Un punto che ha segno positivo solo in funzione delle alternative negative, catastrofiche, diversamente prefigurabili per una gara aperta ad ogni risultato. Se il dato incoraggiante, in altri casi, sarebbe stato l’esser riusciti a non perdere, la sconfitta interna del Parma contro il Lecce rende il primo punto del Catania di Simeone molto meno soddisfacente di quanto non avrebbe potuto essere.
Analisi del momento che andrebbe però letta e ragionata in funzione del disastro pregresso che ha portato questo Catania a dolersi o compiacersi più del prodotto delle concorrenti che di quanto raccolto con le proprie forze contro le avversarie che di volta in volta “scippano” qualche punto che non meriterebbero; furti ai quali la formazione etnea non ha, finora, mai reagito.
Mettendo di canto il risultato di Parma; analizzando il prodotto relativo della trasferta romagnola, emerge un Catania ancora una volta brillante nei primi minuti di gara, con uno spiccato appeal offensivo che tuttavia non riesce a materializzare geometrie ficcanti, non con continuità almeno. Fallisce la prova delle due punte, ma solo in ragione dell’incapacità etnea di giostrare bene nei 30 metri avversari; troppo spaesato Ricchiuti, che fa rimpiangere sia Lodi in posizione più avanzata, sia Gomez, con Martinho dal primo minuto.
Bisognava senza alcun dubbio vincere. Ma tra il dire ed il fare ci sono di mezzo i pochi giorni di allenamento concessi ad un Catania che deve ritenersi “nuovo” almeno quanto “nuovo” è stato con l’arrivo in panchina di Simeone. Aggiungiamo gli infortunati, senza che diventino un alibi; ma vedere Giaccherini spostarsi sul lato di Marchese, una volta uscito Augustyn, dice tanto.
Quindi arriva solo un punto che, seppur minimo risultato positivo, rappresenta un passo avanti che schioda gli etnei dalla quota 22, divenuta quasi una gabbia. Se una posizione indietro in classifica non può dispensare ottimismo, la prestazione, anche atletica degli uomini di Simeone, finalmente costanti lungo buona parte dei 90’, lascia margini incoraggianti in prospettiva delle prossime gare, nelle quali necessiterà comunque un miglioramento netto, non solo nell’intesa tra gli interpreti offensivi, quanto anche nella gestione delle forze, e degli equilibri in relazione del risultato.
Bologna non è una tappa facile, specie a così pochi giorni di distanza e senza la possibilità di rimanere in Emilia ma, questa stagione più che mai, la salvezza degli etnei dipende dal risolvere in fretta l’handicap trasferta, che li vede fanalino di coda nel rendimento, con appena quattro punti raccolti. Troppo pochi per una squadra ben più competitiva ed esperta del Cesena, come del Bari, del Lecce e di altre, tante altre squadre, classifica alla mano, attualmente in posizioni meritate ma insperabili.
[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]
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