i due fanno lo stesso movimento verso il pallone, ed al di là delle prestazioni in campo dell’uno e dell’altro, ci sembra che l’uno faccia scomparire l’altro. Puntare sulla maggior verve e sulla fantasia di Francesco ci sembra la strada giusta. Dall’infortunio, la fantasia l’ha proprio smarrita lo sfortunato Pablito.
Qualità nell’avvicinarsi alla porta – Schelotto e Gomez sono in grado di saltare l’avversario e creare la superiorità in avanti. Seppur dell’argentino stiamo assistendo ad un piccolo momento di calo, non è in discussione la sua dinamicità e la sua capacità balistica, doti importanti per un centrocampista di inserimento e dai piedi buoni. Schelotto è un piacevole sprint di energia. I suoi dribbling stanno entusiasmando e dal suo calibrato destro arrivano tanti cross come non se ne vedono da anni.
Qualità nell’ultimo passaggio – Se i due argentini possono offrire il loro contributo alle punte sulle vie laterali, centralmente chi ci sembra poter scardinare le granitiche difese di A, è il redivivo Adrian Ricchiuti. L’anno scorso seminò il panico in stadi come il Meazza e l’Olimpico, eppure è stato sul punto di partire sia in estate che a Gennaio. Ci sembra che senza di lui in campo questo Catania si fermi e non riesca ad affondare i colpi. Trovata la corretta posizione, Adrian è inveve esplosivo, capace di inventare diagonali di passaggio che solo lui e pochi altri vedono. Non sarà il caso di concedergli qualche chance anche in trasferta?
Qualità, qualità, qualità! Questa la semplice ricetta per imbeccare le punte e far spinger la palla dentro. Perchè Maxi è un fenomeno e Bergessio sarà una piacevole sorpresa.
[Federico Caliri – Fonte: www.mondocatania.com]