Proprio per tutto quel che aveva fatto in rossazzurro, divenuto miglior marcatore di sempre in serie A, per il rapporto ricreatosi con la tifoseria, per la fascia di capitano indossata e per il periodo non particolarmente felice attraversato dalla squadra, affidata a Giampaolo, il pubblico non si aspetta e quindi biasima la sua scelta di abbandonare tutto per andare a Napoli, irretito dal sogno Champions League dal quale si risveglierà retrocesso, con la maglia del Novara. Mascara Adesso gioca in Arabia (ha seguito Zenga, adesso esonerato) all’Al Nasr. É la prima volta, a memoria, che un capitano abbandona la nave in difficoltà. La sua ultima col Catania, e da capitano del Catania la gioca al Massimino, dove il Milan vince 2-0. Così la fasica di capitano deve cambiare possessore. Nel Catania che era già passato di mano, a Simeone, primo allenatore argentino sulla panchina del Catania, la fascia passa per la prima volta al braccio di un argentino: Matias Silvestre, difensore centrale, classe 1984.
É anche, tra i capitano (eccettuando gli episodici capitani della gestione Zenga) il più giovane nella storia recente del Catania. Mossa, quella della fascia da capitano, che serve anche per porre una importante sottolineatura alle prestazioni del giocatore che il Catania ha già intenzione di vendere e che, a fronte delle sei reti all’attivo con cui chiude il campionato, deciderà di monetizzare anche a costo di cedere “un capitano” del Catania ai rivali del Palermo. Anche per questo la “blasfemia” sportiva si conclude senza clamore e nell’indifferenza della piazza che poco si era legata alla figura di quel capitano improvvisato. Peccato per alcune frasi proferite al suo arrivo al Palermo: “Adesso sono in una grande squadra – e stuzzicato sui suoi trascorsi rossazzurri – il Catania appartiene al mio passato“. Al primo incrocio nel derby, inevitabili i fischi, con lo stesso presidente Pulvirenti che dirà: “I fischi a Silvestre? Silvestre mi lascia indifferente, è stato a Catania, ha fatto il suo, adesso è da un’altra parte. Non so perché la gente l’abbia fischiato. Ci sono stati ex applauditi a Catania, se questo non è successo con Silvestre un motivo ci sarà . E’ andato al Palermo, forse è cambiato questo. Appena è arrivato si è subito ambientato, prendendo la “palermite””. Il tempo sarà galantuomo, come sempre. L’ex numero 5 rossazzurro verrà sostituito da Nicola Legrottaglie, ma potrà infine realizzare il sogno di giocare nell’Inter, almeno qualche partita.
In quel derby la fascia di capitano avrebbe dovuto indossarla Marco Biagianti, secondo i programmi d’inizio stagione. O Mariano Izco, secondo la consuetudine instauratasi stanti le continue problematiche fisiche del capitano insignito di tal nomina dall’allora direttore generale Pietro Lo Monaco. Biagianti capitano, centrocampista fiorentino, classe 1984, è l’ennesima mossa, in stile Silvestre, per far sentire la fiducia della società ad un ragazzo reduce, oltre che da un infortunio, anche da un precedente, fallito passaggio al Palermo, voluto più dalla società che dal giocatore stesso (fonte, il giocatore) e dalle tante, troppe voci di pretendenti “gloriose” messe in giro dal suo procuratore. La formula del capitano è escogitata anche come operazione simpatia, ma vuoi i preconcetti o le convinzioni dei tifosi, vuoi l’ennesimo infortunio, gli effetti non furono quelli desiderati. E così’, quel derby, fu la prima da capitano per Giovanni Marchese, terzino sinistro, classe 1984, nativo di Delia, che viveva una stagione sorprendente sotto la guida tecnica di Vincenzo Montella. Il Catania vinse 2-0, ma Marchese continuò ad indossare la fascia di capitano solo quando Marco Biagianti, quasi sempre, e Mariano Izco, quasi mai, risultarono indisponibili. É un periodo un po’ particolare, quasi di sede vacante, in cui a far le veci di capitan Biagianti è il veterano della maglia rossazzurra, un giocatore che nella sua carriera riassume l’epopea del Catania da piccola squadra a formazione in grado di entrare in competizione per un posto in Europa, l’unico ad aver vissuto per intero, dal primo all’ultimo, tutti gli allora sei anni consecutivi di serie A dal ritorno degli etnei nel 2006. Prelevato dalla seconda serie argentina, Mariano Izco, centrocampista, classe 1983, è il secondo argentino ad indossare la fascia. Biagianti la lascia alla terza giornata, al 45° della sfida contro il Genoa, esce infortunato (la indosserà solo altre 5 volte, tante quante le sue presenze da titolare nelle 35 partite seguenti). E’ Ciro Capuano, terzino sinistro, napoletano, classe 1981 a raccoglierla ed indossarla contro Juventus e Novara, poi anche il terzino sinistro s’infortuna, e nella sfida contro l’Inter, vinta al Massimino per 2-1, in rimonta, arriva al braccio di Mariano Izco, appena rientrato da un infortunio che ne aveva posticipato l’inizio della stagione.
Da capitano del Catania, Izco segnerà la sua seconda rete in rossazzurro, prima ed unica in quel campionato, contro l’Inter (2-2 al Meazza).L’anno successivo, con la stessa situazione di sede vacante, raggiungerà il record di presenze, di sempre, per un giocatore rossazzurro nel massimo campionato nazionale. Traguardo a cui farà seguito il prolungamento al 2017 del vincolo contrattuale e l’attribuzione del titolo di “possibile” bandiera rossazzurra visto che solo in Italia il giocatore ha disputato la massima categoria, e solo col Catania è sceso in campo dal giorno del suo addio al “Tigre” ed alla patria argentina. Correva l’Agosto del 2006 e per una cifra irrisoria, paragonata a quelle consuete nel calciomercato, il Catania si assicurava il futuro uomo dei record con 205 partite in A, oltre 13800 minuti giocati, e la simpatia del pubblico che riconosce in lui l’esempio di chi, lavorando, sudando per la maglia e rispettando i tifosi anche quando questi gli mancavano di rispetto, riesce a tramutare i fischi in applausi e le frasi irridenti in complimenti. Fulgido esempio di capitano con la C di IzCo maiuscola.
Secondo il sondaggio lanciato sul profilo facebook Mondocatania.Com “il capitano”, il più amato e rispettato tra quelli che si sono succeduti in epoca recente è… Davide Baiocco! Tra gli altri, Davide Platania ricorda di lui: “Grande uomo fuori e dentro il campo!ricordo durante gli allenamenti che parlava e scherzava con i presenti…“, non di molto staccato, Mariano Izco.
[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]
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