Catania: non abbiamo vinto o non abbiamo perso?

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CATANIA Il Siena che scende in campo al Massimino è una squadra quadrata, ordinata, efficace; perché sa quale sia il suo obiettivo, sa come perseguirlo: prendere punti, da uno a tre. Al calcio d’inizio ne ha già uno nel borsino quindi può attendere senza esporsi anzi, rivolger a proprio favore l’iniziativa del Catania, sfruttando la superiorità numerica a centrocampo e quella in fase difensiva, che spesso vede un impari 9 contro 5.

Il Catania che scende in campo al Massimino invece dà l’idea di una squadra generosa, volonterosa ma tremendamente confusa; perché non sa bene quale sia il suo obiettivo: “Vincere ma senza rischiare di perdere”. Il manifesto programmatico di Mister Montella era poco chiaro ai giornalisti, che l’avevano ascoltato in sala stampa, non lo è stato di più per giocatori che, provando ad eseguirlo in campo, lo hanno tradotto fedelmente anche ai tifosi: Soddisfatti ma non troppo, come il presidente; Delusi ma non disfattisti, altri.

Cos’è accaduto?

Provando a fare la partita, il Catania ha rischiato di perdere. Aggirare la cerniera senese col fraseggio si è rivelato inefficace ed anzi, pericoloso. Troppi i contropiedi concessi, pericolosi oltremodo e non fatali solo per le carenze evidenti del reparto offensivo dei toscani.

Provando ad attendere a sua volta l’avversario, a giocar di rimessa, il Catania non è comunque mai riuscito a rendersi pericoloso. Zero le parate di Brkic.

E se di segnare non si riesce a segnare, vincere non si può. Vuoi per il caldo, vuoi per l’imprecisione dei tuoi, vuoi per la solidità degli altri: allora tanto meglio cercare di non perdere anzitutto, per poi sfruttare qualche palla inattiva magari, e sbloccare l’incontro. Del resto, per un allenatore che inizia un nuovo ciclo tecnico, conta prima d’ogni altra cosa far punti: che giustifichino i sacrifici della squadra, che corroborino la scelta della dirigenza. Condizioni indispensabili per garantire continuità al progetto.

L’interpretazione che Montella chiede ai suoi in questo esordio è troppo complicata: spingere, ma non troppo; difendere, ma non troppo; segnare senza farsi segnare; vincere senza rischiare di perdere. Il Siena? Difendere, e quando non si può proprio più difendere, attaccare. Più semplice, più immediato, meglio digeribile.

Al Catania manca l’ultimo passaggio, manca la conclusione in porta, anche spregiudicata. Manca la miglior condizione di qualche giocatore: sicuramente di alcuni visti in campo, non con altrettanta certezza potremmo dire per alcuni panchinari. Alt con le supposizioni però. Il tecnico vede la squadra “sette giorni su sette”, può valutare meglio, e più a lungo. Certo. Dietro le porte chiuse si cela la paga di fiducia.

Quindi? Più proficuo ed utile concentrarsi nel sopperire a queste mancanze piuttosto che andare alla ricerca di tale Sig. Equilibrio, nominato fin troppo, come la Sig.ra Amalgama ai tempi di Massimino. Domenica arriva il Cesena. Non sarà più esordio, non sarà più il pareggio un risultato soddisfacente, non ci sarà parola d’ordine altra a vincere, più nessuna confusione.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]