Cesena: appesi a quel rigore

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Chiudiamo gli occhi e immaginiamo che l’arbitro Valeri abbia trattenuto il fischietto, evitando di sanzionare il fallo di Mandelli (o di Bogdani?) su Bogdani (o su Mandelli?).

Immaginiamo dunque che non ci sia stato nessun rigore, nessun gol di Jimenez, nessuna vittoria e una classifica che rimaneva bloccate nelle sabbie mobili abituali. Cosa avremmo scritto, o detto, o pensato, se il Cesena non avesse vinto? Qui sta la difficoltà, ossia nel cercare di giudicare la partita contro il Chievo senza farsi condizionare da un gol al 90’ che regala un bel po’ d’ossigeno senza tuttavia dissipare le nubi che s’addensano sul Manuzzi.

Il Cesena ha vinto la partita, ma ha confermato ancora una volta tutti i suoi limiti, che a questo punto della stagione sono strutturali. La qualità media in campo non è eccelsa, e soprattutto le rotazioni si riducono di giorno in giorno, tra infortunati e “bruciati”. A oggi infatti c’è un cambio valido per reparto, forse due, ma non di più: il bacino cui attingere si è ristretto, e converrà sperare che a certi titolari non venga nemmeno il raffreddore. Sta dunque all’allenatore trovare la strada giusta, e nemmeno lui sta vivendo un periodo d’oro. Mai amato, poi sopportato, ora apertamente contestato: di sicuro ci ha messo del suo (il cambio sistematico di Rosina non trova ragioni, così come il ricorso continuo al 4-3-3 quando altri interpreti avrebbero sinfonie ben diverse da suonare), ora però tutto lascia pensare che condurrà lui la nave in porto, anche se non è dato sapere di che categoria sia, il porto. E tuttavia qualcosa ancora si può fare: togliere le briglie a Malonga, accentrare Jimenez (lui stesso l’ha richiesto), sfruttare un Sammarco apparso in palla. E continuare con Lauro e Ceccarelli: si dovesse affondare, meglio farlo con due che verserebbero litri di globuli rossi per la maglia.

È stata la domenica di Campedelli in curva e poi in gradinata, la domenica delle contestazioni a Ficcadenti e Toffolutti, la domenica del rilancio di Malonga e dei tre punti ritrovati. Un bel brodino insomma, e ce n’era bisogno dopo la settimana di passione trascorsa. Ora si deve a tutti i costi continuare a credere nella salvezza. Nonostante un allenatore inviso alla piazza, una società contestata e una classifica che piange. Che fare allora? Visto che tifare contro no, grazie, quello lo si lascia volentieri ad altri, la piazza-Cesena dovrà trovare rapidamente un equilibrio. Sottilissimo, s’intende: contestare e incoraggiare; applaudire e fischiare, attaccare e arroccarsi. La via che porta al paradiso è impervia, e a volte è necessario guardare negli occhi l’inferno prima di risalire. La squadra non sarà vivissima ma neanche morta: la parata di Antonioli su Fernandes ha scacciato gli incubi, il rigore di Jimenez ha riacceso la luce. Ora c’è da alzarsi e, fate la grazia, correre.

[Francesco Gualdi – Fonte: www.tuttocesena.it]