Uno spiffero d’aria, sembra solo un soffio eppure può costarti la salute. Una perdita, è giusto un’infiltrazione da una piccola fessura ma può allagare tutto.
La fascia sinistra è questo per il Catania, un’evidente falda nel sistema, una breccia che non ha bisogno d’essere aperta, una crepa nelle mura che si allarga e si allarga, fino alla resa. Anche l’avversario più sprovveduto conosce ormai la via d’accesso alla porta rossazzurra, il “Passo del Capuano”, un imbocco sicuro. Non è solo il terzino catanese che ha incontrato uno Zarate in stato di grazia, è l’attaccante biancoceleste che ha trovato una sfortunata prestazione dell’esterno basso. Solo, troppo solo per essere vero. Un ragazzo che rientra da una lunga indisponibilità va comunque tutelato diversamente. E invece lo abbiamo trovato così, in balia delle sovrapposizioni. Ci rifiutiamo di credere che fosse un rischio calcolato dentro la scelta di mettere dentro una formazione aggressiva in zona d’attacco.
Vogliamo credere che ci sia un motivo, che ci sia altro, che non si sia solo sottovalutato la salute dei capitolini e la loro forte propensione al gioco esterno. Perché per capire come si possa lasciare il due contro sistematicamente, per comprendere come si sia permesso che la Lazio giocasse sempre e solo sulla sinistra prendendo in mezzo a terzino e trequartista il solo Capuano ci vuole un atto di fede. Carboni rincorre tutti e pur non essendo nel fiore della condizione fisica corre per due, ma la coperta è corta. Poco, troppo poco un solo mediano contro due terzini e due ali da raddoppiare. Si spiega solo con questo una sconfitta meritata di sicuro nella sostanza e probabilmente anche nelle dimensioni? Sarebbe bello ma probabilmente no, anche se definire la fascia sinistra di difesa una semplice concausa sarebbe quantomeno limitativo. Una Lazio col vestito da Big, venuta a imporre il suo gioco con concretezza e solidità. Una squadra che vale la classifica che ha. Ci sta perdere, ci sta subire una sana lezione. E allora se la spizzata alla cieca per Hernanes fosse stata imprecisa non saremmo qui a lamentare i cross che piovono a dirotto da quella fascia senza mai trovare anche la più casuale delle opposizioni? Se il guardialinee avesse segnalato il fuorigioco di Mauri nessuno sottolineerebbe che l’attaccante si accompagna verso l’esterno del campo, non concedendo l’interno per nessuna ragione? Se non avessimo perso, insomma, non avremmo quella sensazione di palpabile vulnerabilità? Possiamo affermare senza tema di smentita che l’amaro in bocca si farebbe ironia, che la preoccupazione per ciò che è si farebbe sollievo per ciò che sarebbe potuto essere, ma il senso di vuoto sarebbe intatto, non colmato. Non c’è stata azione che si sia infranta su una benché minima resistenza da quella parte, non c’è stato cross che sia stato contrastato. La palla del primo e del secondo vantaggio partono proprio da lì, ma non solo.
Una mole di gioco sproporzionata trova facile sfogo da quella parte, una storia che dura da tanto, troppo tempo per non avervi ancora posto rimedio. Se gli uomini sono quelli che sono, non si può dare addosso sempre e solo a loro. Oltre i coloriti appunti, superando gli ironici indici puntati, la verità è che il correttivo non risiede in un miracoloso salto di qualità individuale. È come fermarsi sotto la pioggia fiduciosi che fissando il cielo torni il sereno. Non si fa così che si fa, non è così che questa società ci ha mostrato di sapere e volere fare. E una stonatura in un coro armonioso si sente ancora di più. La squadra ha sbagliato approccio, è partita scarica e con poca lucidità. Ex post la scelta di “dare copertura” alla fascia sinistra con Lodi è stato un grosso favore ai propositi laziali. A giochi fatti, per provare a bloccare la fascia su cui ha scommesso tutto Reja, Ledesma sarebbe potuto essere più efficace.
Rientra tutto nella nostra dimensione però, comprese letture tattiche poco profetiche qualche volta. Non vogliamo trasformare il nostro punto di forza in un lavoro forzato. Avere un rendimento da coppe in casa non può diventare l’obbligo dei tre punti, a meno che non ci aspettiamo 57 punti solo tra le mura amiche. Liberi di farlo, ma rischiamo di aspettare a lungo. La Lazio si è presentata in una grande forma e già nell’ultima trasferta a Napoli, pur non raccogliendo punti, aveva convinto per larga parte del match. Oggi pesa il fattore C, ma non è quel fattore Casa che molte volte per noi è decisivo e nemmeno il fattore Culo…vic che spesso risolve nel calcio. Diciamo che è il fattore…Corsie laterali, così chiariamo che i problemi come i meriti sono di gruppo, così sgombriamo il campo dal sospetto di personalismi e pregiudizi. Quelli per cui “chiunque ma non Marchese”, quelli per cui “Schelotto non può fare il terzino”. Una precisazione: a nessuno è mosso l’appunto di mancanza d’impegno o scarso attaccamento. Si apprezza sempre un giocatore che si spende e si vede, ma alla volontà non sempre si accompagna la capacità. Il Catania c’è, anche se ieri ha sbagliato partita. Tappare i buchi, metterci una toppa tutti insieme, leccarsi le ferite e ripartire. Prima però, “Chiurila sta potta”!
[Daniele Lodini – Fonte: www.mondocatania.com]
Calciomagazine ® 2005 - 2024 - Notizie Calcio supplemento al Giornale Online L'Opinionista
p.iva 01873660680 Testata giornalistica Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009
Calciomagazine sui social - Redazione - Privacy Policy - Cookie Policy