Catania vicino all’impresa, migliora la partenza in campionato

CATANIA – Più che nella passata stagione, più che nel 3-1 patito allo Juventus stadium, ma in cui fummo la prima squadra che costrinse i bianconeri a rimontare nel loro nuovo stadio, più che nel 2-2 a Milano contro l’Inter, più nel 2-2 sempre conto la Roma, questo Catania, il Catania di Maran, è andato vicino all’impresa contro una grande squadra, in un grande stadio, contro un grande pubblico. E con vicino non intendiamo solo temporalmente, in cui come riferimento va preso non la rete di Nico Lopez ma la seguente traversa di Castro (incocciata al 92°), quanto anche compiutamente, parlando di gioco, tattica, coraggio, convinzione, determiazione.

Riferimenti, in questo caso, che coincidono con le reti di Marchese e di Gomez, da alcuni lette come sintomo dell’incapacità arbitrale, da altri della consueta fragilità difensiva zemaniana, da pochi come dimostrazione di forza della squadra ospite, capace di passare in vantaggio ribaltando l’inerzia d’un popolo intero che spingeva i propri beniamini a rincorrere la vittoria ma trovatosi, inaspettatamente, a rincorrere per ben due volte, e fino all’ultimo, fino allo spasimo, il Catania.

Ma sorvolando sulle miopie avversarie, che possono sempre tornar comode al ritorno, concentriamo lo sguardo su quel che pari è, non solo il risultato.

Come nella passata stagione, dal centrocampo in su, non si possono che tessere le lodi di Bergessio fintantoché se ne valuta la prestazione in funzione del collettivo. L’argentino, nato come attaccante d’area, è stato trasformato la scorsa stagione e si conferma in questa come attaccante di squadra, quello che sgomita, corre, si danna fin dalla metà campo per far salire e segnare compagni, come difatti accade, ma il turno suo, di andare in porta, arriverà? Domanda che all’Olimpico emerge dal confronto visivo con Osvaldo che sgomita, corre, ma riceve anche, dagli esterni, almeno quanto agli esterni dà in termini di sudore e palloni giocabili. Indole o disposizione dalla panchina? Si può e si deve migliorare.

Come va migliorato anche un altro aspetto emerso prepotente lo scorso anno almeno quanto, in questa prima gara della stagione, non sia stata confermata la capacità del Catania nel far bene, anzi, andar oltre ogni più ottimistica previsione (la vittoria era quota 7.95 dalle agenzie di scommesse) contro avversari sulla carta più grandi, più forti e più cattivi. Parliamo dell’astenia di gioco e mentelità mostrata contro piccole e parigrado. A tal proposito la sfida contro il Genoa, di domenica prossima, cade più che mai opportuna.

Contro i grifoni di De Canio, reduci da una bella e rotonda vittoria contro il Cagliari, per gli etnei sarà il banco di prova utile per capire quanto le lezioni ricevute in casa l’anno passato (vedi Chievo, Cagliari, Lecce ma anche Siena e Parma) siano servite ad imparare il giusto atteggiamento, la giusta mentalità da metter sul campo in sfide che si è chiamati a vincere per rispetto al proprio valore d’organico ed alle giustificate attese dei tifosi che, dopo la bella prestazione offerta all’Olimpico, si aspettano una prestazione che ne corrobori le liete impressioni e le lecite aspettative, sentori e sentimenti che fanno presto a trasformarsi in fiducia o sfiducia, partecipazione o disillusione, ed a più di venti giorni dalla chiusura delle sottoscrizioni, perché no, in abbonamenti piuttosto che in biglietti.

Perché nel bene come nel male la prima, si dice essere “dei picciriddi”, è dalla seconda che si può capire di esser grandi. Perché seppur quando nessuno viene meno si può comunque far come, più o meno di prima, questo Catania, che si ritrova persino qualcuno in più, ha tutto per far più di prima, che equivarrebe poi, a più che mai.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]

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