Catania: “So’ Parole”, Sempre e Solo Parole

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“Prenderete provvedimenti per tenere alta la tensione?” Così Pietro Lo Monaco a domanda: “Sò Parole! Che pensa che facciamo, che dormiamo? Stiamo lottando”. Un’altra pillola dal direttore.

Sono parole le tabelle di marcia, le partite già scritte e i pronostici scontati. La Sampdoria fa tre punti alla prossima con questa, il Lecce li fa con quell’altra. Una ha il calendario benevolo, l’altra complicatissimo.

Rotondo è il pallone, ma anche il cerchio rivendica d’esserlo. Una è metafora d’imprevedibilità, l’altro è una medaglia a due facce, allegoria d’infinita ambivalenza. Ecco, nel calcio la palla a volte è sfera e a volte si fa cerchio.

La faccia brutta del cerchio è quella del Lecce e del Cesena che riacciuffano un pareggio “insperato” in altri momenti dell’anno dall’uno a tre. E poi c’è l’altra, quella che non fa conti, quella che non prevedi e a volte non vedi, a costo di negare l’evidenza. Sì, di partite “Allaschiti” i tifosi di ogni età ne hanno sentite tante e tali da far sanguinare le orecchie. Eppure ci sono ancora volte in cui la palla rigetta l’etichetta, rifugge dal compromesso e sfugge alle “logiche d’interesse”.

Qualche partita da piatta, o da “patta”, si fa pazza. Il Bari ferma il Milan di un incredulo Cassano, che chiede quasi spiegazioni a Gillet, e va a vincere a Parma praticamente da retrocessa. Il Bologna batte il Lecce in trasferta, il Cagliari magari non ha vinto ma neppure ha perso nelle ultime due giornate con due pericolanti come Brescia a Lecce. La formazione di Donadoni era già abbondantemente salva e sarà il prossimo avversario interno del Catania tra l’altro, ed a tutto ha lasciato pensare meno che a miseri lasciapassare.

È giusto che sia così, anche contro il Catania, che non sia l’eccezione che conferma la regola, ma la regola che ammette solo qualche eccezione. Eccezione che non dovrebbe essere, questo bisogna dirlo, due goal rimontati dal 92’ a Palermo per mano di un Cesena con l’uomo in meno. Da qualche anno c’è un barlume di speranza di avere un campionato sportivamente regolare fino in fondo, ma non tutto è risolto com’è naturale che sia. Le cattive abitudini non si cambiano come la biancheria intima.

I “Malapinsanti” dicono che siano tutti o quasi tributi pagati alle agenzie di scommessa, e a pensar male si fa peccato ma spesso s’indovina, non possiamo negarlo. In caso di questo convincimento però bisogna che cambiamo tutti sport. Perché che ti prenda in giro la cupola del calcio ci può anche stare, sospettavi ma non sapevi. Se oggi pensi che sia cambiato solo il padrone ma non la sostanza che fai, ti prendi in giro da solo?

Diciamo allora che non c’è nulla di poco chiaro in certe situazioni? Sosteniamo la trasparenza di tutto il sistema, di cui le partite di fine campionato non sono altro che la punta dell’iceberg? Certo che no, anzi vogliamo che non ci si stupisca quando quel contorno poco chiaro del cerchio incappa nella trasparenza. Stupirsi poi di cosa? Di una squadra che non accetta un “Facce passà”? Si parla spesso di onorare il campionato, io dico che bisogna onorare la maglia che si porta. Staccare quell’etichetta di campionato del biscotto passa per la nostra indignazione, un conto è essere uomini di calcio, un altro è esserlo del calcio, specialmente se inteso alla maniera degli ultimi decenni italiani. Ben vengano i Preziosi che, dopo la vittoria proprio contro una pericolante, intimano alla squadra di impegnarsi seriamente pena un taglio alle vacanze, per non autorizzato e lautamente retribuito anticipo delle stesse. Non possiamo mai smettere di indignarci nascondendo una montagna di vergogna dietro il dito del “così fan tutti”.

Si accetta qualche anomalia senza pensare al complotto, lo abbiamo detto, e allo stesso tempo non si deve soprassedere se a fine campionato vale tutto. Lo diciamo ora che si entra nella fase più delicata in quest’ottica, dove i giochi per qualcuno sono già decisi. Siamo soliti pensare al disegno già scritto ma ad accettarne da tolleranti complici il manifestarsi. Io dico che bisogna evitare pensieri che ci intossicano e rifiutare comportamenti che con lo spirito di ogni altro sport non hanno nulla a che fare. Questi sono i mesi dei problemi da prova costume per qualcuno, dei problemi che provano un malcostume per altri. E le motivazioni che fanno la differenza, le squadre che non hanno più niente da chiedere al campionato? La testa alle vacanze e alla prossima stagione, i contratti da guadagnarsi, i giocatori affamati e quelli sazi allora dove li mettiamo? So’ parole!

[Daniele Lodini Fonte: www.mondocatania.com]