CATANIA – Cambiare, per obbligo, per scelta. C’è un po’ dell’uno ed un po’ dell’altro nel Catania mandato in campo da Maran contro la Fiorentina. Troviamo Paglialunga e Biagianti ed Almiron sono indisponibili, come lo è Bergessio in attacco, sostituito da Castro. C’è però anche Capuano, al posto di Marchese (che apprenderemo essersi rifiutato di scendere in campo nel ruolo ritagliatogli da Maran, ndr), e soprattutto cinque mediani a supporto di Gomez e Castro. Maran decide di giocare a specchio. Montella preferisce Ljajic a Toni, Migliaccio a Romulo per sostituire Pizarro. E’ sfida tra i tecnici, al presente, non tra passato e futuro, non dialettica, come gradita ai giornali, ma sul campo, come aggrada al calcio.
Quinta contro ottava, distanti quattro punti. La curva nord: “Avanti senza paura”, la curva sud: “Un maglia… un cuore impavido”. É la voce dei tifosi presenti, non quella dei tanti assenti. E’ il grido di battaglia che accompagna i giocatori, presenti, in campo, in panchina, in tribuna. Gli assenti? Non hanno voce, né titolo, solo torto.
Fiorentina più presente sul campo. Manovra più rodata, possesso palla, giocatori più vispi, trame esatte. I rossazzurri, prima di trovare le misure all’avversario devono familiarizzare con quelle delle loro rinnovate vesti. La mossa di spostare Gomez a destra, contro Savic, dopo la brutta esperienza all’andata contro Roncaglia, non premia già sol perché il Catania fatica incredibilmente ad impostare la manovra, che significherebbe uscir vincenti anche solo una volta dal confronto con la mediana viola. Al 21° la supremazia avversaria viene ripagata col goal di Migliaccio che, a dispetto delle attese, arriva non su azione ma su sviluppi da palla inattiva, un corner ricalciato in area e raccolto sul secondo palo, di testa. Primo tiro in porta dei viola.
Dal goal in poi la Fiorentina cala d’intensità. Arretra per aspettare, difendere in vantaggio e ripartire in velocità. Accade davvero poco se non una serie di gialli contestabili nella loro disparità di assegnazione, come ad esempio quello sventolato in faccia a Bellusci reo di aver simulato in area e non a Ljajic che dopo un tuffo in area protesta persino ma non viene sanzionato né per l’una né per l’altra infrazione. Il Catania dovrebbe e potrebbe spingere, lo fa, ma senza risultati né azioni degne di nota o comunque di una parata da parte di Neto, inoperoso almeno quanto Andujar. L’assenza di Bergessio si sente quando là davanti bisognerebbe tener palla, permettere l’inserimento dei brevilinei che sono invece chiamati a questo ed a quell’altro lavoro. Fine primo tempo.
Il Catania torna in campo cambiato, nel modulo. Difesa a quattro, Alvarez a sinistra, Bellusci a destra, Capuano trequartista nel 4-2-3-1. Effetto positivo immediato. Al 49° spiovente in area di Gomez su punizione, conquistata da Barrientos, Legrottaglie anticipa Neto depositando in rete. La Fiorentina reagisce, con Cuadrado e Ljajic centra un palo ed una traversa nei minuti immediatamente successivi al pareggio. Maran corre ai ripari, fuori Capuano per Ricchiuti. Attacco tutto composto da brevilinei. Al 56° Jovetic ancora pericoloso, dal limite prende male la mira, in solitaria. Al 58° in ripartenza, Barrientos, conclusione dalla distanza, di poco fuori. Al 68° conclusione di Cuadrado, Andujar si salva in angolo. Montella mette dentro Toni per Ljajic. Al 72° Castro, Neto in angolo. Al 76° fuori Bellusci per Potenza.
Al 77° rosso diretto per Aquilani. Montella manda dentro Tomovic per Pasqual. La Fiorentina non rinuncia mai ad offendere. Dopo qualche minuto di sbandamento prova a ripetizione ad innescare Toni. Ma il deficit fisico, già evidente ad inizio ripresa, fa il gioco del Catania che sfruttando l’ennesima sortita viola, riparte con Izco, innesca Barrientos a destra, cross, Gomez attira l’attenzione sul primo palo, Castro svetta e colpisce di testa mandando il pallone in mezzo alle braccia di Neto, è goal, è il vantaggio. Esplode lo stadio. Fino all’ultimo i viola provano il goal del clamoroso pareggio. Ma la gara ormai è in controllo. Resta da segnalare solo il clamoroso giallo rimediato da Castro, al 90′+2′, evidentissima spinta di Roncaglia alle spalle, l’arbitro inverte la punizione e sanziona l’argentino che salterà la prossima partita.
Soffre e vince ancora una volta, ancora in rimonta il Catania di Maran, premiato quando, nel secondo tempo, rimette ai suoi ragazzi le vesti a loro più consuete e consone, il 4-2-3-1. Il rosso ad Aquilani mette in discesa una gara già riequilibrata, e lo fa proprio nel momento di maggior spinta avversaria. La Fiorentina ha la colpa di non aver affondato il Catania quando, nel primo tempo, gli etnei parevano in balia dei fraseggi del centrocampo avversario. Invece, dopo il vantaggio, la viola diveniva timida, cedendo campo e partita. Come al solito, la condizione fisica e mentale del Catania vien fuori nel secondo tempo, quando a pochi minuti dallo scadere Barrientos ha ancora benzina per sfrecciare a sinistra e metter dentro per Castro il traversone del 2-1. E Castro non è un gigante.
Gigante lo è questo Catania, lo è in classifica, lo è anche in campo. Sa soffrire senza mollare, sa attendere senza impazienza che arrivi il momento giusto, e là colpire. C’è sempre, non viene mai meno, questo Catania, nei singoli e nel collettivo, nei singoli che fanno il collettivo. E’ la vittoria di chi c’è, in campo, in panchina, sugli spalti. Non c’è tempo per pensare agli assenti. Il Catania corre, tutto il resto, resta indietro..
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]