Iniziamo con oggi un’analisi accurata del sistema di gioco catalano, con l’obiettivo di individuare i possibili punti deboli della formazione spagnola, che ha subito un leggerissimo calo di rendimento da quando Tito Villanova è lontano della squadra per ragioni di salute: di contro, presenteremo anche i principali punti di forza del gioco blaugrana, fermo restando che è difficile non cadere nell’ovvietà quando si parla di una squadra così conosciuta e con un sistema di gioco conosciuto da tutti da parecchi anni a questa parte. Il Barcellona infatti non ha cambiato praticamente nulla della propria filosofia nel passaggio di consegne da Guardiola a Villanova.
DIFESA A 4 O DIFESA A 3
Lo schema di riferimento della squadra catalana è indubbiamente il 4-3-3. Occupandoci della linea difensiva, il posizionamento standard della linea prevede due centrali e i due esterni bassi. Anche in questo settore però incide profondamente la filosofia generale della squadra, proiettata a sviluppare un gioco molto offensivo e basato sul possesso palla. L’azione parte sempre da questo settore, e per sviluppare un tipo di gioco che esaspera al massimo le caratteristiche appena dette, c’è bisogno di avere difensori con determinate caratteristiche: anche i giocatori di questo reparto devono infatti essere dotati di un buonissimo bagaglio tecnico, che gli permetta di poter impostare l’azione e di partecipare al gioco corale della squadra, che sviluppa una lunga serie di passaggi, spesso di prima, nel tentativo di conservare per la maggior parte del tempo il controllo della sfera. Tutto questo spiega perché nel corso degli anni abbiamo visto spesso dei centrocampisti con doti difensive adattati nel ruolo di centrali di difesa: Yaya Tourè e Mascherano hanno giocato più volte in quella posizione, proprio perché la strategia del Barcellona necessita di giocatori in grado di giocare il pallone in tutte le zone del campo. Ed è proprio questa la principale arma di difesa del Barcellona: il possesso palla. E’ una squadra infatti che non è adatta a difendersi per lunghi tratti della partita, va in difficoltà quando non è in controllo della sfera e quando è costretta nella propria area di rigore palesa importanti limiti.
L’alternativa che soprattutto nell’ultimo anno della gestione Guardiola abbiamo visto spesso in campo è la difesa a 3, con la quale viene spostato un terzino [solitamente Dani Alves] sulla linea mediana del campo, per creare maggiore densità nel vivo del gioco: in questo modo il sistema si trasforma in un 3-4-3, ma mantiene intatta la filosofia. Inoltre, all’atto pratico, considerando che almeno uno dei due terzini è quasi sempre in proiezione offensiva, non modifica in modo deciso nemmeno il posizionamento della squadra in campo.
I TERZINI
Coerentemente con la mentalità, sempre proiettata ad offendere, della squadra catalana, i due terzini titolari del Barcellona presentano tipicamente alcune caratteristiche: Facilità di corsa, capacità in fase offensiva, buona tecnica. Perso Maxwell, il Barcellona ha acquistato in estate Jordi Alba, che è un giocatore dalle stesse caratteristiche del Brasiliano ora a Parigi e permette al Barcellona di non modificare la propria filosofia, che non veniva esaltata in quella zona del campo quando Guardiola doveva schierare Abidal.
COME METTERLI IN DIFFICOLTA’: Come ho detto, il Barcellona è una squadra che ha una mentalità decisamente offensiva. Non è costruita per difendersi, e almeno uno dei due terzini a turno partecipa alla fase offensiva, lasciando quindi un vuoto in quella zona del campo. Per questo le armi da utilizzare contro una squadra che ha questa filosofia sono quelle del pressing alto, contropiede, e cinismo sottoporta. Il Milan deve attuare un pressing asfissiante, a partire dai centrali del Barcellona i quali, anche se dotati di buona tecnica, rimangono sempre i giocatori meno abili nel possesso di palla dei blaugrana. E’ più facile quindi che siano questi che, se messi sotto pressione, sbaglino nell’impostare in gioco o perdano un pallone, favorendo così l’azione di rimessa da parte dei rossoneri. Il tridente, anche se apparentemente ardito contro una squadra del genere, può essere una disposizione tattica adatta a mettere in difficoltà il Barcellona, che è una squadra che non è abituata ad essere aggredita e molto spesso si trova di fronte avversari passivi, che si preoccupano principalmente di difendere la propria area di rigore. Sarebbe un errore impostare la partita in questo modo, perché le caratteristiche offensive del Barcellona sono le più adatte per attaccare squadre passive e ferme nella propria metà campo. Sfruttando le sortite offensive dei terzini avversari come arma a proprio favore, Allegri dovrà chiedere agli esterni d’attacco un lavoro molto dispendioso, ma che sono già abituati a fare in campionato: a turno infatti i giocatori prescelti dovranno abbassarsi sulla linea mediana per non concedere la parità o la superiorità numerica agli avversari in questa zona di campo, ma contemporaneamente dovranno essere pronti ad attaccare lo spazio libero lasciato dai terzini avversari, in modo da creare i presupposti per un attacco di rimessa che colga la retroguardia avversaria sbilanciata e quindi vulnerabile.
Un’ultima nota merita attenzione: il portiere. Victor Valdes ha dimostrato in più di un’occasione di non essere esattamente irreprensibile sia nelle uscite che tra i pali. Il Milan non deve perciò aver paura di provare la conclusione a rete, magari tentando anche il tiro dalla distanza [e Montolivo è uno dei migliori in Italia per quanto riguarda le conclusioni da fuori area]. Il gol della speranza potrebbe anche arrivare da un intervento non impeccabile dell’estremo difensore avversario.
[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]
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