CATANIA – E poi arriva Maurizio Pellegrino. L’unico allenatore per scelta, ma di altri. Per la precisione, per scelta del club che poco tempo prima aveva affidato lui la direzione del settore tecnico delle giovanili. Da ‘capo-Cantera‘ ad allenatore. Preferito a De Canio (che, sotto contratto come Maran poteva – e non lo è stato – richiamato), successore di Maran. Tornato in panchina, esordiente in A, avendo già guidato il Catania in terza serie ed in serie B (ed averci giocato tra i dilettanti ed in C2).
Eppure Pellegrino – allenatore vero e patentato – con la panchina, aveva chiuso da tempo. Una scelta, di vita, questa volta tutta sua. In pochi anni – quelli seguenti all’esonero dei Gaucci – reso cosciente dei pro e dei contro della carriera di allenatore: poca pazienza e scarsa capacità di programmazione da parte dei club, continui spostamenti da una panchina all’altra, compromessi o rischio dimenticatoio dietro ogni esonero (che fine ha fatto Baldini?), e se non sei nel giusto giro..
Dopo esser passato da Paternò al Sud-Tirol, come non pensare “Meglio la vita da dipendente!”? Anche a costo – conseguente – di “andare a morire” per le scelte compiute dal club sulla propria persona, a prescindere dalle proprie convinzioni. Ma il club c’azzecca, cosa succede poi? L’adrenalina dello spogliatoio, le emozioni, la professionalità, i concetti ed i risultati di queste sei giornate: Dodici punti, come promessi, arrivati nel recupero dell’ultima inutile partita, inutile non per le scelte.
Diciamola tutta. I fine campionato non sono il periodo più affidabile per misurare le capacità di un allenatore – come di un giocatore – ma riescono in certi casi – come questo – ad insinuare comunque un dubbio sensato ed un fiducia inusuale. Eppure, progettare un’intera stagione – tra aspettative e pretese da top-team – è compito ben più arduo in cui Pellegrino, finora, non è mai riuscito. Le ragioni del club, fondate sul vissuto come coordinatore delle giovanili, sono però più forti dei dubbi.
Anche perché, è forse proprio la figura di Pellegrino – uomo della società, con spiccato senso di appartenenza – quella che dà le maggiori garanzie dal punto di vista umano e le credenziali tecniche più chiare (in pregi e difetti) per avviare un ciclo tecnico duraturo, che abbia al centro del progetto la valorizzazione del settore giovanile – che Pellegrino ha costruito, da coordinatore, nel corso della stagione – parametri entrambi carenti anche nelle stagioni più entusiasmanti delle ultime otto vissute in A.
La sfida è servita, la scelta di vita è fatta: Pellegrino allenatore del Catania anche in serie B. La società ha proposto, il tecnico ha accettato, con vivida emozione percepibile nel suo sguardo umido. Dati incoraggianti e perplessità sono tutte sul tavolo, pregi e difetti, possibilità e rischi. Il Catania riparte da Pellegrino, che fa rima con Cosentino. Ricominciano i progetti e le parole dopo mesi di silenzi, quando era ormai troppo tardi per salvarsi, è anche troppo presto per essere più esaltati che realisti.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]