Catania: non parte più nessuno, parola di Gasparin

CATANIAVolenti o nolenti chissà, ma a Catania resteranno. Nei pur ancora pochi mesi trascorsi al comando del club etneo, Sergio Gasparin ha fatto conoscere ed apprezzare di sé, tra le altre qualità, l’attenzione alla puntualità ed il valore sacro attribuito alla parola data, parola data sempre con parsimonia, attenzione, calma e fermezza.

È stato così per i due co-sponsor, presentati come promesso prima dell’esordio ufficiale contro il Sassuolo, anche a costo di far convenire la stampa la mattina nella sede della Regione e la sera allo Stadio Massimino, dividendo così gli eventi. Lo stesso dicasi per le divise da gioco, strisce più strette? Detto, fatto. Per gli abbonamenti, prezzi più modici? Detto, fatto. Per i tifosi disagiati, tessere in regalo? Detto, fatto. Per il nuovo sito, presto la presentazione? È già fissata per il 21 Agosto.

Lo stesso dicasi anche per il mercato: “nessuno dei nostri pezzi pregiati partirà a meno di offerte irrinunciabili”, detto? Fatto, vista e ricordata un’altra parola data: “C’è tempo fino al 19 Agosto, dopodiché nessuno dei nostri pezzi pregiati si muoverà”. Nulla perciò lascia presagire che la parola fine alle trattative riguardanti i “pezzi pregiati”, programmata per la mezzanotte di giorno 19 (quindi già passata da qualche ora), possa subire opportunistici ritardi, strategiche ritrattazioni o robetta da “mercante in fiera”, gioco e ruolo a cui l’ad-direttore del Catania ha mostrato di non esser interessato.

Una questione di stile, un’occasione in cui allo stile ben si combina l’immagine di una società che, come tra l’altro promesso congiuntamente al presidente nella conferenza stampa d’insediamento, “non dismette, non smantella, anzi..” si scopre rafforzata rispetto allo scorso anno, non avendo perso alcun giocatore dimostratosi determinante per i successi del Catania marcato Montella e potendosi giovare in aggiunta di forze redivive quali Andujar ed Alvarez, oltre a nuovi preziosi innesti come Castro in attacco, senza dimenticare poi le belle speranze alimentate da Doukara e Salifu oltre ai graditi recuperi di Llama, Biagianti e Capuano che la scorsa stagione hanno trascorso più in infermeria che in campo o panchina.

Resterà Alvarez, resterà pure Spolli, il cui volere, a suo dire ben conosciuto dalla dirigenza etnea, non avrà certo trovato in alcun altro club il medesimo sostegno e la medesima considerazione garantitegli dal Catania. Resterà Lodi, per il quale sembra fosse stata avanza un’offerta di 8 milioni da parte del Milan, forse nostalgico delle geometrie di Pirlo ed un po’ pentito d’averlo così incautamente ceduto alla Juventus. Resterà Almiron che, come Lodi, ha sempre ribadito la volontà di restare a Catania non solo come scelta professionale, ma proprio come scelta di vita.

Resterà Bergessio, a dispetto delle voci che lo volevano a Roma prima, a Firenze poi, sempre a rincorrer Montella insomma. Ed a tal proposito resterà anche Gomez, con buona pace del procuratore che, prometteva, avrebbe fatto di tutto per portarlo a Firenze senza perciò trovar sostegno o correzione nel silenzio strategico del giocatore, bravo a riconoscere e dribblare i tranelli anche fuori dal campo, meno ad andare in goal, come sul campo. Purtroppo non tutti sono nelle condizioni di mantenere le promesse fatte.

Resteranno anche Biagianti e Llama, un tempo al centro del mercato, adesso determinati solo a tornare al centro dell’attenzione del proprio tecnico, dei propri tifosi. Resteranno infine anche Marchese e Barrientos, due giocatori in cerca di rinnovo, con i quali si tratta, e si continua a trattare, probabilmente, non solo di una questione di soldi. Sul tema il presidente Pulvirenti era stato più che chiaro, rigido: “Al Catania ci sono delle regole, chi non ha il contratto rinnovato non gioca”, affermava più o meno così il massimo dirigente etneo quando, alla presentazione del libro “Tutto il Catania minuto per Minuto”, lo si stuzzicò sul futuro di Barrientos e sugli echi che lo volevano seguace di quel che sarebbe presto divenuto l’ex tecnico o di quello che era già divenuto l’ex amministratore delegato.

A pensarci bene, è già capitato che la parola dell’ad-direttore venisse smentita dai fatti: ad esempio quando Montella, da allenatore del Catania divenne allenatore della Fiorentina. Ma erano i primi tempi, quelli fatti di affari, situazioni e retroscena ereditati, non programmati, né gestibili in altra maniera. Erano tempi insomma, in cui un’altra parola, ben più importante, miliare, aveva priorità nel non venir disattesa, il “rispetto dei ruoli”. Perché in fondo, le parole, i tecnici, i giocatori passano, il Catania deve rimanere.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]

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