Atre giorni dal fischio di inizio, Massimo Cellino è preso da tutto fuorché dalla partita con la Roma. Incombe lo stadio, ovvero quell’immane pratica da quaranta milioni di euro che rappresenta il punto di svolta nella vita della novantenne società rossoblù. «La maggior parte delle mie energie è assorbita da questo impegno. Meno male che c’è Bisoli, abituato a lavorare anche in assenza della società. Non mi fa arrivare sul tavolo una pratica che una, non mi crea un problema. Davvero una bella scoperta».
Quando inizierà a pensare alla Roma?
«Da venerdì notte. Loro si sentono molto forti, parlano di Champions League e di scudetto. Ma io ho fiducia nella mia squadra, ci divertiremo».
Ma non sente neanche un po’ di emozione per l’esordio casalingo?
«Le emozioni le lascio a Daniele Conti. Lui sì che la sente la partita con la Roma».
A proposito, come si sta comportando il nuovo capitano?
«Da capitano, quindi, benissimo».
E il vecchio capitano?
«Immagino si riferisca a Diego Lopez. Lunedì inizierà il corso allenatori di seconda categoria, una condizione necessaria perché entri nei ranghi tecnici del Cagliari. Diego è un patrimonio troppo importante perché me lo lasci scappare».
Ma Lopez è d’accordo?
«Deve metabolizzare il suo addio al calcio giocato. Ha un grande carico di nostalgia da smaltire. Poi sono sicuro che si tufferà in maniera entusiastica nella nuova avventura di allenatore».
Ha già espresso un giudizio sull’allenatore, che dice del resto della squadra?
«Che sono contentissimo di tutti i giocatori, dal primo all’ultimo. I loro comportamenti sono impeccabili. Ecco perché sono particolarmente fiducioso».
È contento anche di Marchetti?
«Sì. Il ragazzo si sta allenando con serietà, senza creare il minimo problema. Ha detto qualche parola di troppo ma sono cose che capitano».
Avere tre portieri del livello di Agazzi, Pelizzoli e Marchetti è, però, un’anomalia.
«È vero, e purtroppo il ruolo di portiere è particolare, perché non consente una turnazione come accade con i centrocampisti, per esempio. Ma tolto questo, Marchetti si allena con il gruppo, senza alcuna discriminazione. Mi sorprende che si parli di mobbing».
Mobbing no di certo, comunque, è una situazione da gestire con attenzione sino a gennaio, quando riaprirà il mercato. La linea societaria, comunque, sembra piuttosto chiara: Marchetti è a disposizione di Bisoli ma le gerarchie dei portieri sono già state stabilite e non paiono suscettibili di mutamenti.
Con la Roma è anche un confronto tra società. Quella giallorossa, a causa dei debiti della casa madre, l’Italiana Petroli della famiglia Sensi, è finita sotto il controllo di Unicredit, quella rossoblù è additata come esempio virtuoso. La società è cresciuta molto, negli ultimi anni. Cellino può contare su circa trentotto milioni di entrate annue, provenienti in gran parte dai diritti televisivi. Grazie a un’accorta politica, il monte ingaggi si attesta sui 14,8 milioni annui, mentre i costi di gestione si aggirano sui dieci milioni. Per il calciomercato, Cellino dispone di circa dieci milioni, che porta il totale a 34,8 milioni di uscite, con un attivo di 3,8 milioni a stagione. Soldi che vengono accantonati ormai da qualche anno e che costituiscono il tesoretto da impiegare per la costruzione del “Santa Caterina”, così si chiamerà il nuovo stadio che sorgerà (salvo impedimenti burocratici) nell’area omonima che ricade nel territorio comunale di Elmas.
Lo stadio è diventato un caposaldo del suo progetto di crescita del Cagliari. O no?
«Esatto. Ecco perché dico con chiarezza che lo stadio, prima o poi, si farà. Non cederemo alla prepotenza e ai cavilli burocratici. Anche nella vita qualche volta accade che il bene vinca sul male».
Ma perché insiste tanto sulla questione del nuovo stadio?
«Perché sono stufo di giocare in un impianto decadente come il Sant’Elia. Ho tentato di ristrutturarlo ma hanno detto che lo facevo per interessi personali. Bene, ho deciso di rinunciare e di costruire ex novo uno stadio da un’altra parte e mi si accusa ancora di avere mire personali sul Sant’Elia. Mi sembra di sognare. Ho già detto e ripeto che non ne voglio più sapere del Sant’Elia. Esso torna a disposizione del Comune che ne può fare quello che vuole: eventi, mega concerti, super manifestazioni di atletica leggera. Sarà lo stadio di tutti i sardi e non di Cellino, il quale non ci vuole più avere a che fare. È abbastanza chiaro»?
[Niccolò Schirru – Fonte: www.tuttocagliari.net]