Senza la presunzione di sentirsi già forte, senza la paura di chi veste i panni del sacrificato: è ancora la moderazione la scelta di profilo della Juventus. All’Allianz Arena non tremeranno le gambe anche se di fronte ci sarà una corazzata micidiale e contro il Bayern Monaco non ci saranno neanche sguardi spavaldi nonostante il cammino esaltante compiuto finora in Champions (5 vittorie di fila senza subire reti) alimenterebbe utopie di facile impresa.
Guarda in basso e non si proietta troppo in là, l’allenatore leccese. Guarda in basso perché «se qualcuno mi avesse detto che in sedici mesi saremmo arrivati a questo punto – ha detto il tecnico che ha preso la Juve dopo due settimi posti – avrei dubitato della sua salute mentale. Però, siamo qui e ce lo siamo meritato. E sono contento di questo sorteggio, perché ho bisogno di capire se e quanto ci manca per competere con i top club europei». “Se”, appunto: sicuri serva ancora qualcosa a questa Juve?
«Io non ne ho idea – è intervenuto capitan Buffon – e sono curioso di scoprirlo». L’ultima volta che il portiere della Nazionale ha incrociato il Bayern fu una tragedia a Torino: umiliazione ed addio Ottavi nel 2009. «Scherzando, dicevo a Conte che è da quella sera che soffro di mal di schiena: mi presero a pallonate». Finì 1-4, con i bavaresi spietati, come da loro abitudine confermata quest’anno: 109 gol realizzati in 40 partite (2,7 a gara) e solo 24 (0,6) subiti.
Numeri impressionanti per la squadra tedesca, che alla fine potrà comunque contare su Ribery, allenatosi a singhiozzo per un fastidio al tallone, così come sui recuperati Gomez e Alaba. La Juve, invece, è fatta per buona parte: resta il nodo attacco, dove potrebbe esserci la novità dell’unica punta (pare favorito Matri) con un altro centrocampista a supporto (e conseguente inserimento di Pogba).
«Ma in fondo non è rilevante chi giocherà davanti – ha tentato di deviare il discorso Conte – Ciò che è importante è non tradire il nostro spirito, la nostra mentalità. Quando sono arrivato alla Juve, ho cercato di fare qualcosa di diverso dall’aspettare e sperare: credo che i ragazzi non vedessero l’ora di ascoltare qualcuno che gli dicesse certe cose. Per questo mi seguono e per questo cerchiamo di portare ovunque il nostro calcio propositivo. Se poi gli altri saranno più bravi, amen».
Convinzione e moderazione, sempre.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]