Il gioco del calcio: un mix di sport, agonismo e professionalità. Un mondo che inevitabilmente non è fatto solo di guadagni e successo. Spesso scatta qualcos’altro. Entrano in ballo fattori emotivi che possono portare giocatori a sviluppare un incondizionato attaccamento alla maglia che si indossa. E Catania conosce bene questo meccanismo. Facendo riferimento al passato più recente – gli 8 anni in Serie A – lo scenario rossazzurro ha assistito ad un alternarsi di uomini, di calciatori che hanno dato tanto per squadra e città, passando alla storia come i beniamini di tutti i tempi.
In un momento come questo, ad un passo dal baratro ‘Serie B’, è lecito chiedersi quanto abbiano dato davvero i giocatori in campo dall’inizio del campionato ad oggi, quanto abbiano lottato per tener stretta la massima Serie, per ottenere l’ennesimo metaforico scudetto, la salvezza. Eppure chiunque ricorda chi, nel passaggio dalla A alla B nel 2006, dichiarò amore eterno ai colori rossazzurri. Il ‘Gabbiano’ Spinesi, Mascara, Stovini, Russo, Sottil, Silvestri, ‘capitan’ Baiocco: uomini che, andando oltre i limiti tecnici e psicologici, dettati dalla squalifica del Massimino nel 2007, dalla lontananza dal pubblico, dagli stessi infortuni (Baiocco giocò lo spareggio col Chievo con le infiltrazioni) non demorderono. Per il bene di Catania si rimboccarono le maniche e sfidarono sorte e ostacoli pur di regalare a pubblico e società la salvezza tanto sperata.
Si parla di gente che, in alcuni casi, a fine carriera, scelse di rimanere in Sicilia. Ogni tanto si sentono ancora voci e pareri di ex che hanno lasciato un pezzo del proprio cuore quaggiù, soffrendo per le sconfitte, partecipando alla gioia comune per le vittorie. Con il susseguirsi degli anni e delle stagioni, di sicuro sono passati alla storia come ‘eroi rossazzurri’ anche i bomber Martinez e Paolucci, il ‘Papu’ Gomez, senza scordare i pilastri del centrocampo quali Carboni e Tedesco,solo per citarne alcuni. Calciatori che, nonostante il breve periodo trascorso alle pendici dell’Etna, hanno sempre dimostrato professionalità e umiltà. I tifosi catanesi li apprezzano e li ricordano ancora con un sorriso.
Dimostrare gratitudine verso gente motivata è routine per i giocatori del Catania. Questa volta però curve e tribune non sono d’accordo nell’esaltare i propri campioni. Contro il Torino non si sono nemmeno prestati agli ‘olè’ alla lettura delle formazioni. E pensare che si sta parlando degli stessi che l’anno scorso resero grande il Catania, coloro che, anche se solo per un attimo, accesero la speranza di entrare in Europa. Lodi,che dal Genoa è tornato a Catania; Spolli, che rifiutò Tottenham e Co. pur di restare in rossazzurro; Bergessio e i suoi gol, che fecero volare la compagine etnea fino all’ottavo posto nel 2012/2013.
Ebbene, sono gli stessi protagonisti che quest’anno stanno assistendo invece alla scomparsa di un sogno. Cos’è successo? A cos’è dovuto un cambiamento del genere? Il pubblico catanese, di certo, ha da sempre dimostrato massima ammirazione e stima per chi ha , dal canto suo, dimostrato massimo attaccamento verso i colori, per la maglia. Se si parla di contestazione, è evidente che manca qualcuna delle componenti citate. Modello ineguagliabile rimane comunque capitan Izco, capace di credere al miracolo salvezza nonostante le avversità, come dimostra la lettera inviata ai tifosi.
Otto anni di fedeltà e affetto incondizionato per Catania. Un esempio per chiunque intende approdare a Catania, in cui ‘attaccamento alla maglia’ è per tutti la parola d’ordine per fare grandi cose. La speranza è proprio questa. L’appello è imprescindibile: presenti e futuri campioni, Catania è città, squadra, società seria, grande famiglia. Il massimo impegno, la massima collaborazione, il massimo attaccamento verso i colori rossazzurri equivalgono da sempre ai massimi risultati.
[Veronica Celi – Fonte: www.mondocatania.com]