La strada sembra quella giusta. Anzi, lo è per davvero. La strada che i tifosi indicano, a voce e per iscritto, e la strada che i giocatori stanno seguendo prendendoli alla lettera. Quella strada che inequivocabilmente può e deve condurre alla salvezza.
“Può” perché solo con l’atteggiamento che si sta vedendo con più frequenza nelle ultime partite si può tagliare l’agognato traguardo. “Deve” perché questa squadra non ha nulla da invidiare alle dirette concorrenti per la permanenza nella massima serie. Tradotto in soldoni: dopo quasi 20 anni di latitanza, il Cesena e la città di Cesena non hanno alcuna intenzione di dilapidare un patrimonio costruito con due splendide promozioni dietro fila. E alla luce del livello di campionato attuale, equilibrato sì, ma livellato verso il basso, l’occasione per potersi accaparrare ancora un ticket per il Paradiso anche per il prossimo anno è di quelle ghiotte e da non farsi sfuggire.
Contro la Juventus i bianconeri di Romagna hanno dato continuità al magic moment portando a 4 le gare utili consecutive e con 8 punti incamerati senza più perdere, il futuro è chiaramente più roseo. Se poi ci si mette anche il Bologna a dare una mano al cavalluccio marino espugnando Lecce, beh, allora vuol dire che il detto “aiutati che il ciel t’aiuta” funziona.
L’indizio più confortante che si estrapola dal contesto attuale è quello che potrebbe alla fine fare la differenza: il Cesena ha capito che prima di tutto deve essere artefice del proprio destino. Scendere in campo senza far calcoli, mordere la partita e poi, magari, attendere anche notizie confortanti dagli altri campi. Cosa che ovviamente non guasta mai. Questo è l’atteggiamento con cui affrontare le restanti 9 partite di campionato, 9 finali da giocare una per volta, mettendo da parte tabelle e cose affini. Il futuro si costruisce col presente, senza mai dimenticare la storia. Una storia, quella costruita sulle sponde del Savio, che fa rima con semplicità, pragmatismo e operatività. Come diceva Arrigo Sacchi, nel calcio, esteso a metafora della vita, ci vuole occhio, pazienza e quella componente che tradotto in italiano si chiama più comunemente fortuna.
Caratteristiche che sembra possedere anche il presidente Igor Campedelli. Dalla cui parte, senza giri di parole, sta pendendo positivamente il bilancino delle proprie scelte. Scegliere di non cambiare allenatore di fronte all’univocità di pareri contrari, è stata scelta ardua ma che a questo punto della stagione è senz’altro la più sensata. Quanto meno perché così facendo il presidente ha fatto vedere che la società c’è e fa capire ai giocatori che si va avanti con un progetto. Nel panorama di allenatori che hanno subito il volta spalle dello spogliatoio (vedi Sampdoria, Palermo, Catania, Brescia, Bari, Roma) è un dettaglio di non poco conto.
Quindi è giusto, ora come non mai, stare tutti uniti e spingere il Cesena verso la permanenza in A per il bene collettivo. E’ lecito contestare quando le cose non vanno bene (e un po’ di contestazione a volte può anche giovare), è opportuno però sostenere la squadra soprattutto nei momenti difficili. Con la salvezza in tasca a fine stagione sarà più semplice stringersi la mano e giudicare chi avrà impreziosito maggiormente il suo curriculum vitae: Massimo Ficcadenti con la salvezza al timone del Cesena, o il Cesena stesso a salvarsi con Ficcadenti al timone. In quel caso, ovvero con un altro gettone per la serie A in cassaforte, la soddisfazione sarebbe senza dubbio reciproca.
[Eric Malatesta – Fonte: www.tuttocesena.it]